CLAUDIO CISCO versi poetici
NETTARE DI TE
Col fuoco addosso
umida tana
non placa il rogo
che di te s'avvampa.
Dentro il tuo corpo
su quel sentiero
inseguo paradisi
a luci spente.
Nel tuo regno
frugo l'oscuro
cercando sensazioni
oltre il tempo.
Ti desidero
in quel possederti
gocce di sole vanno
oltre il cielo.
Esplorandoti
oscuro tunnel
dov'è racchiusa in te
luce di stelle.
Sabbie mobili
affondano nel clitoride
ma in quel cader mio
non cerco scampo.
Mappe d'estasi
sul tuo mare
disegnano le magie
dell'infinito.
Nettare di te
raccolgo le gocce
d'oscuri paradisi
fra i cespugli.
UN LAMPO NELL'OMBRA
Donna completa, mela carnale,
luna calda
denso aroma d'alghe, fango e
luce mischiati
quale oscura chiarezza s'apre
tra le tue colonne?
Quale antica notte tocca
l'uomo con i suoi sensi?
Ahi! amare è un viaggio con
acqua e con stelle,
con aria soffocata e brusche
tempeste di farina,
amare è un combattimento di
lampi
fra due corpi da un solo
miele sconfitti.
Bacio a bacio percorro il tuo
piccolo infinito,
i tuoi margini, i tuoi fiumi,
i tuoi minuscoli villaggi,
e il fuoco genitale
trasformato in delizia
corre per i sottili cammini
del sangue,
si precipita come un garofano
notturno
fino a essere e non essere
che un lampo nell'ombra.
EROS D'ESTATE
E siamo
mari in tempesta
venti che onde
già portano in cielo,
aliti ardenti
che accendono di fiamma
l'umida tua pelle.
S'intrecciano le dita
a catturar magie
mentre
sotto le stelle
un vulcano si risveglia.
Nudi
vestiti d'amore,
ci prendiamo,
ci sentiamo
annullandoci a vicenda.
Il tempo dei sogni
s'è assopito,
ora pulsa la vita,
l'amore!
Ed il respiro,
frenetico,
corre
sui ritmi
dell'estate.
CANTO DI DELIZIA
La mia lingua sfiora la tua
lingua,
il mio sesso nel tuo sesso,
il mio cuore nel tuo cuore,
la mia vita nella tua.
Anima sguarnita da ogni
vincolo
stretta a me in un desiderio
sfrenato
rincorre la perfetta
incarnazione del godimento.
Bagnato è il tuo corpo
di linfa sacra
dove riposa la più alta
eccitazione
delle fantasie più proibite
ed inconscie.
Profumo di rose appena colte
sparse nel tuo campo che ho
appena sconfinato,
in un sussulto il tuo respiro
sa di mandorle e canditi.
I tuoi vagiti si fondono con
i miei
creando intensi movimenti
fisici
di pura creazione artistica
tramutandosi in un canto di
delizia.
GODI
Eccoti giungere
stanotte e mille altre ancora
preda esclusiva del mio
letto,
trappola divina di desiderio.
Su colline di creta morbida
i miei baci sparpagliati,
accarezzami con gli occhi
mentre scorri sul mio cuore
arso.
Benvenuta, entra!
Spengo la luce?
Soffio sul buio e ti accolgo,
senza una parola
ingurgiti il mio sesso
bevendone avida il succo.
In un abbraccio stordito
mi trascini giù
su lenzuola chiare
che odorano ancora di candele
spente,
ritratto di mani voraci e
volti sconosciuti.
Nel silenzio
che ci avvolge insieme,
strappi incauti di sospiri,
atti più impuri
orgasmi che ritmicamente si
susseguono
e che rammendo senza fretta.
No, non chiedermi niente! Sei
già proposta indecente.
Godi...
