TESTIMONIANZA DI FEDE (Claudio Cisco)
L’INCONTRO CON LA MADONNA:
TESTIMONIANZA DI FEDE
E’
bellissimo per me poter parlare della Madre celeste, scrivere con sincerità di
pensiero quello che Lei rappresenta per
me, il modo attraverso il quale trasmette gioia, dona pace, regala serenità; è
sicuramente una testimonianza importante che può servire agli altri, anche a
chi, per sola curiosità, si sta soffermando in questo momento nella lettura. Il
mio cammino spirituale è stato molto tormentato e assai complesso, quasi
impossibile da raccontare in poche righe perchè frutto di emozioni intime,
uniche ed indimenticabili, invase dal male prima e consolate dal bene dopo, ma,
nonostante tutto, vorrei provare ugualmente ad essere il più possibile conciso
e sintetico, concentrando in poco spazio ciò che meriterebbe un libro intero
per la grandezza dei sentimenti da narrare. Premetto che mi trovavo distante
mille anni luce da Dio e dalla sua volontà,
ignoravo l’importanza della sua
Parola con i suoi insegnamenti; praticamente lontano dai sacramenti, non
seguivo affatto una vita cristiana, collocandomi in una posizione di
disinteresse verso la chiesa che per me era come se non esistesse. Ma il
Signore è grande e misericordioso, sempre pronto a porgere una mano, a elargire
aiuto a chi, disperato cade, specialmente quando l’infinita bontà di Dio
percepisce nel cuore triste e malato, una fiammella di speranza alimentata da
un sincero proposito di cambiamento. E così la Provvidenza mi ha messo sulla
strada un’amica quasi coetanea, Giovanna, una donna evangelica che, dopo
parecchio tempo a causa della mia esitazione, è riuscita a trascinarmi con lei,
per la prima volta, in una chiesa protestante pentecostale, di quelle
caratterizzate da preghiere forti, carismatiche, di intensa spiritualità. Lì
dentro, i miei occhi hanno osservato
cose mai viste: gente parlare in lingue sconosciute che alcuni interpretavano,
preghiere con mani alzate, canti di
lode e di adorazione recitate con pianti di gioia ed invocazioni urlate,
profezie, imposizioni di mani sul corpo specie sulla fronte, persone cadere per
terra svenute e rimanere a lungo in
quello stato di riposo spirituale ed ancora preghiere di liberazione, a volte
veri e propri esorcismi che avvenivano durante i culti stessi anche in presenza
di bambini che sembravano abituati a quell’ambiente. Era insomma una chiesa
molto diversa da quelle cattoliche tradizionali, eppure io ricordo di non aver
mai pensato, neanche per un solo
istante, di essere finito in un manicomio pieno di pazzi, ma anzi, al contrario, cominciavo a percepire dentro
e fuori di noi esseri umani, sia pure in forma latente, l’esistenza di un mondo
parallelo che mi si apriva davanti alla mia conoscenza, una realtà spirituale
importantissima e vitale che mi portava a comprendere che dietro la sofferenza
oscura e il male più cattivo, si nascondono demoni di grande intelligenza e
diabolica astuzia che difficilmente possiamo vincere senza l’aiuto del Padre:
sono loro infatti la causa principale delle rovine dell’animo umano, e sono
sempre essi capaci di operare indisturbati nel quotidiano, perché sottovalutati
o peggio ancora non creduti dalla maggioranza degli uomini. Lo capivo chiaramente
vedendo i tormenti spirituali e fisici di chi combatteva col maligno, spesso il
vomito era sintomo di liberazione. Per me erano tutte situazioni sconosciute e
mai prese in considerazione prima di allora
ma dentro il mio spirito sentivo di non trovarmi in quel posto, così
apparentemente strano, per caso e che proprio da lì sarebbe potuta iniziare la
mia rinascita spirituale dopo secoli di buio fitto e di solitudine totale. Pian
piano e secondo i tempi di Dio, continuando a frequentare quella chiesa e iniziando
a pregare anch’io timidamente come potevo e come vedevo fare, ho avuto la
grande gioia di sentire e di capire che Gesù mi amava davvero e di un
amore grande e sincero, così com’ero, con i miei evidenti limiti umani e le mie
debolezze e che potevo fidarmi ciecamente di Lui. Fu per questo che accettai il
Signore nella mia vita come personale Salvatore. Ma la gioia di sentirmi
finalmente amato non mi ha risparmiato il dispiacere di comprendere che,
radicato nella mia mente, vi era un demone d’impurità, forte, del quale io,
fino a quel momento sconoscevo
completamente l’esistenza anche perché non si era mai manifestato prima,
secondo la furbizia di questi esseri che fanno dell’anonimato la loro forza, e
che era riuscito a fare nella mia vita, quello che voleva, facilitato da me
che, sia pure inconsapevolmente, lo avevo sempre assecondato. Oggi posso dirvi
con assoluta certezza e con molta esperienza sperimentata sulla mia pelle, che
i demoni sono i principali artefici dei nostri errori e dei nostri peccati e
che senza una vita di preghiera e di relazione costante con Dio, non c’è
possibilità di salvezza per noi piccoli esseri mortali e che ogni forma di
perversione sessuale e di vizio impuro, hanno come radice, la presenza di
questi esseri diabolici che operano secondo le proprie caratteristiche,
svolgendo il loro compito specifico, osservando rigide e determinate gerarchie;
i diavoli legati alla sfera sessuale, che io ho conosciuto e a lungo
combattuto, non spingono ad essere cattivi e non portano avversione al sacro,
per questo motivo risultano difficili da identificare e togliere, ma non per
questo possono essere considerati meno gravi, in virtù del fatto che con i
peccati della carne sporcano il corpo prima e lo spirito dopo, creando
inimicizia con Dio e aprendo un varco ampio verso l’inferno. E’ cominciata
così, con l’aiuto del pastore e di fratelli e sorelle con doni carismatici di
liberazione, la mia lotta contro il maligno che era uscito ormai allo scoperto,
suo malgrado, perché Gesù l’aveva ormai smascherato rendendolo assolutamente
incompatibile con la presenza stessa di Cristo, il quale stava ormai facendosi
strada dentro il mio spirito. Non è stato per niente facile scontrarmi col
nemico delle nostre anime e quello che ho passato non lo auguro a nessuno:
altro che problemi psicologici, psichici
o psicanalitici! Altro che camomille o farmaci ansiolitici! Io ho dovuto
estirpare con preghiere forti e con la mia volontà di uscirne a tutti i costi,
quello che di negativo vi era in me, quel tempio di Satana fatto di lussuria e
concupiscenza carnale che il demone stesso con la mia inconsapevole volontà,
aveva eretto nei miei pensieri e desideri e perfino nella mia casa: ricordo
perfettamente gli attacchi che subivo la notte, specie verso le tre, questo poiché,
durante il sonno, avviene che si assottiglia di molto il confine tra il mondo fisico e quello dello spirito e i
due mondi paralleli, quello degli spiriti incarnati che siamo noi e quello
degli spiriti disincarnati assieme ad altre realtà celesti che vivono in
dimensioni superiori, a volte e in situazioni particolari, si sfiorano fin
quasi a incrociarsi. La mia condizione, sia pure lentamente, migliorava
progressivamente ma quando ero sul punto di convincermi di aver intrapreso la
strada giusta, quella che mi avrebbe portato successivamente alla vittoria e mi
stavo conseguentemente illudendo di
assaporare un po’di pace interiore, ecco, improvvisamente e del tutto
inaspettata, spuntare all’orizzonte una nuova nube minacciosa e per la prima
volta in vita mia, si spalancarono per me le porte del carcere, per reati di
natura sessuale ovviamente compatibili col demone che combattevo. In tutta
onestà devo dirvi che non ho mai scaricato tutta la responsabilità dei miei
errori sull’entità malvagia perché sono stato esclusivamente io a consentirle
di fare tutto ciò che ha voluto rendendola forte e padrona della mia vita, e
per questo ho invocato pentito il perdono di Dio, il mio più grave sbaglio è
stato quello di non aver mai cercato una relazione col Creatore e di non aver
mai permesso allo Spirito Santo di agire in me e nella mia vita. Ma ormai il
Signore aveva piantato il suo seme in me che cominciava a crescere ogni giorno
di più e non mi avrebbe mai più lasciato. Oggi mi rendo conto che il carcere è
stato una specie di purgatorio terreno, necessario a farmi crescere scontando i
miei peccati perchè le croci, le sofferenze, servono a farci maturare
spiritualmente e possono trasformarsi, con la fede e la preghiera, in
meravigliose opportunità di rinascita. Ed è stato proprio dentro il carcere che
si è realizzato un altro miracolo nella mia tormentata vita terrena; l’incontro
con la Madonna, un dono straordinario che mi ha fatto Dio, del quale forse non
ne sono degno, ma che ha rappresentato una svolta nel mio cammino spirituale:
io che ero chiuso in una cella, sporco nel corpo e nello spirito, ecco che
incontro Colei che personifica la purezza e la libertà di essere figli di Dio e
che è venuta lo stesso da me facendo ciò che avrebbe fatto Gesù: soccorrere un
suo figliuolo che chiedeva aiuto. Non l’ho conosciuta in un luogo di
apparizione mariana o durante un pellegrinaggio ma in un posto di espiazione e
di emarginazione, segno della grandezza di Dio che sa leggere nel cuore
dell’uomo prima ancora della sua condizione esistenziale. Io ho cercato con
tutto me stesso, forse anche perché spinto dalla disperazione, la madre di Dio,
ma l’ho cercata davvero, questo è stato importante, e l’ho fatto pur essendo
protestante e persino contro il volere del pastore che mi aveva seguito fino ad
allora e dei fratelli della chiesa alla
quale appartenevo, che continuavano a pregare costantemente per me. Ma la
presenza amorevole di Maria, la sua vicinanza, la sua premura, la sua infinita
dolcezza mi hanno spinto a credere in lei. I frutti si sono rivelati tutti
positivi: sono uscito da quel posto l’11 febbraio, nella ricorrenza del giorno
della prima apparizione della Madonna a Lourdes, e da quel momento, la Vergine
mi ha portato sempre più vicino a Gesù e sempre più lontano dal maligno e forse
è anche per questo che Dio l’ha messa sul mio cammino, proprio in virtù del
