L A I L A
L A I L A
Un breve racconto
appassionato ed
intenso
a tratti tenero e
struggente.
Un ragazzino
solitario ed introverso
una giovane donna
disinibita e spigliata
mossi dallo stesso
desiderio:
conoscersi a fondo e
sperimentare nuove emozioni.
L’autore,
con umana
comprensione
e senza mai scadere
nella volgarità,
scruta, indaga,
penetra l’animo umano
mette in luce
sentimenti e debolezze
coglie e svela ogni
pensiero
con finissima
introspezione.
Dicono che le storie
d’amore tra persone di età differente, siano destinate a fallire in breve tempo
e si presume non abbiano prospettive future di alcun tipo ma io, della mia
Laila molto più grande di me, conservo ancora il ricordo, ed è il ricordo più
bello di tutta la mia vita.
Tutte le ragazze o
donne che ho immaginato di possedere o che ho avuto realmente nel corso della
mia esistenza, messe insieme, perderebbero nettamente il confronto con lei,
Laila, il mio sogno proibito, il mio desiderio peccaminoso, il diavolo vestito
d’innocenza, la malizia più sfrontata che si sposa con la tenerezza
più disarmante; colei
che detiene il potere ancestrale di unire in simbiosi inferno e paradiso, angeli
e demoni, fiamme e virtù.
Dicono inoltre che i
rapporti intimi consumati o vissuti in età troppo immature, possano segnare
negativamente e per sempre un essere umano; ma io, solo grazie alla vicinanza
del corpo di Laila, son diventato poi un artista creativo, una specie di
“alieno”, un sensitivo, profondissimo nella sensibilità e nello spirito. La sua
carica erotica, la sua potenza ammaliatrice meravigliosamente devastante, mi
hanno reso vivo nel corpo e ancor più nella mente. Dietro l’apparenza d’una
opprimente angoscia e della mia inguaribile solitudine, emerge prepotente un
flusso inarrestabile di energia vitale, indomabile e che non conosce limite.
Avevo compiuto da
poco quattordici anni quando lei senza preavviso prese possesso della mia vita
come una spada affilata conficcata dentro la mia tenera carne, fragile
rivestimento d’un corpo ancora impubere.
In quel tempo
lontano, ricordo adesso che ero sempre triste, a dispetto della mia
giovanissima età. Tremendamente malinconico ed introverso, solo e senza amici,
possedevo però già da allora in me, l’embrione di quello che sarei diventato
dopo, crescendo, e quel che è accaduto con Laila, non ha fatto altro che
rendermi consapevole della mia vera natura, quasi come se il destino me
l’avesse mandata apposta per affrettare i tempi di questa mia consapevolezza e
per incitarmi a non reprimerla facendomi del male, annullando me stesso.
Non avevo avuto una
ragazza fino a quel momento, non conoscevo ancora l’intensa emozione del primo
bacio, gli elettrizzanti brividi che scaturiscono dal contatto con un corpo
diverso dal mio che già avevo imparato a conoscere bene attraverso le mie
continue ed intime carezze solitarie.
Uno strano ragazzo
ero io, e forse in parte lo sono ancora, e chissà se è stato esclusivamente per
questo motivo che il destino, beffardo, a volte crudele, altre ironico, si è
premurato di far accadere gli eventi al momento giusto ed usando la persona
adatta affinchè i suoi disegni trovassero realizzazione, ennesimo copione di
uno strano ed incomprensibile teatro che è la vita, con i suoi attori
mascherati che si muovono come marionette appese a fili ingarbugliati, senza
identità e senz’anima, nel crudele gioco della vita e della morte, tra cause ed
effetti, credendo di operare secondo il proprio libero arbitrio ma in realtà
resi intelligentemente schiavi da qualcosa o qualcuno che nessuno conosce ed è
in grado di definire. La mia deliziosa ed accattivante Laila non era altro che
la figlia di questo destino e come tale doveva obbedirgli.
Ero seduto su una
panchina di “villa Dante”, uno spazio di verde molto grande situato nei pressi
del centro di Messina, la mia città. Potevano essere circa le 2 o forse le 3
del pomeriggio, non ricordo bene con esattezza ma era un orario nel quale a me
piaceva e piace ancora molto, uscire per camminare un pò per le strade. Ricordo
anche che era un giorno di primavera inoltrata con una temperatura abbastanza
mite ed un’aria fresca, gradevole da essere respirata. Vi era il sole, il cielo
si mostrava azzurro ed anche il verde del parco, l’ombra degli alberi col
sottofondo del cinguettio degli uccellini sul nido, in armonia con la serenità
della natura, sembravano richiamare alla vita e forse all’amore.