OMBRE SUL MIO GIACIGLIO
Non sarà nè legno nè pietra
a vegliare sul mio riposo,
nè sarà un fiore
il pegno del ricordo.
E non saranno le fronde dei
cipressi
a fare ombre sul mio giaciglio,
nè epitaffio nè voce nè
ricordo di un caro
come amara consolazione del
mio definitivo viaggio.
La terra è la mia culla,
la selva intatta il mio
nascondiglio,
la polvere e gli sterpi il
dolce lenzuolo,
il silenzio il mio unico
compagno.
ESSENZA LARVALE
Su strada nera conduco i miei
passi,
nascosto oltre un nulla
d'infinito,
una volta oscura sovrastante
incombe.
Ascolto le cadenti lacrime
della natura,
scendono sul mondo e me
cencioso essere mortale.
Enigma è la mia inesistente
provvidenza,
nichilismo dei buoni
sentimenti
icone perdute di essi.
Come dalla psiche profonda
omissioni di verità approdano
caricandomi di brama di
comprensibilità.
Fuori da mura di pelle
le febbri son più grandi
dei geli del cuore.
Respiro zolfi del mondo
dove il calore diviene sempre
più tenuo,
solo fredde spinte sussistono
in me.
Nessun vigore ausilia la
triste marcia,
tranne un'anomia fredda come
il cuore
d'essenza larvale che sono.
E soltanto ora la mia anima
maledetta
comprende il senso insensato
di un'esistenza di vela senza
vento,
di airone senza ali,
di carne senz'anima.
NULLA ESISTE OLTRE I SOGNI
Nel buio della notte,
seduto sull'orlo di un
precipizio,
ammiro la bellezza della
luna,
il suo pallore è come il viso
della morte
che affamata di anime
attraversa l'aria
contaminandola.
Niente!
solo oscuri pensieri
che trafiggono la mia mente,
grigie lame di metallo
che perforano la mia anima,
sangue che scorre
lungo il mio corpo.
Il cammino da seguire è lungo
ma non riesco più a vedere
oltre,
non ce la faccio a capire,
non posso più correre.
Morfeo mi avvolge nel suo
mantello ramato,
lacrime di morte
scendono dal cielo illuminato
dalla triste luna
mentre il vento sfiora il mio
corpo
e la solitudine mi trascina
nella valle della morte.
Ho perso ogni mia speranza,
il fuoco della vita brucia il
mio spettro.
Nulla esiste
oltre ai sogni,
mondi fantastici di oracoli e maghi
che cancellano la realtà.
DEPRESSIONE
La salute c'è
non presenta nessuna
malattia.
Eppure è così deperita,
quando dorme sembra morta!
Cos'ha questa povera ragazza?
Non ha niente!
Ha solo il verme
della depressione
che la sta consumando
pian piano
ogni giorno di più.
ANGELI SPORCHI
Essere due piccole gocce di
inchiostro nero
su una tela dipinta
ove falsi colori vivaci
esaltano con cattiveria e
pregiudizio
la loro diversità:
non spetta anche a loro sognare l'armonia?
No! il cielo non ammette
angeli sporchi
e violento strappa loro le
ali.
Essere creati
per vivere accanto alla
colpa,
insieme alla vergogna
ma di cosa?
Di essere diversi? Ma da chi?
Perchè?
Domande che chiamano altre
domande
in un girotondo senza
risposte.
La confusione aumenta
al pari di uno strano
risentimento
che fa soffocare,
che induce a dubitare:
E' questo ciò che gli altri
vogliono da loro?
Che non esistano?
E' quello che vuole il loro
Dio?
Che non esistano?
Sì! il cielo non ammette
angeli sporchi
e graffia la carne sotto la
loro pelle.
Ho visto quelle due piccole
gocce avvicinarsi
fino a diventare una sola,
angeli che finalmente hanno
qualcuno
che asciughi le loro lacrime,
che li accarezzi,
che li abbracci!