fatto che contro i demoni d’impurità, era necessaria la presenza della infinita
purezza di Maria per scacciarli, la vicinanza della madre di Cristo è infatti
una potentissima arma dopo il sangue di
Gesù. Oggi il mio rapporto con la Madonna è splendido e commovente,
sento la sua presenza materna, mi protegge e
mi guida, ora finalmente riposo tranquillo la notte con al collo la sua
medaglietta miracolosa, comunica con me attraverso locuzioni di pensiero fin
quasi a percepire anche la voce, non la vedo ma è come se fosse visibile con
gli occhi dello spirito, so che in punto di morte lei ci sarà, come ha promesso
a Fatima a tutti coloro che faranno il percorso dei 5 sabati, cammino che io ho
già fatto con gioia e dedizione. Mi manda molti segni, soprattutto rose,
cuoricini e coroncine di rosario che trovo per terra, sulla mia strada. Ogni
anno per l’8 dicembre, ricorrenza dell’Immacolata Concezione, mi chiede di
portarle una rosa e di deporla sotto i piedi della statua di Montalto che la
raffigura, qui a Messina e che per per me è come una piccola Lourdes o Fatima o
Medjugorje. Ho imparato a recitare tutti i giorni, la mattina, prima di alzarmi
e dopo aver ringraziato il Signore per avermi donato un altro giorno di vita,
il rosario e sempre tutti i giorni, puntualmente alle 3 del pomeriggio, dico la
coroncina alla Divina Misericordia. Oggi sono un uomo completamente cambiato in
positivo e vivo una vita di preghiera e di condivisione con i miei fratelli in
Cristo e quello che, grazie alla fede è avvenuto in me, Dio è pronto a farlo con chiunque, anche col più incallito
peccatore, non aspetta altro, gli basta perfino un piccolo segno, desidera
essere cercato ed è sempre pronto a perdonare e a ridare una vita piena di
significato e di amore. Se guardo indietro nel mio passato, mi rendo conto di
quanta strada io abbia fatto grazie al Signore, che va ringraziato sempre. Non
riconosco affatto quello che ero ieri prima di aver sperimentato la presenza di
Cristo nella mia vita, era un’altra entità negativa che agiva al posto mio,
dico sempre che ero io ma non ero io. Ovviamente sono rientrato nella chiesa
cattolica perché sono troppo innamorato spiritualmente della Madonna e questa gioia
che provo dentro non mi è stato possibile condividerla con i fratelli
protestanti ai quali non potevo esternarla ma dico grazie ugualmente alla
chiesa evangelica alla quale devo molto perché è lì che ho mosso i miei primi
passi del mio cammino spirituale, lì ho trovato la mia prima vera àncora di
salvezza, la prima luce tra le tenebre che mi avvolgevano ma col senno di poi
penso che doveva andare così secondo il progetto che Dio aveva stabilito per la
mia vita. Frequento il Rinnovamento nello Spirito, un movimento di preghiera di
ispirazione cattolica che mi ricorda il modo di pregare degli evangelici, ho
capito l’importanza della confessione per riconciliarsi con l’abbraccio del
Padre e la bellezza dell’incontro con Gesù attraverso la santa messa e l’eucarestia.
Ho un solo e unico rimpianto: quello di non aver incontrato prima Gesù, specie
quando ero ancora adolescente, la mia vita sarebbe stata tutta diversa con la
sua presenza in me. Per questo mi sento in dovere di dire ai giovani con tutto
il mio cuore: cercate Cristo e dialogate con lui come con un amico sincero e
non rimarrete delusi e con la stessa intensità di sentimento dico ai genitori:
educate i vostri figli alla fede facendo da esempio perché Dio ve ne chiederà
conto, spalancate le porte delle vostre case a Gesù e pregate ogni tanto
riuniti in famiglia, preghiera che ha un valore immenso agli occhi di Dio.
Auguro di cuore a tutti voi, specialmente a chi è lontano dalla fede, di
cambiare la direzione della propria vita e di dirigere i propri passi verso
Cristo, l’unico che può veramente cambiare il corso e lo scopo della nostra
esistenza terrena, dando una gioia vera, profonda e duratura che non è di
questo mondo, preludio dell’infinito amore che caratterizzerà la nostra vita
immortale. Io sono convinto che l’unico vero dramma o lutto nel nostro più o
meno breve transito su questa terra, sia l’assoluta mancanza di Dio nella
nostra vita e sono certo che fin quando il Signore ci lascerà vivere quaggiù,
fino all’ultimo soffio di vita, ci sarà sempre la possibilità di cercarlo e di
rimediare alle nostre mancanze ma quando si chiuderanno definitivamente i
nostri occhi terreni, non ci sarà più tempo per rimediare e per tornare indietro e sarà troppo tardi.
Dio mi benedica e benedica tutti coloro che leggeranno e
faranno tesoro di questa mia testimonianza.
CLAUDIO CISCO
DOVE SENTO LA PRESENZA DELLA MADONNA: (ESPERIENZA DI VITA E DI FEDE)
Vi è un posto specifico che io avverto di forte impatto
emotivo, particolarmente suggestivo e ricco di carisma e misticismo insieme:
uno spazio che oserei definirlo magico, di quella magia spirituale, sublime,
soprannaturale che avvicina al cielo, fino a sentirsi parte integrante di esso.
Questo piccolo lembo di terra così prezioso da sembrare una gemma di valore
inestimabile caduta dal cielo o una scintilla d’amore piovuta sulla terra
dall’infinita luce divina è proprio il luogo dove sento fortissima,
pur senza vederla fisicamente,la presenza di Maria.
Siamo nella città di Messina dove sono nato e vivo, nel santuario di Montalto, un luogo di culto
ubicato in un posto davvero splendido, in virtù del fatto che offre dalla sua
altura un panorama talmente affascinante da lasciare qualunque osservatore
senza fiato e senza parole.
La chiesa della Madonna di Montalto, bella per scultura
ed architettura all’interno ed all’esterno,
si apre infatti su un sacrato abbastanza grande, quasi
una enorme veranda che forse sarebbe giusto chiamarla terrazza vista la sua notevole altezza. Da lassù si usufruisce di
una vista privilegiata e staordinaria sullo Stretto di Messina col suo
bellissimo mare, le sue navi che vanno
e vengono, la terra di calabria di fronte, e la Madonnina del porto che
benedice la città. Girando per questo
grande sacrato si possono ammirare anche numerose fioriere, delle panchine per
sedersi e guardare lontano specie per i turisti che vengono in tanti ,poi
ancora un binocolo per osservare da vicino il panorama e due statue: una tutta
bianca raffigurante San Giuseppe,il santo della “buona morte”che io stesso
spesso invoco per morire senza soffrire, magari in un attimo quando sarà,e
l’altra in bronzo con l’immagine del papa Giovanni Paolo secondo appoggiato
alla ringhiera che guarda lo Stretto. Quest’ultima, eretta in suo onore, in
ricordo della sua visita effettuata in questo santuario nel giugno del 1988,
nella quale lo stesso pontefice rimase molto colpito dalla bellezza del
panorama.
Il santuario di Montalto fu fondato nel 1294 durante la
guerra del Vespro per esplicita volontà della Madonna e col concorso di tutta
la città. Esso è un luogo particolarmente sacro in forza di specifica
manifestazione di una potenza superiore che vi è riconosciuta e venerata. E’ un
luogo di culto straordinario per designazione soprannaturale o perché vi si
venerano immagini miracolose.
Lo spazio del santuario è ritenuto sacro ed è centro di
speciale attrazione. Vi si va per unirsi più sensibilmente a Dio o alla
Vergine, impetrarne grazie e favori, riconciliarsi. Il santuario parla allo
spirito e al cuore dei credenti, in particolare quelli mariani dove si fa
esperienza di madre.
L’icona dela Madonna di Montalto è rappresentata
dall’immagine di Maria col bambino Gesù, in altri dipinti appare anche, secondo
precisi riferimenti storici, con indosso una veste bianca con la mano destra
alzata in segno di benedizione e la sinistra che tiene lo stemma della città di
Messina, rosso con la croce gialla, in difesa dei messinesi contro i francesi.
Specificando come premessa il fatto che la presenza
mariana si percepisce in tutto il santuario, a tal proposito volevo
sottolineare come validi ed esperti esorcisti abbiano potuto verificare la
forza del suddetto luogo nella lotta contro il demonio, volevo aggiungere inoltre che la Madonna stessa mi
ha fatto comprendere quanto sia importante e
preminente recarsi all’interno della chiesa per celebrare messa e
ricevere sacramenti prima di fermarsi
nel luogo dove io l’avverto di più.
Il posto dove sento forte la presenza mariana fa parte
ovviamente del santuario ma non è situato né all’interno della chiesa e
nemmeno dentro il vasto perimetro che delimita il sacrato ma
bensì al di fuori di esso, anche se molto vicino.
Vi sono infatti delle scalette abbastanza lunghe che
scendono via via dal sacrato verso il basso che servono a collegare il santuario
stesso con la strada sottostante; nella parte superiore delle scale, sul lato
destro per chi scende, vi è uno spazio di verde a metà tra un giardino e una
villetta notevolmente grande e ben curato, recentemente riaperto al pubblico e
di proprietà del santuario medesimo.
Scendendo le scalette che iniziano proprio dal sacrato,
dopo circa una cinquantina di metri, sulla sinistra in basso e quasi in un
angolo, vi è una incavatura sul muro, direi una nicchia di una discreta
grandezza con all’interno la statua della Madonna. La Vergine nella
scultura, sempre illuminata da una
lucettina, porta sul capo una corona di stelle, presenta le mani allargate,
aperte verso il basso e tiene schiacciato sotto il piede un serpente. E’
l’immagine della Madonna della medaglia miracolosa apparsa in Francia nel 1830
a Santa Caterina Labourè. La statua è dentro una nicchia vetrata e il vetro
stesso è protetto da una grata di ferro a forma di arco e chiusa a da un lucchetto.In alto, incise sul
marmo posto nel muro sopra la nicchia, disposte anch’esse a forma di arco, si
leggono le seguenti parole: “Venite figli sono io la Madre”. Sotto la nicchia
vi si trova un marmo di considerevole spessore che funge da base, incisa sul
quale spicca una grande M maiuscola,
simbolo di Maria. Situata proprio a fianco, di fronte per chi guarda dal
sacrato, vi è un’altra nicchia uguale a quella dove è posta la statua del
Madonna, però vuota, come mancasse qualcosa.