Mi trovavo in uno
stato di assoluta calma, quasi irreale, assorto in enigmatici pensieri, con la
testa tenuta fra le mani e lo sguardo assente rivolto fisso in giù verso il
terreno, cosparso di foglie. A prima vista, a chiunque fosse passato per caso
di lì in quel momento, potevo benissimo dare l’impressione di un ragazzino
perdutamente solo con i suoi pensieri ed in preda alla disperazione e allo
sconforto più cupo ed oscuro senza nessuna possibilità di salvezza, privo di
qualunque via d’uscita. Quell’atteggiamento però, paradossalmente, significava
interiormente per me, un modo di sentirmi che era esattamente l’opposto di quel
che appariva; era per la mia psiche, sinonimo di rilassatezza mentale e fisica,
serviva a tranquillizzarmi dentro, mi induceva alla meditazione, alla libertà
creativa dei pensieri.
Fu esattamente in
quello stato e proprio in quella posizione che mi vide Laila per la prima
volta.
Non so spiegarmi
ancora adesso il perchè si sia avvicinata a me non conoscendomi affatto e quali
vere intenzioni o motivazioni l’avessero spinta a farlo nè se oscuri e
complicati pensieri guidassero la sua mente. So però con certezza che lo fece,
purtroppo o per fortuna, e che da quel momento, tutta la mia vita cambiò
radicalmente e niente fu come prima: ero segnato ormai! L’uomo bambino che era
già in me, è stato partorito proprio in quell’attimo ed ha visto per la prima
volta la luce, per poi diventare , nel corso degli anni, quell’uomo “strano” e
“misterioso” che è adesso e che sono certo, rimarrà tale fino alla fine dei
suoi giorni.
Sentii, mentre
continuavo ad essere immobile e pensieroso a testa in giù, una mano dolce,
carezzevole, vellutata, quasi serica accarezzarmi i capelli, avvertii la tenera
ed infantile rimembranza di quando, piccolissimo, mi trovavo impaurito fra le
braccia amorevoli di mia madre. Quella mano leggera e direi magica che giocava
spettinando e ricomponendo con cura la frangetta dei miei capelli, quasi come
fosse il tocco di un angelo, si accompagnava poi ad una voce suadente e persino
fiabesca, a tratti misteriosa, che contribuiva alla creazione di quell’insolito
incantesimo. Rimasi con gli occhi socchiusi per imprimere nella mia mente e nel
mio cuore quelle vibranti e intense sensazioni, del tutto inaspettate e mai
provate prima, senza la volontà di alzare minimamente lo sguardo nel tentativo
di scoprire la fonte di quel benessere, era come se avessi paura di svegliarmi
rovinando quel bellissimo sogno, un sogno che però poteva anche cominciare
nell’esatto momento in cui mi sarei risvegliato e forse si sarebbe rivelato
ancora più bello.
Fu lei e soltanto lei
però che interruppe quella magia sussurrandomi all’orecchio:
“Cosa c’è che non
va?”—”Perchè sei così triste?”—”Hai l’aria di chi ce l’ha col mondo intero,
vuoi parlarne con me?”
A quel punto,
d’istinto, alzai immediatamente gli occhi indirizzandoli su lei, cambiando
repentinamente posizione ed atteggiamento: mi trasformai infatti in un
ragazzino curioso ed attento assolutamente determinato a risolvere il suo
complicatissimo rebus mentre il mio sguardo, prima timido ed impaurito, ora,
incrociando il suo, si mostrava forte e penetrante come se fossi io l’adulto e
non lei.
Siamo rimasti
entrambi così: occhi negli occhi, sguardi che si scrutavano in silenzio, menti
che cercavano in tutti i modi di capirsi non conoscendosi ancora. E fu proprio
nell’incertezza e nell’incomprensione di quegli attimi, che io capii dentro di
me chiaramente che, più o meno consapevolmente, mi sarei consegnato
completamente a lei, alla sua forza seduttrice, al suo malizioso ed intrigante
gioco; avrei dato a quella misteriosa e sconosciuta ragazza, il mio corpo e la
mia anima, accettando tutte le possibili conseguenze di una simile ed
incondizionata resa, pronto a raccogliere poi tutto ciò che di bello o di
tenebroso sarebbe potuto accadermi.
Come un sesto senso
chiaro ed inconfondibile, capii che quella ragazza, molto più grande della mia
età, mi avrebbe trasportato con se’ in posti inesplorati, sconosciuti,
indefiniti, non compatibili con la ragione o con la morale ma, proprio per
questo, attraenti e ricchi di fascino dove la libertà dell’istinto e delle
sensazioni più intime dell’animo umano, non conoscono limiti, non sanno e non
vogliono fermarsi davanti a niente.
Quello che ricordo
ancora con meraviglia e tenerezza, è l’amore che io sentii subito per lei sin
dal primo sguardo, proprio come un ragazzino alla sua prima “cotta”, mi
innamorai perdutamente di Laila, nonostante l’enorme differenza d’età,
nonostante non sapessi nulla di lei; ma la magia, e insieme la purezza genuina
ed originaria di quel sentimento, non possono essere razionalizzati e giudicati
per nessun motivo al mondo, perchè in tutto ciò che sa di magia, non può
entrarvi il reale o la logica.