Angeli sporchi
che ora si stringono tra loro
consolandosi a vicenda.
Un solo gesto,
un grande coraggio!
Il piacere profondo del
peccato giudicato dagli altri
peccato come realizzazione di
un sogno
come fuga da un mondo
ipocrita in bianco e nero,
come vendetta verso una madre
che cerca di soffocare sul
nascere
le proprie creature.
Perchè mai l'uomo
non rispetta l'uomo?
Non riesco proprio a
capire...
LA BESTIA RARA
Sguardi sconosciuti,
persone che mi scrutano,
esaminano, giudicano
che ridono guardando
verso di me o nel vuoto.
Non so...
in qualunque caso
sono persone come altre
che seguono la massa.
Non apprezzano la diversità
come novità.
Alcune mi fissano
come se fossi una bestia
rara, un bersaglio da colpire
a volte mi fanno paura
sembra che mi disprezzino,
che vogliano farmi del male.
Forse solo perchè mi
distinguo dal gregge
e sono per inclinazione
fuori dal coro.
Mi sento un ebreo fra i
nazisti.
Ma io non sono nato per far
fare numero
o per consumare ossigeno
prezioso,
ho un'anima con me anch'io,
preziosa e brillante più di
un tesoro,
io e Dio soltanto
sappiamo bene il valore che
ha.
I MIEI PIU' ATROCI INCUBI
Sono stato al parco.
Era notte.
Buio.
Cielo nero a sovrastarmi.
Incerto presagio di fine.
Io e l'oscurità.
Mi sono inginocchiato
ai piedi dell'acqua sporca
che scorreva.
Ho rivisto il mio volto,
nel silenzio ho urlato,
ho urlato,
urlato!
fino a non avere più voce.
Non ero solo,
eppure mi sentivo come
abbandonato.
La solita sensazione di
dispersione
che si impadroniva nuovamente
di me.
Sarei voluto correre via,
scappare via
veloce, sempre più veloce
ma sono rimasto paralizzato
senza armature per difendermi
vittima dei miei più atroci
incubi.
OMBROSI PENSIERI
Desolazione d'anime
nella valle dell'attesa.
Da crisalidi pendenti
cadono lembi di carne putrida
(adombrata metamorfosi
di esseri un tempo umani).
Coltivazioni demoniache
di ombrosi pensieri.
PERDUTI
Percorrendo una vuota spirale
alla fine della quale
troveremo noi stessi,
osserviamo la nostra ombra
crollare al suolo
affrontando il riflesso di
una nostra immagine residua
concepita nella più cupa
desolazione.
Giacendo su queste corrotte
strade di vorticanti pensieri,
mentendo ai nostri propri
stati mentali,
tratteniamo tutto ciò che non
saremmo
anelando a ciò che ci è
proibito.
Un delirio di onnipotenza è
ciò che chiamiamo conoscenza
senza renderci conto che il
decadimento è solo un passo avanti
ma la vanità in cui
crogioliamo
si è mutata nella nostra
gloriosa tomba cristallina
coesione sublimata di un ego
inferiore pieno di incompiutezze.
L'umanità si consola
aspettando l'arrivo di un nuovo messia sintetico che possa risanare i nostri corti circuiti interiori
decretando l'annullamento dei
nostri ultimi atomi,
così saremo definitivamente
perduti.
SORELLA MORTE
Gioco con le mie emozioni,
una manciata di biglie di
vetro nella mia mano.
Per ogni biglia infranta
un sogno si dissolve.
Resto a fissare
il cupo riflesso della mia
noia,
Biglia infranta,
crepa nel mio cuore.
Frammenti di vetro,
illusioni svanite.
Con sguardo apatico
osservo pezzi di intonaco
volare via,
e non tenderò alcun muscolo
posseduto da un'inerte
volontà,
non cercherò di andare al di
là di questo velo
che mi copre tutto.