Il posto appare veramente suggestivo, sembra proprio un
luogo adatto ad apparizioni soprannaturali, vi sono molte fronde che dall’alto
calano sulla nicchia creando ombra e molti insetti vi si vedono intorno. Sopra
il marmo posto sotto la nicchia vi sono due vasi grandi ma con piante ormai
appassite e pianticelle o fiori finti
incastrati nella grata assieme a qualche immaginetta sacra. Vi si trova poi
tutto ciò che porto io con amore, man mano, specie in ricorrenze e momenti
particolari alla Madonna: rose di vari
colore, cuoricini di diverse dimensioni alcuni con la scritta “Ti amo”, coroncine
di rosario, angioletti. Alcuni di essi
restono, altri vengono portati via da ignoti essendo un luogo all’aperto non
controllato, altri vanno deteriorandosi col tempo. Sono tutti oggeti legati alle grate con lacci, spaghi o
cordicelle improvvisate. Mi son chiesto
spesso il motivo per il quale un luogo , almeno per me così importante e vitale
tanto da esserci la Madonna, venga trascurato,
a differenza del sacrato del santuario che appare sempre splendido e
curato. Eppure ci vorrebbe solo un po’ di buona volontà affinchè qualche anima
pia del luogo mettesse almeno un po’ d’aqua alle piante o togliesse tutta
l’erba e le foglie che giacciono per terra nel più completo abbandono.
Se le persone che frequentano abitualmente il santuario e
non solo esse ma anche visitatori occasionali o semplici cittadini di Messina
mostrassero più interesse , se insomma sapessero e comprendessero l’importanza
di quel luogo dove vi è posta quella Madonna, io credo che avrebbero verso di
esso più cura e attenzione. Non si prega quasi mai infatti davanti a quella
statua, mai un rosario recitato lì, eppure fa parte del santuario, è un luogo
di passaggio specie per molti turisti stranieri e italiani che transitano
proprio da lì . Messina è diventata
infatti una città turistica grazie al suo porto, sbarcano enormi navi da crociera, continuamente ed anche due alla
volta con tantissima gente a bordo, ma quasi nessuno di loro si ferma in quel
luogo, continuano a salire le scale interessate esclusivamente a raggiungere il
sacrato che sta più in alto e a fotografare e filmare il panorama che offre il
santuario. Sì, forse la colpa è anche mia che non sono stato capace di
divulgare quella enorme ricchezza spirituale che mi trasmette la Madonna da
quel posto, ho tenuto troppo per me tutti i segni, i prodigi, le rivelazioni.
Ho mantenuti segreti anche i miracoli,
le guarigioni, non solo quelle fisiche ma soprattutto quelle del cuore, le
guarigioni interiori che a Dio interessano di più, tutti compiuti per
intercessione di Maria e nel nome di Gesù, nome al di sopra di ogn altro
nome, che è lo stesso ieri, oggi e in
eterno. Forse non ho compreso che
persino io stesso potevo essere per gli altri una prova della sua esistenza.
Penso ad esempio agli eventi che la Madonna mi ha rivelato proprio da lì prima
che accadessero, tutte cose o situazioni che io sapevo in anticipo, ricordo per
citarne solo alcuni quando Maria mi chiese di portare lì con me due coniugi
Maurizo e Giovanna e di pregare per la loro figlia Stefania che aveva lasciato
la loro casa prendendo brutte strade preannunciandomi che Lei l’avrebbe fatta
ritornare, cosa che successe; ricordo ancora le lacrime di dolore della madre
in pena per la figlia prima e poi quelle di gioia per averla riabbracciata
dopo. La preghiera alla Madonna per la figlia fu fatta l’8 dicembre nel giorno
dell’Immacolata Concezione, e furono
proprio Maurizio e Giovanna, secondo la volontà di Maria, a deporre quel
giorno ai piedi della statua la rosa
che la Madonna desidera le venga
portata da me ogni anno, è stata la prima volta che non sono stato io a
farlo. Ricordo ancora con vivida
emozione quando sempre Lei mi rivelò
prima che accadesse la guarigione di Francesca, una ragazza con la benda su un
occhio già compromesso che rischiava di perdere completamente la vista avendo
ereditato dalla madre Caterina, diventata a sua volta non vedente, la stessa
malattia. Si trattava di un male che colpiva gli occhi, incurabile per la
medicina e che l’avrebbe portata progressivamente alla cecità come la madre. E poi mi torna in mente ancora il
ricordo quella volta in cui Maria mi disse da quel posto che avrei vinto gli
attacchi di panico che per un decennio mi impedivano di uscire da casa e che ci
sarei riuscito senza cura farmacologica ma con l’aiuto del Padre Celeste, o
quando mi spiegò che la mia detenzione carceraria durata quasi due anni doveva
avvenire nella città di Enna, proprio in quella città dove io avevo ambientato
il mio libro “Il vecchio e la ragazza”, libro ispirato e scritto sotto
dettatura dal male, composto in un periodo buio della mia vita in cui ero
schiavo del diavolo, libro che oggi, rileggendolo, capisco di non averlo
scritto volontariamente, la mia ispirazione artistica infatti risultava
condizionata ed inquinata. Ricordo, anche se è una situazione molto leggera, ma
l’amore di Dio lo si può trovare sia nelle grandi cose come nelle piccole,
quando Maria mi fece capire che Gesù mi
avrebbe consentito come regalo la possibiltà di vedere dal vivo il mio cantante
preferito Alan Sorrenti, un mio idolo che ha accompagnato i miei ricordi facendo da colonna sonora di tutta la mia
vita sin da ragazzino poco più che adolescente, l’avrei visto finalmente dal
vivo a Viagrande in provincia di Catania, non vi posso dire l’emozione e i
segni piovuti dal cielo in quel gorno
così speciale per me. Sono questi narrati, tutti avvenimenti che io ho saputo
prima del tempo quando non potevo prevederlo.
Sono comunque tanti i segni che Maria mi ha dato da quel
posto dove io continuo a recarmi spessissimo ,specie quando mi sento solo non
avendo nessuno; ci vado per parlare, confidarmi ed essere ascoltato, per
pregare, a volte recitando il rosario o
dicendo la Coroncina alla Divina Misericordia. Sto con Lei come si fa con una
madre dolcissima ed affettuosa che non si stanca mai di starmi vicino e di
proteggermi contro le insidie del male. La vicinanza della Madonna come quella
di Dio o il sostegno della fede non garantiscono una vita senza problemi,
dolori o difficoltà, non ti evitano gli attacchi del diavolo che anzi risulteranno
essere maggiori man mano che si cresce nella fede ma ti aiutano ad affrontarli
meglio con più serenità e consapevolezza di potercela fare perché sorretti
dall’aiuto di Dio che è sempre con te.
Spesso si trova la chiave per risolverli in quanto guidati dallo Spirito Santo
che apre la mente ed indica la strada rivelandosi è il più grande geniale
maestro di tutti i tempi, donandoti una
sapienza che non è di questo mondo ma che viene dall’alto. Non è per niente facile
comunque parlare di ciò che mi accade riguardo la Madonna. Per me è destino
dovermi tenere tutto dentro senza mai avere avuto la gioia di poterlo
condividere con gli altri se non, come sto facendo ora, attaverso il talento che Dio mi ha donato
sin da piccolo: la scrittura; non mi è stata mai data, infatti, la possibilità
o l’opportunità di farlo. Per questo motivo ho lasciato la chiesa evangelica
nella quale mi trovavo bene tutto sommato, mi piaceva il loro modo di pregare e
di rapportarsi a Dio. Rientro in quella cattolica e mi rendo conto che il
problema è sostanzialmente lo stesso anche se per motivi diversi, per prudenza
o altro, non so. Si continua a considerare Maria come una creatura lontana ed
inaccessibile, direi inavvicinabile, appartenente a chissà quale altro mondo lontano mille anni luce da noi
terrestri, con la quale si può entrare a contatto solo dopo la
morte . Ma non si comprende invece che non
c’è nulla di più normale che comunicare
con Lei anche senza avere il dono della veggenza ma semplicemente
sentendone la presenza; siamo divisi solo dal corpo, lei vive in dimensione
spirituale, noi in quella fisica ma siamo spiriti entrambi, fatti della stessa
essenza e creati per lo stesso destino da un unico Padre, del resto anche lei
era come noi quando era nella vita terrena.
Tutto sembra complicato, impossibile,
privilegio solo di pochi eletti. Ma io sono forse un eletto? Eppure la
sento, basta aprire il cuore e gli occhi dello spirito. Esiste una sola verità
affinchè ciò possa accadere come
continua a succedere a me: tornare puri come bambini e credere, e la
madre di Gesù si farà trovare.
Ho lasciato con dispiacere il Rinnovamento nello Spirito
sia perché, come nella chiesa protestante, non mi è stato permesso di
testimoniare, paradossalmente non l’ho potuto fare nemmeno trovandomi in chiese
cattoliche che portano nomi mariani.
Quindi non appartengo più a nessun gruppo o comunità di preghiera, frequento la chiesa cattolica dello Spirito Santo,
sono in mezzo alle suore e sto bene, prendo la comunione ogni domenica perchè
ritengo assolutamente indispensabile e vitale nutrire lo spirito col sangue e
corpo di Cristo. Poi, per il resto, vado dove mi porta il cuore, sono occasionalmente di tutte le parrocche e
di nessuna, senza poter contare sull’aiuto spirituale di nessuno, eppure
perfino i santi hanno avuto bisogno di
un sacerdote che gli facesse da guida spirituale, ma io no, destino per me
andare avanti da solo in ogni campo
della vita, compreso quello della fede, totalmente da solo, affidandomi
unicamente alle preghiere e al dialogo continuo con Dio, che non è poco. Ascoltando il cuore, seguendo La Parola di
Dio ma evitando scontri verbali di interpretazioni nella lettura che hanno
diviso la chiesa cristiana, io faccio una cosa importantissima e basilare:
analizzare costantemente la mia condizione spirituale con molta attenzione,
verificarla e rimetterla in discussione se è il caso quando penso di sbagliare, restando sempre umile
e ascoltando la voce del cuore, che
quando riesce a rimanere puro ed
incontaminato, non mente e non sbaglia
mai. Fuggire il peccato e mettere Dio
al primo posto e al di sopra di tutto nella propria vita , solo in questo modo
si cresce nella fede, ed io sono cresciuto davvero tantissimo con ancora ampi margini di
miglioramento se continuerò su questa strada. Con gli occhi limpidi, una
freschezza interiore e la pace nel cuore
ho imparato a guardare lontano, anche a ciò che esiste ma non si
vede, cogliendo i segni del cielo anche
i più piccoli ed impercettibili,
fidandomi incondizionatamente di Dio. Ed ogni volta che commetto anche
il più
piccolo errore, corro subito a confessarmi per ritrovare tramite il
sacerdote l’abbraccio misericordioso del Padre.
In conclusione, tornando a quel luogo dove sento la presenza di Maria, mi chiedo cosa sarebbe giusto fare. Confesso che
istintivamente vorrei correre subito dal parroco della chiesa di Montalto per raccontargli ogni cosa con
sincerità e aprendomi completamente, poi
vorrei anche pregarlo di valorizzare
quel posto così importante per la Madonna, per me e per tutti: ma mi ascolterà?
Sarò creduto?
“Non pretendo di essere creduto
ma
semplicemente ascoltato”
CLAUDIO CISCO
LA MIA MISSIONE
Il Padre Celeste mi ha affidato una missione da compiere
in questa vita terrena: pregare per gli altri con umiltà e fede, lasciandomi
guidare dal cuore che è la sorgente dell’amore e della verità. Io la porterò a
compimento, anche perchè ho sperimentato che è bellissimo e gratificante farlo
come tutto ciò che realizzi per Dio e che c’è più gioia nel pregare per gli
altri, prima che per se stessi. Sono certo che l’Eterno mi ricompenserà
donandomi ciò che Gesù mi ha promesso e che aspetto da sempre: una compagna per
amare ed essere amato, scelta da Cristo stesso per me e piovuta dal cielo.
Negli occhi di lei, vedrò riflessi tutto l’amore e la tenerezza che Dio ha per me. Anche se un amore
terreno, si rivelerà bello e importante ugualmente perché sarà una preziosa
scintilla dell’infinita luce divina.
Oggi sono felice: si è avverato un sogno! Mi sono fatto una tomba tutta mia, col mio
nome e cognome, la mia data di nascita, tranne quella di morte, ovviamente. C’è
la mia foto scelta da me stesso, di quand’ero ragazzo. Ho inserito una mia
frase molto significativa e ho scritto che sono scrittore e poeta. Ho messo
inoltre tante statuine di angioletti, oltre ad una di Gesù risorto e della
Madonna. Così lascio qualcosa di me ai posteri, oltre ai miei libri. Vado
spessissimo a visitarla e porto solo fiori finti, immaginando con curiosità
cosa potrà provare quel passante occasionale che transiterà da lì, più avanti
nel tempo quando io avrò lasciato questa terra. Questo mio sogno un po’ strano
ha le sue origini nella mia adolescenza, quando, attratto dai cimiteri e da
tutto ciò che è sepolcrale, andavo a trovare la tomba di Marietta. Ma ora che
ho fede, ho chiesto perdono a Dio e a lei stessa per averla sentita così forte,
come fosse parte di me, fino a dedicarle un libro e 3 poesie. Ho promesso ad
entrambi di non recarmi mai più sulla lapide di Marietta e di pregare ogni
tanto per la sua anima. Ormai esiste solo la mia tomba!
IN PUNTO DI MORTE
Separato dal mio corpo, come sospeso nell’aria, vigile
e cosciente senza però poter comunicare con esseri umani, vedo dall’alto il mio
involucro di carne, esanime, quasi abbandonato, circondato da medici, e mi fa
quasi pena osservarlo: Come ho potuto sopportare di essere imprigionato dentro
quel corpo debole come straccio, limitando tutta la mia immensa potenzialità
spirituale? Eppure al tempo stesso comprendo, pur non avendo la benchè minima
voglia di rientrare dentro quel guscio, che fin quando ero all’interno, esso
aveva la stessa importanza d’un cofanetto, contenente una collana preziosa di
inestimabile valore. La collana infatti, è importante quanto il cofanetto
perché è contenuta dentro, e se si perde il cofanetto, si smarrisce anche la
collana. Ma una volta che la si tira fuori, il suo contenitore non serve più.
Così è il corpo umano
fin quando un essere creato da Dio vive in esso, è
tempio dello Spirito Santo, prezioso quanto l’anima. La sensazione che avverto,
riferendomi alla visione di quello che era il mio corpo fisico, è quella di
essermi tolto di dosso un abito, un po’ come la tuta spaziale, che è fatta solo
per permettere all’astronauta di vagare nello spazio, ma non è la sua vera
pelle, solo un adattamento all’ambiente. E’ davvero piacevole e surreale quello
che mi sta succedendo; la cosa più bella è che non avverto più dolori,
sofferenze, esigenze fisiche e mi trovo in uno stato di profondo benessere,
slegato da tutto ciò che è materia. Contemporaneamente rivedo come in
dimensione tridimensionale, scorrere il film di tutta la mia vita, dalla
nascita sino ad ora, ma con occhi di verità e giustizia, come se io fossi
spettatore e giudice di me stesso, soffrendo per gli errori commessi e provando
gioia per quanto fatto di buono. E’ sorprendente come tutto sia stato
accuratamente registrato, anche la più impercettibile parola, ed io ora posso
ascoltare ogni dialogo e ogni discorso come fossero amplificati. Posso rivedere
tutto: situazioni, immagini, persone care. Da questa incredibile visione, mi
rendo conto di essere da sempre seguito con minuziosa attenzione, e direi con
amorevole cura; nella vita non si è mai soli, anche quando lo si crede, ed io
ora lo so. Poi, d’improvviso, mi sento chiamare, ma solo col pensiero, senza
udire una voce specifica; sono tranquillo, capisco di essere in buone mani, di
potermi fidare. Vengo trasportato da una forza sconosciuta ed amica, lascio la
camera dell’ospedale ed entro in un tunnel, che solo all’inizio mi procura una
leggera paura, poi, intravedo l’uscita, ritorno sereno e curioso. Una volta
fuori, vedo luce, luce, e ancora luce. Sento amore, amore, e ancora amore. Mi
sento amato. Sono immerso in una condizione di pura libertà, avverto pace ed un
senso di immortalità. Vi è una frase
nel Vangelo, che io sento forte in me perché rispecchia perfettamente quello
che provo. Sono le parole che Gesù disse sulla croce prima di morire: “Padre,
nelle tue mani consegno il mio spirito!”. Ora io comprendo più che mai, che il mio
spirito è nelle mani di Dio. Ma lo era anche quando vivevo nel corpo, sulla
terra, solo che non ne intuivo la profondità e il vero significato. La vita,
sia quella fisica, sia quella spirituale, è tutta un miracolo, se l’uomo
potesse finalmente rendersene conto! I meravigliosi colori che vedo sono
talmente belli che non si possono descrivere, ma sono colori diversi da quelli
terrestri. Così come i suoni e i canti che odo. Vedo ma non con gli occhi,
sento ma non con le orecchie, comunico con il Padre ma non con la voce: L’amore
è troppo forte per poterlo quantificare, la libertà troppo sconfinata per poter
scorgere orizzonti, tutto sa di eternità. E’ un luogo senza fine, sa di cielo.
So che saranno molti quelli che non mi crederanno, ma
sono sereno ugualmente, so che ci arriveranno anche loro.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Arrivare a 56 anni e rendersi conto, con una lacrima
agli occhi, di non essere mai realmente cresciuto. E’ come se l’anima si
rifiutasse di allinearsi con il lento declino del corpo. Sento lo spirito
crescere impetuosamente fortificandosi progressivamente fino a sembrare scollegato
dalla materia. Mi nasce dentro una serenità appagante che rimette in
discussione il mio io spingendomi ad analizzare tutta quanta la mia vita,
distesa su una prospettiva ad ampio raggio. E’ molto dolce guardare il mio
passato con gli occhi nuovi di adesso. Uno sguardo che si connette prima con
l’infanzia, con i suoi teneri giochi, le mitiche fiabe, la disarmante
ingenuità. Poi si apre all’adolescenza con le sue infinite paure, l’eterno
conflitto tra il desiderio di crescere ed evadere e la voglia di rimanere
bambino. E con quella età lontana, mi sembra quasi di rivivere l’emozione per
l’innocenza del mio primo bacio, le mattinate passate a scuola con i miei
compagni, le uscite spensierate con gli amici, e con esse quella illusoria
certezza di sentirmi eterno, di considerarmi eroe con un futuro davanti tutto
da vivere. I miei pensieri ormai del tutto invasi di ricordi, improvvisamente
focalizzano la mia attenzione sull’immagine della ragazza che è stata il mio
primo vero amore, zoommando sui lineamenti bambineschi del suo viso: Quante
promesse non mantenute! Quanti sogni e speranze naufragate! Dolci ricordi e
tristi rimpianti si fondono insieme, in una danza simile più ad un rito di
morte che ad una sinfonia di rimembranze. Questo suggestivo viaggio con la mente
si sofferma adesso sulla figura di mia madre, ricordo sempre vivido; una donna
attaccata morbosamente a me, ma d’un amore sincero, grande, direi esclusivo nei
miei confronti. Un sentimento tanto forte da non averlo potuto avere da
nessun’altra persona nel corso di tutta la mia vita. Anche mio padre si insinua
nei miei pensieri, buffo e strano come non mai: quante cose avrei voluto
chiedergli senza mai aver avuto il coraggio di farlo! E ancora ecco spuntare le
mie due sorelle molto più grandi di me, forse avrei potuto aprirmi, dare loro
di più. Con un sussulto inaspettato che scuote la mia anima, giungo col
pensiero in quell’età importante dove si compiono le scelte che contano nella
vita e che condizionano l’intera esistenza, mi riferisco alla famiglia da
creare e al lavoro da svolgere. Proprio lì, in quel periodo fondamentale, io
vedo tanto buio, buio fitto e nient’altro! Ansie, inibizioni, paure immotivate,
errori continui, un’arresa senza reagire. Come vorrei in questo momento che una
fantasiosa macchina del tempo mi rapisse e mi trasportasse con sé, proprio in
quegli anni difficili della mia vita, così sofferti! Sicuramente sarei in grado
di rimediare, guidato dalla maturità spirituale del mio presente. Ma non c’è
mai il tempo di trovare il tempo per fermare il tempo! Ma forse tutto è
destino, era scritto che dovevo comportarmi esattamente in quel modo perché la
sofferenza genera sensibilità, e la sensibilità produce arte. Penso che non
sarei mai diventato scrittore o poeta senza mai aver sperimentato inquietudine
e tormento. Forse essere rimasto completamente solo era previsto come se io
stesso fossi un predestinato. Riprendono ancora i miei pensieri a volare sulle
ali della creatività che è in me e comprendo
di non aver mai trovato una mia collocazione in questa vita, forse
perché vivo da sempre sospeso tra cielo e terra, anzi molto più proiettato
nell’altra vita che in quella terrena. E’ mancata anche, quella donna che da
sempre avrei voluto con me, verso la quale indirizzare tutta la ricchezza di sentimenti,
chiusa a chiave nello scrigno del mio cuore, e sentire poi la sua anima
respirare unita alla mia. Non ho mai sperimentato la grande gioia di veder
nascere una piccola creatura, dono di Dio e più bel regalo che la vita possa
offrire, e poi vederla crescere man mano e sentirmi chiamare papà. Ed ora, dopo
che questo tempo è trascorso velocissimo piombandomi addosso come un ciclone,
senza che io stesso me ne rendessi conto, senza nemmeno avermi dato il tempo di
riflettere e di piangere, io sono qui davanti ad uno specchio, al quale non
posso più fingere. Cristallizzato nei pensieri, in quest’età più vicina al crepuscolo dell’esistenza che all’alba
di nuove prospettive, affido alla fede nel mio Signore l’ultima speranza che,
con la Sua presenza, non è più convivenza col malessere di notti insonni senza
risposte, ma apertura verso nuovi orizzonti, certi di eternità.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
La vita umana, perennemente sospesa tra mistero e fede,
sempre in bilico ed appesa ad un filo, non è altro che una corsa inconsapevole
verso la morte, lungo un affascinante e doloroso percorso di crescita, scandito
da vivide emozioni e nebulose paure. La zingara fortuna ne condizionerà la
sorte.