La mia anima si scioglie,
ogni cosa grava,
ingarbugliati pensieri
nulla emana benefica essenza.
Ardo di una luce opaca.
Fallo con grazia, sorella
morte
spegnimi con un soffio!
UN MONDO DISFATTO
Il mio demone mi mostra la realtà più brutta di com’è
guarda attraverso i miei
occhi deformandola
e contempla un modo disfatto.
Il canto della sirena
giace impotente ai piedi del
rumore.
Il senso della vita
ha perduto lo scettro,
resta una lapide senza nome
del tempo che fu.
Il mausoleo del giardino
delle rose
è stato violato
da malvagi profanatori.
Ma non riesco a gioire
nel vederli annegare
in laghi di sangue.
L'amore perduto
non tornerà mai più
a specchiarsi dentro di me.
Siringa e sangue lungo il mio
cammino,
confini sordi alla realtà per
la mia mente in gabbia,
ciechi gli occhi dello
spirito.
Non so come uscirne fuori!
IL SERPENTE
Un'eco
insegue la mia fuga,
è una lingua di fuoco
che tutto brucia
e che quando mi raggiungerà
consumerà il mio essere.
È forte solo perché io gli
permetto di esserlo.
Il vortice
si avvicina sempre di più,
gira
sempre più forte,
e il suo buco nero,
al centro,
mi risucchia,
mi avvolge i sensi e la
mente.
Annaspo nel turbinio
ed ho paura di toccarti
per non contaminare anche te
e trascinarti con me
nell'immenso occhio nero.
Vedi accanto a te un mostro con tante teste
il grande serpente
che oscilla fra te e il
futuro?
Vedi
le sue lingue di fuoco
che bruciano tutto davanti ai
tuoi passi?
E non senti i suoi piedi
calpestare la polvere,
bruciare nella cenere?
Ridicolo essere umano,
ammasso di briciole tenute su dalla presunzione,
non puoi vincere
una potente soprannaturale
forza.
Ti prego
guarda accanto a te: E’
bugiardo! Abile mistificatore!
Non si rivela mai per quel
che è realmente:
è il tuo serpente!
QUEL CHE SONO NON MI PRENDE
Chiuderei gli occhi
e in un soffio me ne andrei
stanco di tutto,
il solo respirare
mi affatica,
qualcosa mi opprime,
credo sia il peso della vita.
Mi guardo allo specchio
e fisso l'obbrobrio riflesso.
Continuo a guardare quella
oscena figura
fino a sferrargli un pugno,
osservo il sangue scorrere
sulla mia mano,
e mi perdo nei piccoli
frammenti dello specchio
ma è ancora lì:
Cosa vuole questa vita da me?
Perche mi ha voluto?
Non l'ho chiesto, non ho
desiderato esserci
ho pregato per andarmene!
Perchè quel che sono non mi
prende?
Un'eternità di nulla, una
vita di vuoti, solo rimpianti!
Nessuna lacrima, forti
dolori, un grande amore!
Sono all'inferno,
spiritualmente morto
immenso vuoto e depressione.
Come ombra che svanisce alzo
bandiera bianca.
Poi e per sempre
solo morte!
INVOLUCRO DI CARNE
Piccola anima
accartocciata dentro un
involucro di carne,
il tuo respiro attraversa il
petto.
C'è luce, c'è ombra.
Ancora luce e di nuovo ombra.
La mano ascolta il tumulo,
l'ossessione.
La punta della penna solca il
foglio.
Scrivi per te, scrivi di te.
Mi parli di una realtà che
regna dietro tante porte chiuse.
Di sangue del proprio sangue.
Di verità custodite nel
silenzio.
Fa tutto parte del gioco,
tu stai gelando ora!
Si può morire di
disperazione, la testa fra le mani
la penna caduta per terra,
le braccia stese sul
pavimento
mentre le ombre avvolgono ciò
che resta di te.