L’amore, come infinite doglie che sperano in un parto,
altro non è che la continua ricerca di noi stessi nell’altro sesso, adolescente
desiderio d’una attesa senza fine che non troverà mai appagamento e
realizzazione. L’uomo come la donna, nasce,cresce e muore solo.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Ascolta…solitario mortale
fantasma, appaio solo ogni mille anni per volere del nulla, venendo da notti
antiche. Prediligo i silenzi di luoghi insoliti e le solitudini di anime
sconosciute a sè stesse. Ora anche tu sai che mille anni sono come un batter di
ciglia e in questa fugace notte tu sei per non essere mai più.”
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Amatevi, gente del mondo intero, amatevi sempre ed in
qualunque modo; l’amore, qualsiasi forma assuma, è sempre benedetto ed è
sinonimo di felicità. Non bisogna mai aver paura di amare ma di odiare. Credete
nell’amore universale, quello vero, incondizionato che non ha sesso né
differenze d’età. E’ questa la vera libertà da difendere a tutti i costi e non
esiste cosa più bella al mondo di sentirsi veramente liberi di amare chiunque:
maschi con maschi, donne con donne, vecchi con giovani, ciascuno libero di
tirare fuori la propria sessualità con le sue forme, inclinazioni e gusti. Un
rapporto affettivo anche al di fuori del matrimonio che in fondo è solo un
contratto che non può legare o sostituire un sogno. Non esiste ciò che chiamano
<<perversione sessuale>>, è un inganno inventato dai falsi
moralisti e soprattutto dalla chiesa che giudica senza conoscere l’amore
fisico, un artificio creato per anestetizzare le coscienze e neutralizzate
l’istinto sessuale che invece è un meraviglioso dono che la natura ha regalato
agli uomini, non solo per procreare: un piacere naturale che annulla il dolore
e attenua lo stress psicofisico. L’unica devianza sessuale semmai è la castità,
non vi è infatti nessun motivo per praticarla restando puri, lasciamola ai
preti e alla suore, contenti loro!
In fondo se due esseri umani si amano o fanno sesso
consapevolmente e volontariamente, che male fanno? Dov’è il peccato? Che
bigottismo parlare di fornicazione, sostenere con presunzione di verità e senza
alcuna prova o fondamento che l’arte erotica è demoniaca, procurando così assurdi
sensi di colpa, tabù, complessi, frustrazioni e a volte persino impotenza o
frigidità. Perché tornare indietro al Medioevo, alla caccia alle streghe, a
bruciare nel rogo o a lapidare, secondo antiche tradizioni contenute in delle
scritture definite sacre dagli uomini, scritte da loro stessi ed attribuite a
Dio? Gli esseri umani per trovare uno scopo alla propria esistenza e per
vincere ancestrali paure hanno creato Dio e non viceversa. Evviva quindi i
matrimoni gay e le unioni civili, simboli di emancipazione e di civiltà, del
resto si può essere credenti e praticare l’omosessualità, le due cose non sono
incompatibili, l’amore non può essere colpevolizzato perché è “amore”, la
parola più importante che esista. Se un uomo sente di sposare un altro uomo ed
è felice così, perché non concretizzare questo desiderio? Lo Stato dovrebbe
mantenersi laico rispettando anche chi eventualmente non crede e si professa
ateo, non si può imporre a nessuno di avere fede seguendo le regole della
chiesa. E poi ognuno è diverso da un altro, è unico, con i suoi propri gusti.
La diversità è un valore da tutelare e difendere, è una vera ricchezza perché
rende la vita più varia e colorata, meno scontata e massificante. La nostra
esistenza è così breve, la morte arriverà prima di quanto ci si aspetti,
annientando definitivamente tutto. Allora perché non vivere intensamente anche
la propria sessualita?”
Così ragiona e parla il diavolo, il più grande,
intelligente, furbo, abile mistificatore, menzognero di tutti i tempi. E’
proprio lui il più grande credente perché sa bene dell’esistenza di Dio e
conosce a memoria le Sacre Scritture
manipolandole nelle menti degli uomini secondo il proprio interesse, usando
come pretesto una falsa libertà capace di renderci inconsapevolmente gli ultimi
degli schiavi. Una libertà lontanissima mille anni luce dalla libertà autentica
che porta pace nel cuore. Quella
libertà pura perchè preziosa che ci fa sentire figli di Dio, creati per amare
ed essere amati ma d’un amore vero che viene dal Padre e che è dono di sé. Ma
soprattutto un modo di essere liberi che scaturisce dall’osservanza della Sua
Parola e che risulta conforme alla Sua volontà.
Premetto di non essere un sessuologo né uno
psicanalista, non sono neanche laureato, quindi, non avrei nessun titolo o
qualifica per potermi esprimere. Non mi ritengo neppure un saggista per crearmi
eventualmente un alibi. Ciò non mi impedisce però, di scrivere con sincerità e
nella massima umiltà, il mio pensiero. Lungi da me l’idea di voler imporre
verità o dogmi, o di ergermi a giudice. Sono piuttosto spinto, come sempre del
resto, dalla mia creatività irrefrenabile, che ormai reclama spazi in qualunque
direzione o competenza. Non ho pretese di nessun tipo, tento solo di tirare
fuori la mia idea in merito, ciascuno è libero di condividerla o meno. Il tema
che sto per trattare è delicato, è riguarda nello specifico le inclinazioni
sessuali, fuori dalla norma. Non mi riferisco alle “perversioni sessuali”
(sadismo, masochismo, feticismo, scambismo ecc…); suddette patologie
richiederebbero infatti un’attenzione particolare vista la loro stretta
correlazione con i demoni d’impurità.
Ma piuttosto prendo in considerazione quelle inclinazioni sessuali assai
diffuse e che coinvolgono parecchi soggetti (omosessuali, pedofili,
gerontofili). Io ne parlo per esperienza e per conoscenza diretta, e non, lo
sottolineo ancora, per preparazione scientifica. Comincio col dirvi che la
radice, almeno all’inizio, non è diabolica, cioè i demoni d’impurità non sono
la causa che spinge l’uomo verso l’uomo, la donna verso la donna, il giovane
verso il vecchio, l’adulto sull’adolescente o il bambino. Ma allora perché
esistono questi gusti particolari? Cercherò di spiegarlo in maniera semplice,
direi elementare. L’uomo è stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza e
il suo spirito ha in sé l’essenza dell’immortalità. Ma, per adattarsi a questa
valle di lacrime che è la terra, è costretto a chiudere la sua spiritualità
dentro un involucro di carne che è la materia. Quindi la fisicità corporea è
soggetta ad imperfezioni e difetti. Dio ha creato il corpo umano con minuziosa
attenzione, ogni organo ha la sua specifica funzione, una vera opera d’arte. Ma
la natura umana, in quanto fragile, può sin dalla nascita essere guastata. Così
c’è chi nasce con un lieve difetto, chi con un altro più accentuato, chi, per
fortuna, nasce sano, ed è la maggioranza. Non voglio essere frainteso. Sgombro
subito il campo dall’idea che chi ha orientamenti sessuali non conformi alla
norma, sia secondo me, malato o patologico. Non si tratta di una malattia
fisica, il soggetto deviato è sano come tutti. Il problema è genetico, nasce
con la venuta al mondo, cioè omosessuali, pedofili, gerontofili si nasce e non
ci si diventa e, al 99 per cento dei casi, ci si rimani fino alla morte. Ma
cercherò di essere più chiaro, permettetemi però di farvi un esempio tanto
banale, quanto efficace. Immaginate una autovettura che esce dalla fabbrica con
i fari obliqui, orientati in maniera direi schizofrenica, in varie direzioni.