Un involucro di carne e
niente di più!
Solo un miserabile e insignificante
involucro di carne.
Una mano ti abbassa
delicatamente le palpebre,
il segno della croce
e subito dopo il nulla.
Non sono un angelo.
Non sono un demone.
Io sono la verità.
La verità a volte uccide.
MASCHERA
Sembra tutto così perfetto
come scenario di un'opera
teatrale
ma quale sarà il segreto,
l'orrendo retroscena di
questa farsa,
di questa commedia che
chiamiamo vita?
Qual'è il ruolo che mi è
stato assegnato?
Cos'è questa maschera che
prontamente
le mie emozioni cela?
Come una lumaca
mi rinchiudo con viltà nel
mio guscio.
E' piu adatto a lacrime e
vani sorrisi
questo mio volto coperto e
deturpato
miserabile sotto la sua
ridicola perenne smorfia.
Teschio
a ghigno
eternamente condannato.
LA SOLITUDINE
Lacrime nere rigano un volto,
pallido
e senza segni di vita.
Ghiaccio nell'anima,
foglie morte al vento,
inverno che piange.
Uno sguardo,
quello di una creatura non
sola pur essendo sola
vogliosa e assetata d'affetto
che crede d'affogar in un
bicchier d'acqua.
Ormai abbattuta
china il capo
e si piega alla grandezza,
al potere immenso di
quell'essere.
Quell'essere di cui è umile
serva:
la solitudine!
LUCIDO E FREDDO E' IL MARMO
Lucido e freddo è il marmo,
riflette tutto come uno
specchio.
C'è disordine,
oggetti dimenticati,
ed un velo di polvere
copre tutto.
Regna il silenzio,
le torri sfidano il cielo,
fantasmi appaiono nell'ombra.
Lucido e freddo è il marmo,
candide come la neve le
statue,
la piccola bambola fissa
con occhi verdi di smalto
abbandonata nel buio.
Rena la quiete,
i bastioni proteggono il
castello,
i passaggi merlati paiono
ponti sulla fantasia.
La bella addormentata non è
mai stata qui,
non vi è mai stato un sogno
incantato,
lucido e freddo è il marmo.
MIA SORELLA SOLITUDINE
Ubriaco di te
smaltisco la mia sbornia
su una panchina isolata
nella periferia della città
di Paranoia.
Non so dove andare,
non so chi cercare,
non so perchè respiro
ma protendo ancora la mano
verso te,
nuovamente implorante ai tuoi
piedi
mia amante,
mia amica,
mia compagna,
mia sorella Solitudine.
ANCESTRALI PAURE
Fievole luci
che all'imbrunire
non vincon l'ombre.
Indecise sagome
arrancanti nel buio
nero antro di ancestrali
paure.
Figure incerte
di bieco pensiero avvolte
che di nera cronaca
s'ammantano.
Passi veloci
come a sfuggir tempesta
nei vicoli t'inseguono.
Il gelo del comune sentire
tutto avvolge
come unico sudario.
E a nulla vale
il lume della ragione che è
vanto
nè il saper che l'amor mio
m'è accanto.
Solo il colore del sogno
potrà spezzare
del grigio orrore il cerchio.
Solo di poesia il volo
potrà sciogliere delle catene
l'angosciante nodo.
Subisco l'ultimo disperato
assalto
di chi sa che la sua guerra
ha già perduto ormai.
LO SBADIGLIO DEL TERRORE
Nessuno ascolta
il rumore assordante del lupo
estasiato
dinanzi ai bagliori
della notte
stregata.
Un luccichio assorbe
il silenzioso spazio,
nel vuoto dell'ignoto
respiro accaldato dalla
lucciola
che traballante attraversa il
sentiero,
dal folto dell'ugola
fuoriesce soave alito umano.
Ascolta la notte!
Ascolta la nebbia!
Ascolta i battiti del cuore!
Ascolta e non restare
senza un fruscio oblungo
nel dolce mio silenzio.
"GIACOMO LEOPARDI"
RIPROPOSTO IN UN LINGUAGGIO MODERNO:
"L'INFINITO"
Ti ho sempre amato, colle
solitario come me.
Ti ho sempre amata, siepe
che mi fai aprire l’anima
verso l’orizzonte,
me lo nascondi
ma me lo fai amare
immaginando spazi infiniti.
Ho sempre amato questo posto,
il suo sovrumano silenzio,
la sua profondissima quiete,
e il tenue soffio del vento
tra gli alberi,
e la dolcezza di queste
piante che dormono.
E mentre sono seduto e guardo
lontano
mi tornano in mente le
stagioni fuggite,
l’ora presente,
l’eternità,
ed è dolcissimo
perdersi nell’immensità della
natura.
“IL PASSERO SOLITARIO”
Ti vedo in cima a quella
antica torre,
solo,
proprio come me!
Tu canti finchè non muore il
giorno
mentre la primavera brilla
nell’aria,
esulta per i campi
festeggiata da mille
uccellini
che fan mille giri nel cielo.
Ma tu passero solitario non
ti curi di loro,
resti indifferente a quella
festa,
non la cerchi, non provi a
volare
consumi così nella solitudine
la parte più bella della tua
vita.
Quanto è simile il mio modo
di vivere al tuo!
non c’è spensieratezza in me,
gioie e divertimenti io li
evito,
mi sento estraneo e quasi
fuggo da loro
e il dramma è che non so
spiegare a me stesso
nemmeno il perchè.
Chiuso nella mia stanza
passo le mie giornate vuote e
monotone
in silenzio, in solitudine.
Eppure questo giorno che
ormai volge alla sera
è festeggiato da tutti in
questo paese,
si odono nell’aria suoni di
festa vicini e lontani,
i giovani sono allegri
indossano i loro abiti
migliori
si divertono
ed è persino bello guardarli.
Ma io,
in quest’angolo del paese
vicino alla campagna,
io resto da solo come sempre,
ogni divertimento
lo rinvio in altri tempi
non so a quando!
guardo il sole che si dilegua
dietro i monti
e sembra ricordarmi
che anche la mia giovinezza
sta morendo.
Tu, passero solitario
alla fine dei tuoi giorni
non potrai pentirti d’aver
vissuto così,
è la tua natura che ha deciso
questo.
Ma io,
se non riuscirò a evitare la
detestata vecchiaia
e tutto sarà noia più di
adesso,
cosa penserò della mia
giovinezza sprecata
e non goduta?
Forse piangerò,
guarderò indietro
ma sarà ormai troppo tardi.
“IL SABATO DEL VILLAGGIO”
La ragazzina spunta dalla
campagna
al tramontar del sole
con la dolcezza, con la
malizia
d’una età che non dà
pensieri.
Ha un fascio d’erba in mano,
un mazzo di rose e di viole,
domani è festa, deve farsi bella.
La vecchietta con le sue
amiche,
seduta sull’uscio di casa,
è intenta a filare
e con una lacrima agli occhi
ripensa a quando anch’ella
era ragazza
e spensierata e felice
era circondata da tanta
compagne.
L’aria si fa bruna,
le ombre scendono dai colli e
dai tetti,
una luna bianchissima splende
nel cielo.
Una tromba suona annunciando
la festa,
i bambini giocano felici
nella piazzetta,
il contadino torna a casa
fischiettando.
Poi, quando le luci si
spengono
e tutto tace,
si ode soltanto il rumore d’un
martello
e di una sega,
è il falegname che ha fretta
di terminare il suo lavoro
prima dell’alba.
Questo è il più bel giorno
della settimana
pieno di gioia, di speranza
domani tutto ritornerà
normale, triste, monotono
e ciascuno riprenderà il suo
lavoro col pensiero.