La macchina è perfettamene funzionante, basta girare la chiave e si mette in
moto. Solo che il guidatore, senza avere colpa, vedrà illuminate determinate
visuali, mentre le altre rimarranno buie. Questa situazione è la stessa che
accade a chi ha una devianza sessuale. La sfera relativa all’istinto sessuale
del soggetto, che fisicamente è perfettamente sano come la macchina, è
orientata esclusivamente verso persone dello stesso sesso o di età differente a
secondo dell’inclinazione. Cioè nella mente del soggetto deviato, il gusto
sessuale va esclusivamente verso l’oggetto desiderato, escludendo qualunque
altro, proprio come il faro che illumina una zona e lascia buia un’altra. La
cosa grave consiste nel fatto che l’intensità sessuale del deviato non è simile
a quella che scatta tra uomo e donna, ma molto più forte, a volte perfino
incontrollabile. Ora, se il corpo umano fosse una macchina, basterebbe andare
dall’elettrauto per risolvere il problema. Purtroppo non è così per l’essere
umano che è molto più complsso. E’ chiaro che i soggetti che nascono così,
saranno i primi ad essere attaccati dai demoni d’impurità che, svolgendo il
loro compito specifico, li spingono a non credere in Dio, ad allontanarsi dalla
chiesa, ad accettarsi per come sono quasi con orgoglio, a non seguire la Parola
di Dio che santifica solo l’amore tra uomo e donna, coronandolo con la procreazione. Senza l’aiuto di Dio e senza
la presenza dello Spirito Santo, per i demoni sarà vittoria. Io lo so che dal
punto di vista legale non si possono mettere sullo stesso piano omosessualità e
pedofilia ma la radice è uguale, cambia solo la direzione del faro, per tornare
alla macchina. Il soggetto deviato è talmente affascinato dall’oggetto
desiderato, da giustificarne perfino di esserne innamorato, considerandolo
normale, perché qualunque cosa piaccia assai, uno se ne innamora. Questa è la
folle logica di chi reputa normale ciò che non lo è né per Dio né per la
natura. Del resto basta guardare l’anatomia dell’uomo e della donna per
comprendere che sono stati creati per stare insieme. Auguro di cuore a tutti
questi soggetti di pregare moltissimo e di mettere le proprie vite nelle mani
di Dio che li ama tantissimo e sa bene i loro problemi. Sarà Lui a guidare la
vostra vita anche se non avverrà il miracolo.
Nella pace di questa sera
attendo la tempesta.
Mi successe quando ero
ancora ragazzo. Mi trovavo sul treno che mi portava a Trento in visita da mia
sorella. Per vincere la monotonia del viaggio, leggevo un libro di mie poesie
quasi in atmosfera con quello scorrere sulle rotaie. Di colpo, senza chiedere
permesso, entrò lei, 16 anni a prima vista, trascurata e con l'aria assente. I
suoi lunghi capelli neri e sporchi, il trucco sfatto che le colava sul viso, i
lineamenti straordinariamente delicati. Era bella quella ragazza, il ritratto
d'un angelo col volto della sofferenza, il male nascosto in lei, non appariva
in grado di deturpare quell'adolescenziale fascino innato che possedeva. Ma
aveva la paura dentro quegli occhi ancora di bambina, come fosse vittima di
qualcuno o qualcosa a cui non poteva o sapeva ribellarsi.
Mi prende di scatto il
libro dalle mani, mi si siede accanto, lo sfoglia. La vedevo leggere
attentamente:
"E' bella questa
poesia" mi dice di colpo "anzi bellissima, come la mia vita quando
era tutto un bel sogno e molto di più". In quell'istante, avrei voluto
passarle la mano in mezzo ai capelli, accarezzarle il viso, stringerla forte a
me per proteggerla, ma non dissi e feci nulla. Era assorta nella lettura di
quei versi, non alzava minimamente lo sguardo, era bellissima, molto di più
della poesia che leggeva. Arrivammo in fretta senza che me ne accorgessi ad una
stazione, la ragazza si svegliò d'improvviso da quell'incantesimo e sempre col
libro tenuto strettamente nella mano:
"Me lo regali, posso
tenerlo con me?" mi chiese.
"E' tuo, puoi prenderlo"
fu l'unica cosa che seppi risponderle. La vidi sorridere per la prima volta, mi
commossi, riuscii a stento a non piangere. Quel sorriso come un fiore
germogliato inaspettatamente dalla terra arida, era spuntato per magia come un
ruscelletto di gioia dal suo dolore. Mi disse infine: "Grazie" e se
ne andò via di corsa. Dal finestrino, mentre il treno lentamente ripartiva, la
vidi prendere del denaro da un tizio poco raccomandabile, poi sparì man mano
che m'allontanavo sulle rotaie. Chi era quella ragazza? Il mio libro le è
servito a qualcosa? Perchè il destino me l'ha fatta incontrare per un attimo?
Tutte domande senza risposte. Da quel giorno e dopo quell'incontro, io non ho
più avuto pace, per molto tempo ho pensato a lei, l'ho incitata nei miei pensieri
ad avere cura di se' stessa, ho pregato Dio notte e giorno per lei. Non so
dove, non so come, non so quando ma sono sicuro che la rivedrò, sì, io la
rivedrò.
Lei mi ha insegnato se non
altro, a non consumarmi nella mia tristezza perchè al mondo c'è anche chi sta
peggio di me, che forse, non sono poi così sfortunato.
E' un paese morto. Strade
malinconicamente deserte, aria pesante, spaventosamente tetra. Furtive ombre si
sparpagliano e si riuniscono subito dopo, quasi per sentirsi meno sole.
Silenzio assoluto interrotto soltanto da voli di pipistrelli, da rintocchi
lugubri di campane. Porte chiuse, finestre sbarrate, occhi atterriti ed
impotenti che, dagli usci delle case, spiano lei, signora e sovrana, padrona di
tutti noi. Lungo mantello nero, teschio in faccia, bastone per reggersi, curva
lei cammina zoppicando e lentamente, sola ed indisturbata. Nessun muro potrà
fermare la sua falce. Ha in mano un taccuino verde speranza dove vi sono annotati
i nomi e le ore di coloro i quali deve ancora chiamare ed uno nero morte con i
nomi di chi ha già rapito con sè. Bambini, continuate il vostro girotondo e
ridete di lei che vi sembra così buffa e troppo lontana. Ragazzi innamorati,
stringetevi forte l'uno all'altra, tra sogni e amore, lei non si commuoverà e
verrà a prendervi lo stesso.
Uomini e donne, accumulate
glorie e tesori, lei non si farà comprare e alla sua venuta tutto dovrete
lasciare. Vecchi, raccomandate le vostre anime a Dio, lei non avrà paura e sarà
molto più vicina di quanto possiate pensare. Gente chiusa nelle vostre case,
cos'è questo silenzio? Musica! e ridete forte, e scherzate forte, continuate il
vostro ballo in maschera, recitate la commedia della vita, ma sul più bello tu
sentirai bussare alla tua porta. Inutile ogni tentativo di fuga o di gridare
aiuto, interromperai la danza, toglierai la maschera, abbandonerai la tua dama
e le tue damigelle e andrai nostalgicamente deluso con lei, più non tornerai;
un istante di silenzio in casa tua insufficiente anche per piangere e poi,
immediatamente, lei rialzerà il sipario e riaccenderà le luci e la musica e la
danza, imperterrite, ricominceranno senza più una maschera: la tua. Sì, lei
porterà anche te in quel malinconico recinto di foglie morte ed alberi spogli e
stecchiti
e il tuo corpo straccio,
sdraiato si confonderà tra quelli che lì ci son già da tempo. Io, di colpo,
evito le braccia di chi vuol fermarmi e scappo giù in strada da solo e le corro
dietro: "Perchè?" le grido con disperazione, "perche devo
morire? Che male ho fatto per non poter vivere per sempre? Dimmi che ho
un'anima, un respiro che vivrà in eterno. Dimmi che il mio sangue non è il
liquido d'un automa, che il mio cuore non è un motore, i miei nervi non sono
fili sottili uniti tra di loro fatalmente,la mia mente non è un computer. Vedi
io ti parlo, ti sento, sono felice, sono triste, ho paura, so scrivere una
poesia. Ti prego signora sovrana, tu che sei l'unica che puoi, risparmiami, non
farmi morire. Io amo un fiore, una coccinella, un bimbo, amo la vita". Lei
si ferma e mi guarda in faccia. E' strano ma di colpo non ho più paura. E' così
naturale osservarla in volto, come se si trattasse di un incontro
indispensabile, sembra quasi una figura viva, e pensare che la immaginavo
diversa e cattiva. Lei mi risponde: "Va' via ragazzo, tua madre t'aspetta
a casa, e ricorda sempre, tu potrai anche essere come me per un solo istante
morendo, ma io non potrò mai essere come te quando risusciterai in eterno“. Poi
mi volta le spalle e girando l'angolo scompare. Io rimango confuso, triste e
felice nello stesso istante e piangendo divertito, correndo, torno a casa.
"ANIMA SEPOLTA"
Un’espressione poetica
d’avanguardia, alternativa, dove fobie ossessive e fantasmi interiori,
esternandosi, si tramutano con sepolcralità in energie negative lugubri e
macabre, segni indelebili d’una morte interiore eternamente rassegnata nel
misterioso mondo della follia e dell’inconscio. È la fine vitale d’un’anima
sepolta. L’autore sente dentro di essere ormai un’ombra che ha paura perfino di
rivedere la luce e come unico rimedio, non ha altra speranza che la morte.
Ti vedo tutte le sere al
solito posto sopra gli sterili binari d'un tram. Se hai freddo strofini le mani
per scaldarti, se non passano macchine continui a guardarti intorno. Gli
stivali neri di cuoio sempre gli stessi, la borsetta a volte rossa altre nera,
la minigonna, il solito trucco vistoso: questa sera però mi sembri più bella!
sexy più che mai. Chissà se sei sola nella vita
o se qualcuno ti ama!
Chissà perchè lo fai! Forse avrai un romanzo dentro da raccontare,
testimonianza di un'esistenza non bella come avrebbe dovuto essere. Vorrei
poterti aiutare, amarti, stare un pò con te! per la prima volta ti vedo con
occhi diversi, non mi interessa affatto il sesso. Non ho mai avuto il coraggio
di avvicinarmi a te, mi blocco ogni volta che provo, mi sembri quasi
irraggiungibile ma poi per dirti cosa? In fondo ho paura di fare tutto. Ti
scongiuro, fuggi con me prostituta sconosciuta! Ricominciamo insieme una nuova
vita, non consumarti più così! ti stai buttando via da sola! continui a farti
del male. Ti desiderano tutti ma quando torni a casa, non ti rimane niente. Ma
ora basta: devi cambiare la tua vita, è tempo di riscossa.