Ragazzo mio,
la tua splendida ma fuggitiva
età
è proprio come questo giorno
chiara, serena
che prepara la festa della
tua vita.
Ragazzo mio divertiti!
non mi sento di dirti altro!
Ma ti prego non rammaricarti
se la tua festa tarda a
venire.
“AMORE E MORTE”
Amore e morte,
fratelli,
furono creati insieme
e insieme vanno uniti per il
mondo,
l’uno elargendo il piacere
l’altra annullando il dolore.
Quando l’amore nasce nel
petto
lo accompagna sempre un
languido desiderio di morte.
Non so perchè…
forse l’uomo,
presentendo i mali futuri che
ne deriveranno,
brama di giungere al porto
della sua vita
e di annullarsi.
Financo nel furore della
passione,
quante volte gli amanti ti
invocano o morte!
E che sentimento di invidia
al rintocco della campana funebre
per chi se n’è già andato!
Perfino il contadino e la
timida fanciulla
non temono più,
comprendono l’ineffabile
dolcezza della morte.
Talvolta l’amore
mina un fisico già prostrato,
talvolta invece
induce al suicidio giovani e
fanciulle.
E tu morte
da me tanto invocata e
celebrata
fin dai miei primi anni,
chiudi pietosamente gli occhi
miei.
Ho sempre disprezzato le
consolazioni della religione.
Non ho mai lodato e benedetto
i patimenti.
Ho rifiutato i fanciulleschi
conforti degli uomini.
Te sola ho sempre invocato!
Aspetto serenamente
di addormentarmi sul tuo
seno.
MEMENTO
(Dalla lirica omonima di I.U.
Tarchetti)
Quando bacio le tue labbra
profumate,
cara e dolce fanciulla,
non posso dimenticare
che un bianco teschio vi è
nascosto sotto.
Quando stringo a me il tuo
corpo sensuale,
cara e dolce fanciulla,
non posso proprio dimenticare
che uno scheletro nascosto vi
è celato all'interno.
Quando faccio l'amore con te,
cara e dolce fanciulla,
mi è impossibile dimenticare
che sotto la tua pelle
vi è un ammasso di sangue,
vene e organi schifosi.
E assorto in questa orrenda
visione,
dovunque ti tocchi, ti baci o
posi le mie mani
sento sporgere le ossa fredde
d'un morto.
IL CANTICO DI FRATE SOLE
(Dall'opera omonima di S.
Francesco d'Assisi)
Benedetto tu sia, mio
Signore!
con tutte le tue creature
specialmente per fratello
sole
che fa diventare giorno
e illumina ogni cosa intorno
ovunque ci sia vita
con grande splendore,
ed è bello, radiante.
Benedetto tu sia, mio
Signore!
per sorella luna
che bianchissima non dorme
mai
per vegliare la notte,
e per le sorelle stelle
che hai creato in cielo
chiare, preziose e belle.
Benedetto tu sia, mio
Signore!
per la sorella acqua
che è molto utile
è preziosa, è casta.
Benedetto tu sia, mio
Signore!
per fratello fuoco
che rischiara la notte
e trasmette il suo calore,
ed è forte, è vivo.
E per fratello vento
che muove l'aria, le nuvole
rigenerando con la pioggia
tutte le creature.
Benedetto tu sia, mio
Signore!
per la nostra madre terra
che ci sostenta stringendoci
al suo seno
e ci offre frutti, fiori
colorati, erbe.
Benedetto tu sia, mio
Signore!
per i miei fratelli che sanno
perdonare
aiutali nelle loro
tribolazioni terrene,
hanno bisogno della tua
presenza
nella loro vita.
Beati quei fratelli che
difenderanno la pace!
saranno da te premiati.
Benedetto tu sia, mio
Signore!
per la nostra morte fisica
dalla quale nessuno di noi
può scappare
e guai a coloro che morranno
nel peccato,
beati invece quelli che su
questa terra
avranno fatto la tua volontà.