Non riesco nemmeno a
terminare questi pensieri che ti vedo salire già su una macchina sportiva.
Addio mia prostituta sconosciuta! sicuramente domani verrò ancora a vederti e a
tenerti compagnia in segreto e a distanza, forse mi sono innamorato di te o
forse abbiamo qualcosa in comune che ci unisce: siamo entrambi soli, che il
Signore ci aiuti!
Ti aspettiamo e ora che
entri in scena, indossa la tua maschera, con quel grosso sorriso stampato sul
viso ed il trucco che ormai fa parte di te. Nella voce e nei gesti, un po' mimo
e un po' attore, sai far tacere il tuo cuore, t'illudi di tornare bambino,
dimentichi in quegl'istanti la tua tristezza. Cadi, rialzati, ubriacati, balla,
grida, scherza e noi saremo lì, a guardarti, a ridere, ad applaudirti: sei un
attore e come tale devi essere trattato. Nessuno di noi in platea si domanderà
chi sei, proprio nessuno si preoccuperà delle tue sofferenze, per noi sei solo
un pagliaccio, una maschera e nulla più! Ci interessi per come appari, non per
quello che sei. Quando le luci del palco si spegneranno, tu ti troverai solo
con te stesso, come sempre del resto. E l’immagine tua vera riflessa, non potrà
più far ridere. Non sarai in grado di mentire, e quel grosso sorriso si
trasformerà in lacrima, una lacrima amara che scenderà sul tuo viso fino a
scioglierne il trucco. Ti auguro, caro pagliaccio, che la tua vita sia come la
scena, felice e divertente, e che tolta quella maschera, non ci sia più il
vuoto.
Cantavo il mio romantico
sogno nella notte davanti al palcoscenico buio di un teatro dove piccole
marionette allibite mi guardavano. Tutto intorno il vuoto più assoluto, non
percepivo umana presenza all’infuori di quei ridicoli pupazzi colorati: “Solo
noi possiamo comprenderti, sappiamo ascoltarti, abbandona gli umani e salta qui
sul palco da noi” mi dissero in coro. Così feci e diventai burattino tra i
burattini, rinunciai alla solitudine d’essere uomo, scelsi i colori, il teatro,
le marionette, diventai uno di loro. Su quel palcoscenico recuperai la mia vera
dimensione, mi ritrovai folle e disperato ma libero e felice.
Sono vivo o sono morto da
secoli? Sono libero o qualcuno mi guida? La via che seguo l'ho scelta io o è
stata già scritta? Questa mia storia buffa morirà con me o si perderà
nell'enciclopedia del tempo? Mi hai acceso la corrente ed il mio sangue ha
cominciato a scorrere. Mi hai caricato l'orologio e la mia pressione segna 80,
90,100. Mi hai dato la corda ed il pupazzo si sta muovendo ma la chiave che mi
dice chi sono perché non me l'hai data mai? Ti faccio ridere lo so ma io non so
chi sono. Allo specchio vedo la mia maschera. Mi guardo intorno ed ecco tanti
burattini come me: chi è bello, chi è corto, chi ha gli occhi verdi, chi sta
morendo e chi sta per nascere ma tutti con lo stesso sconosciuto destino. Mio
Dio, quanto sono stupidi i burattini umani! hanno un'anima ma non lo sanno.
Sono monotoni, tutti cronometrati: 99 centesimi di secondo ad un secondo e
corrono in ufficio. Si sposano per avere figli che a loro volta faranno altri
figli: che noia! che sciocchi mortali! che guadagno hanno a non lasciar
estinguere la razza umana? Tutti si chiedono di capire ma nessuno di loro ha
mai capito un bel niente. Tutti pronti ad insegnare ma insegnare cosa se
neanche loro non sanno nulla? Ognuno dice la sua, ognuno crede che abbia
ragione lui. E' un teatro folle e buffo pieno di burattini colorati, un enorme
carrozzone di maschere e coriandoli e anch'io, senza sapere come, mi ritrovo in
mezzo senza averlo minimamente voluto. Se guardi attentamente fra tutti questi
pupazzi che si muovono puoi vedere anche me: Vedi sono quello laggiù vestito
d'Arlecchino con i capelli lunghi e che sta sempre da solo, anch'io come gli
altri sto recitando la commedia della vita nel carnevale dell'incomprensibile
esistenza umana. Ti prego riconoscimi se puoi, distinguimi da tutti questi
burattini, dai un senso alla mia vita perché io non mi sento uno di loro,
perché io non sono fatto di bottoni e tasti e non voglio fili che mi muovono.
Vedi io piango e rido, so dare amore, sento di essere immortale e originale.
Sin da piccolo mi hanno programmato come un computer contro la mia volontà. Mi
hanno costretto a recitare in un palcoscenico che io ho sempre odiato e che non
mi appartiene. Mi hanno fischiato e applaudito mentre in realtà io piangevo
perduto tra tutti questi burattini in cerca d'allegria che compravano e
vendevano questa pelle mia. Mi hanno dato un nome che non è quello mio. Mi
hanno voluto per come io non sono: io angelo travestito da manichino. Ti prego
portami via e salvami, dimmi chi sono, io non mi conosco. Per questo ora dico
basta! non voglio più obbedire a regole e dogmi o a una falsa morale come gli
altri burattini. Preferisco sentirmi libero all'inferno che schiavo in
paradiso, padrone di niente, servo di nessuno. Meglio essere un uomo vero, solo
ed incompreso che uno dei tanti burattini umani.
(Racconto tratto dal libro APOCALISSE MENTALE)
Monologo in prosa
surrealista, cerebrale e filosofica. L’autore medita sul senso della propria
esistenza e sul destino universale di tutti gli esseri viventi. Si rivolge alla
natura affinché possa svelargli il mistero che circonda tutte le cose ma
l’interrogazione risulterà dolorosamente vana, non rivelerà nessuna verità e
porterà la sua mente sino al delirio. La natura continuerà ad apparirgli bella
e spietata, fino al punto di trasformare in poesia e vita, proprio come la
bellezza d’un tramonto, persino il doloroso momento d’un addio o della morte
stessa. La vita vana e fugace, è allettante e ingannevole come il canto delle
sirene, l’autore ne è consapevole ma, proprio per questo, sente di amarla
ancora di più e di non potersi più staccare da essa.
Seguendo la strada della
follia, si lascerà annientare in tutto il suo essere e in questa sua
apocalisse, troverà conforto in un poetico abbandono.
Ascolta.... ragazza
sperduta in quest'infinito.
E' notte, ogni cosa
intorno è spenta e tace. Nel silenzio, dolcissimo, altre sensazioni di un mondo
totalmente sconosciuto ma intrinseco con i nostri giovani spiriti, vivono con
suoni e colori in dimensioni parallele e niente è ciò che sembra. Attimo
fugace, come un fiore che sbocciando muore, in questa notte t'amo per non
amarti più.
Noi due siamo come
fantasmi nella notte, anime vaganti in cerca d'amore, muovendoci insieme, in
trasparenza, candidamente invisibili, ci avviciniamo piano per non aver paura
nell'oscurità.
Noi due fantasmi nella
notte, solitari astri dispersi nel grande firmamento lassù, senza tempo e senza
storia, rapiti dall'oblio, misteriosamente avvolti dalle tenebre, angeli di
questa giovinezza. Magicamente lontani dal flusso impetuoso della multanime
esistenza, noi due non avvertiamo più il battito sconfinato dell'infinito come
orrenda solitudine e mistero interminabile. La realtà ci appare come un susseguirsi
di fantasmi vuoti e meccanici ed ogni residuo di tristezza si smarrisce del
tutto o vibra remoto in un placamento soave.
Ragazza sconosciuta! sei
bella tra le ombre, sei più bianca della luna, il tuo viso brilla come una
candela..
Lascia questa mia mano che
hai stretto così fugacemente questa notte.
Alle prime luci dell'alba
le nostre strade si divideranno per non ritrovarsi mai più.
Abbiamo acceso un fuoco in
noi che il vento della vita che fugge spegnerà presto. Non dimenticarmi ovunque
sarai, io non ti dimenticherò ovunque sarò anche se resteremo per sempre
fantasmi nella notte.
Vivo quassù tra le
montagne, rifugiandomi nel mio nido silenzioso, in un lungo e solitario esilio.
Ho abbandonato il mondo con il suo grigiore per osservare felice i colori
dell'arcobaleno ed ogni volta scoppio a piangere di gioia mentre la mia anima
si purifica nella luce del sole.
Non ho incubi che mi
svegliano di soprassalto, non vedo più quei mille volti della gente pronti a
sommergermi, è lo sguardo magico della natura che m'incanta e mi protegge nel
buio come una madre schiude le ali sul suo piccolo, sento la rugiada gocciolare
sulla mia barba.
La scala dei miei giorni,
di gradino in gradino, sta salendo sin lassù, per questo veglio paziente ogni
alba che nasce, così giorno dopo giorno m'avvicino al cielo e non ho paura di
volare via nell'ora del tramonto, so che rinascerò in primavera per non essere
mai più solo.
La morte mi aprirà le
porte alla vita eterna e gli occhi della natura, che sono stati la luce della
mia terrena esistenza, diverranno gli occhi di Dio lassù. Attendo la pace della
sera per addormentarmi in un lungo sonno, stelle d'argento e cori di uccelli,
porteranno lontano oltre le montagne l'eco della mia solitudine ed i miei sogni
fragili saranno foglie verdi d'un albero solitario che la collera del vento non
potrà mai spazzare.
Un freddo e misterioso
inverno, busserai alla mia porta frustata solo dal vento, e addentrandoti nel
mio nido, troverai quel panno che mi asciugava il sudore, il bastone che
aggrappava la mia fatica, una candela che non si consuma. E quando sarai al
sicuro, rivivrai i ricordi di quello che sono stato, ammirerai la statua di
quello che sono adesso.
In un angolo buio, impolverato
da tele, scoprirai il mio diario segreto, frammenti d'una vita mai vissuta,
povera fuori, ricca dentro: Non bruciarlo ma fanne tesoro. E' la memoria che
infrange i secoli e vince il silenzio dell'universo, il buio della morte.