Laudate e benedite tutti il
mio Signore!
e ringraziatelo
e servitelo con grande
umiltà.
OSSESSIONE PER UNA NINFETTA
(liberamente ispirata al
libro LOLITA di V. Nabokov)
Spiccava col suo giovane
corpo e l’aria da bambina
tra la gente ignara,
quel piccolo micidiale
demonietto,
inconsapevole anche lei del
proprio fantastico potere.
Mi guardò col suo visino
indecifrabile di ragazzina tredicenne
come se mi avesse letto il
desiderio negli occhi
fino ad intuirne la
profondità,
e nel preciso momento in cui
i nostri occhi s’incrociarono,
tra di noi si stabilì subito
un’intesa
capace di annullare in
quell’attimo qualunque barriera
ed io non avrei potuto
abbassare gli occhi
neanche se fosse stata in
gioco la mia vita.
La sfiorai ma senza osare
toccarla,
respirai intensamente quella
sua delicata fragranza
che sapeva di borotalco,
e da quel punto così vicino
eppure disperatamente lontano,
ebbi per la prima volta la
consapevolezza,
chiara come quella di dover
morire,
di amarla più di qualsiasi
cosa avessi mai visto
o potuto immaginare,
e di voler essere il primo ad
assaporare quel piacere proibito
che soltanto la mia
giovanissima dea dell’amore
avrebbe saputo offrirmi
in un paradiso illuminato dai
bagliori dell’inferno.
Un uomo normale,
forse per vergogna o sensi di
colpa,
scaccerebbe via dalla propria
mente simili pensieri.
Bisogna essere artisti,
eterni bambini sempre in volo
senza logica né equilibrio,
folli di malinconia e di
disperazione,
di solitudine e di tenerezza
per lasciarsi totalmente
trasportare e tormentare
dalla magica ossessione per
quella ninfetta.
ASSENZA
(liberamente ispirata al
libro LOLITA di V. Nabokov)
Bastava un tuo sorriso
per mostrarti bella dentro e
fuori
come un inno alla grazia,
malgrado le tue smorfie ed i
tuoi capricci,
desiderabile, né donna e né
bambina, favolosa e splendida
con la tua travolgente
sensualità acerba
mista di malizia e
d’innocenza.
Eri un cucciolo indifeso tra
le mie braccia,
non riuscivi a tirare fuori
la donna che stava nascendo in te.
Di quella mia incantevole
lolita
che mi aveva stregato persino
l’anima
fino a possedermi del tutto,
e del suo sconvolgente modo
di essere,
non mi rimane ora che l’eco
di un coro di fanciullesche voci
udite in lontananza e perdute
per sempre
come foglie morte sparse
lungo il sentiero
in una stordita calma
irreale.
È la mia fine come uomo,
l’apice della mia ispirazione
come artista.
La mia vita è ormai alla
deriva nelle tue mani di bambina,
legata a te da un cordone
ombelicale
obbedisce al tuo volere senza
più orgoglio, senza dignità.
Mi tormenta l’immagine dei
tuoi coetanei
che posano i loro sguardi
carichi di desiderio
sul tuo giovane corpo.
È folle il pensiero che la
tua verginale bellezza
appartenga esclusivamente ad
un uomo della mia età
ma più ti sento
irraggiungibile
e più cresce in me il
desiderio di averti.
Come un vecchio mendicante
ormai solo ed esausto,
chiedo ancora ad una
ragazzina che non ha colpa,
l’elemosina d’un amore che
mai potrà darmi.
Un amore impossibile,
assurdo, folle
incomprensibile, a senso
unico, non corrisposto
ma pur sempre un amore!
Forse sono posseduto dal
diavolo
o forse ho solo qualche
rotella fuori posto
è tutto così assurdo e
illogico

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