Non puoi fuggire da te
stessa, non devi nasconderti anche da me. Ormai io ti conosco sai, è come se
leggessi dentro i tuoi pensieri. Nei tuoi occhi da troppo tempo spenti ma
bellissimi e di straordinario colore, vedo riflessa chiaramente come per magia
la tua anima. Il tuo sguardo avvilente, etereo, quasi lunare smaschera questo
tuo essere creatura persa, come chi è presente solamente col corpo ed è lontana
mille anni luce con la mente Ma io provo ad immaginare il fascino di quel tuo viso
che sarebbe capace di ipnotizzare chiunque se solo potesse ritrovare la
bellezza e la spensieratezza del suo sorriso. Ti prego: apriti con me! Non
chiuderti tenendoti tutto dentro, forse non trovi le parole, non sai da dove
cominciare. Parlami del malessere che ti opprime e dal quale credi di non poterti liberare. Ci sono segreti,
esistono paure in te, lo sento. La tua vita è un mare in tempesta ed il tuo
futuro lo vedi annebbiato, hai già pianto parecchio fino a prosciugare ogni
lacrima ma dall'amarezza e lo sconforto di questo tuo dolore, ne uscirai fuori
e per sempre, se lo vorrai veramente. La mente mia ora precipita in fondo alla
tua, e in simbiosi con i tuoi stessi tormenti scopre un'ombra, intravede una
solitudine profondissima, si perde nel labirinto del tuo mistero lasciandosi
del tutto rapire dalla angoscia che ti possiede. Come fari abbaglianti nel
buio, i tuoi pensieri negativi sparano su me ma non mi uccidono, mi danno più
forza. Ti scongiuro: apriti con me! Io ti ascolterò con attenzione e pazienza
senza giudicarti affatto ma cercando di comprenderti, calandomi al tuo posto.
Ora dimmi perchè ti consumi così, cosa c'è che mi nascondi, c'è un pericolo che
incombe o un demone alle tue spalle. Dimmi tutto ciò che vuoi, qualsiasi cosa o confidenza, fammi partecipe
di ogni tua sensazione, io sono pronto a seguirti con cura, ovunque ed a
qualunque costo, finchè mi permetterai di farlo, amica mia! Non odiarti in
questo modo ma rendi il bene per il male, prova finalmente ad amarti un pò,
scaccia via dalla tua vita la tristezza, i fantasmi della notte, distruggi
definitivamente la disperazione. Sento che un sogno, una speranza sopravvivono
ancora sepolti dentro il tuo io, ti chiedono luce, entusiasmo, poesia, invocano
tenerezza. Ti supplicano soltanto di non arrenderti al male ma di lottare, di
non perdere la fiducia in te stessa, sanno che se vuoi ce la fai, puoi
riscattarti aprendo gli occhi che tieni bendati. Insegui quel sogno e quella
speranza, fallo con volontà e coraggio, credendoci fino in fondo, ti accorgerai
che sono più vicini e raggiungibili di quanto tu possa pensare. Fai piovere
amore su di te, apri la porta del cuore, quanto c'è di puro, di meraviglioso tu
l'avrai. Coltiva e lascia germogliare quegli amori trascurati ed abbandonati in
fondo al tuo cuore, sai bene che ci sono ancora, ti stupirai piangendo di gioia
nell'osservarli fiorire nella tua
giovane vita. Credimi, ti prego ascolta queste mie parole: apriti con
me! Io sono qui con te per aiutarti. Non c'è sbaglio o colpa alla quale non si
possa rimediare, non esiste sconfitta in grado di annullarti e non è mai troppo
tardi per riemergere. Adesso sei solo caduta ma ti giuro e sono certo che
presto ti rialzerai e rinascerai con più forza e più amore di prima. Credici,
credici, credici!
A dispetto del tempo che
inesorabile scivola sui miei anni, son rimasto quel bambino sperduto di ieri
con lo stesso terrore di crescere, solo ed incompreso tra mille paure. Ho
ancora voglia di sognare, illudermi, fantasticare. Vorrei rifugiarmi in un
mondo solo mio, ricco di colori e d’ingenuità, dove poter finalmente tornare
bambino senza crescere più, allontanando le terribili ombre della solitudine,
della vecchiaia, della morte stessa, ma è un mondo fragile spezzato crudelmente
dalla nuda realtà. Così, ogni volta che provo a volare in alto, una forza
sconosciuta ed impietosa, mi taglia le ali ed io precipito giù più triste che
mai, come un gabbiano che non vola più, mentre le mie lacrime, quelle stesse
che percorrevan lente il mio viso pulito di bambino, continuano a non sapere
quel che loro stesse vogliono e a non trovare quel fazzoletto che le possa
asciugare per sempre. In esse, vedo riflessi i miei sogni, li vedo morire uno
dopo l’altro sciogliendosi come gocce di pioggia disposte in fila, sospese alla
ringhiera.
Continuo ad osservare con
occhi limpidi e stranieri, l’immenso mare della vita ma è sempre inutile
sforzarsi nel tentativo d’immergersi. Vedo lontano quel veliero che da piccolo
chiamavo col nome di speranza e che non è partito mai. Eppure m’accorgo che
dentro e fuori di me, v’è ancora tutto da scoprire e da imparare. Sento in me
una grande energia vitale, creativa ed artistica. C’è in me una sensibilità profondissima,
spaventosamente grande a confronto del mio fragilissimo essere che più
s’ingrandisce e più resta isolata, soffocata dentro come un vulcano che dorme.
Vorrebbe esplodere e sommergermi come un fiume in piena ma non può farlo, come
una bottiglia smossa dalla quale non è possibile togliere il tappo. Forse sono
troppo diverso da tutti perché possa essere capito, o forse è solo colpa mia se
non riesco a esternare quello che ho dentro. Comincio a credere di essere un
folle, quasi un alieno, così almeno mi creo un alibi per giustificare questo
mio giovane vivere, terribilmente e prematuramente invecchiato.
Ho un disperato bisogno di
vita, di giovinezza, di entusiasmo, d’amore. Con chi potrò aprirmi manifestando
come sono dentro? Chi potrà veramente capirmi? Vorrei trovarti e finalmente
gridarti con tutto il fiato che ho: “Ispirami, sconvolgimi, amami”. E intanto
cresce il terrore d’invecchiare e il desiderio di morire ancor prima di vedere
il mio corpo mortificarsi con le prime rughe. Non potrei mai sopportare il
tremendo contrasto tra l’immortalità del mio spirito che, nonostante tutto
sembra che esista, e la debolezza del mio corpo in declino. Sono sicuro che
dentro, resterò sempre un bambino mai cresciuto anche se avrò i capelli bianchi
e conserverò intatta nelle pupille degli occhi, la stessa luce ch’emanavo da
piccolo. Amo troppo la giovinezza e non posso fare a meno di sognare per
potermene fare una ragione sulla vecchiaia che è uno stato del tutto naturale
e, di conseguenza, accettarla con rassegnazione o addirittura giustificarla.
Per me la vecchiaia resta il più grave e doloroso castigo che la natura scagli
contro gli uomini. È più malvagia e terrificante persino della morte. Eppure
devo ammettere che la mia solitudine e la mia tristezza, sono nate con me, le
ho conosciute da giovane, almeno in questo, la vecchiaia non c’entra.
Estraniato da sempre dalla vita, non avendo niente ed essendo di nessuno, ho
scoperto man mano me stesso. La mia solitudine è simile ad un messaggio chiuso
in una bottiglia e gettato in mare. Forse un giorno, quando non ci sarò più,
leggendo queste mie accorate riflessioni, mi capirai e, scoprendo che valevo
qualcosa, piangerai per me.
È notte fonda ed io sono
ancora sveglio con lo sguardo assente nella mia camera silenziosa, unica mia
compagna, testimone di tanta solitudine. Senza chiudere occhio, penso a tutto e
a niente. I vecchi soliti dubbi mi si accavallano in mente: come posso dormirci
sopra? Sì, lo so! Fermarsi qui a pensare non si può, farla finita neanche. È
solo mia la tristezza, la fine. Non ho più la forza di lottare ormai. Un altro
inverno è in me, non devo crollare proprio adesso buttandomi via, devo trovare
il coraggio di andare avanti da solo: Dove siete amici miei che avevo? Anche tu
mi hai detto infine addio voltandomi le spalle, non sono più niente per nessuno
ormai. Mi guardo intorno e vedo solo il vuoto. Grida la voce del mio cuore,
spenta dal dolore che nessuno ascolta più. Vorrei non essere mai nato, chiudere
gli occhi e scomparire in un attimo. Non so che sarà di me, sono confuso,
disorientato, mentre gli anni passano veloci. Fuori è buio ed io tremo,
comincio ad aver paura. Mi rigiro nel letto, grido nel sonno, ho incubi, sto
male, piango e non ce la faccio più. Ho vissuto una vita che non è mai stata
vita.
Dove fuggire un’altra volta?
Come placare questa mia ansia fortissima? Ormai le ho già provate tutte, ogni
tipo d’evasione, non è servito a niente! Ora mi ritrovo solo, nel buio, con i
fantasmi della notte che m’inseguono molto più di prima. Sono nato solo. E solo
morirò.
Non so se sono davvero un poeta nonostante abbia scritto un’infinità di versi ma non m’importa affatto di saperlo, lo sento dentro di me e non devo dimostrare a nessuno di esserlo. L’unica cosa che so di certo è che scrivere mi fa sentire veramente bene, mi trasporta in alto, liberandomi dall’ansia e dalla materialità di questo mondo. È difficile spiegare, anche per me che mi reputo uno scrittore, quello che provo nell’intimo tutte le volte che ho una penna in mano: è una sensazione di forza, potenza, libertà, eternità mischiate tutte insieme e mi lascio trascinare via dalle parole che scrivo e che mi sommergono come un fiume in piena, incontrollabile, inarrestabile che vuole straripare. Credo che solo quando scrivo riesco ad essere veramente realizzato: sono me stesso, libero! L’arte eleva l’uomo rendendolo immortale. Quando creo una storia arrivo a sentirmi addirittura Dio nel far vivere e morire a mio piacimento i personaggi che invento.




























Commenti
Posta un commento