Ero fermamente
convinto che quella ragazza già donna potesse essere e diventare il mio primo
amore e quindi, conseguentemente, avrei avuto la possibilità di sperimentare e
gustare le emozioni uniche del primo bacio, delle prime intimità, dei primi
piaceri fino ad allora solo immaginati. Tutte queste meravigliose ed avvincenti
scoperte per un ragazzino ancora totalmente inesperto in quel campo quale ero
io allora, sentivo dovevano essere interamente affidate e subordinate alla sua
persona, adattissima e meritevole ai miei occhi del ruolo che avrebbe dovuto
adempiere; era quella sua straordinaria ed esplosiva figura di giovane donna a
darmi questa certezza, e ancora, il suo essere così splendidamente ambigua, un
pò angelo e un pò diavolo, dolce e glaciale, comprensiva e sfuggente, vicina
eppur mille anni luce lontana: amica, sorella maggiore, amante.
Non fui in grado di
rispondere con la voce a quelle sue prime domande che la facevano assomigliare
più a una poliziotta che a una fidanzata, la mia volontà nel farlo era
annientata dalla sua folgorante bellezza, rapita e vittima del suo misterioso
fascino. I suoi occhi, intriganti, indagatori, riuscivano ad emanare ugualmente
luce. Il suo corpo mi dava l’impressione di una potentissima calamita capace di
attirarmi col suo campo magnetico fortemente a sè a tal punto da dover
resistere con tutte le mie forze per non venire risucchiato da lei.
Mi chiedevo con una
certa insistenza senza per altro trovare risposte adeguate, il motivo per il
quale una ragazza così bella si potesse interessare ad un moccioso come me che
in fondo puzzava ancora di latte considerando il fatto che dimostravo circa
dodici anni e non ero affatto sviluppato da uomo; ero infatti molto più simile
ad un bambino, esile e con i caratteri sessuali non ancora delineati, e per di
più un ragazzino fino ad allora sempre solo e dimenticato da tutti che poteva
passare tranquillamente sotto le gambe degli adulti senza essere notato. Per
tutti questi motivi, per un attimo mi balenò nella mente confusa e
disorientata, predisposta sin da allora ad essere preda della fantasia,
l’ipotesi che lei non appartenesse al mondo reale e che fosse addirittura un
fantasma o facesse parte di un sogno, come una creatura immortale e senza
tempo, figlia di pura immaginazione. Ma era troppo vera, troppo seducente,
troppo carnale per essere stata inventata da me. Continuavo quindi ad
osservarla con una certa insistenza e notavo che lei non ne provava affatto
imbarazzo ma anzi, al contrario, si sentiva fiera di se’, si divertiva ad
essere scrutata in quel modo da un ragazzino, era esibizionista assai più di un
pavone che mostra le sue grazie. Guardavo con attenzione e curiosità tutto di
lei: i capelli lunghi fino alle spalle, ben pettinati, di colore nero intenso
come se fossero stati appena tinti ad arte dal parrucchiere per spiccare ancora
di più con quegli occhi celesti dentro i quali ci si poteva perdere tra cielo e
mare senza mai più ritrovarsi, in un contrasto di bellezza e fascino da lasciar
chiunque la osservasse, senza fiato e senza parole. Anche il suo fisico era
perfetto, tale da far invidia alla più sexy delle modelle, era alta, parecchio
più di me, con le forme giuste in ogni parte del corpo come se fossero state
scolpite appositamente per essere adattate a lei, dal più grande scultore di
tutti i tempi. E poi il suo profumo o il suo odore naturale, non saprei, sembravano
un tutt’uno: era così irresistibile che anche il più pudico e puro dei maschi
esistenti sulla terra, non avrebbe potuto resisterle, credo che nessun uomo
vivo potesse rinunciare a lei.
Indossava una
camicetta bianchissima come la sua carnagione, una gonna di jeans non troppo
corta ed un paio di scarpe da ginnastica anch’esse bianche.
Un look tipicamente
da teenager che ai miei occhi e non solo, aumentava di molto il suo potere
seduttivo che possedeva comunque anche nei gesti e nel modo di fare. Ma sarebbe
stata attraente ugualmente in qualunque modo si fosse vestita, anche da zingara
o da barbona
e specialmente nuda.
Vedendo che io non
parlavo affatto e che non avevo ancora risposto alle sue domande iniziali, mi
chiese educatamente il permesso di sedersi sulla panchina al mio fianco, ed
osservando il mio segno di assenso manifestato mimicamente col semplice
abbassamento del capo, lo fece immediatamente, in fondo era quel che voleva pur
di entrare in un rapporto di confidenza e di dialogo con me. Mi si sedette
accanto tirandosi i lunghi capelli indietro con le mani, portando il petto in
avanti, accavallando le gambe ed infine emettendo un breve ma intenso sospiro.
Non so cosa mi prese
nella mente e nel corpo in quell’attimo ma di certo fu qualcosa di veramente
incontrollabile e insieme sconvolgente: mi ritrovai col cuore che batteva
fortissimo all’impazzata, peggio di un tamburo, sembrava volesse scoppiarmi in
petto da un momento all’altro, ricordo che pensai subito ad un possibile
infarto. Ma era solo uno sconvolgimento naturale, generale però che
coinvolgeva, propagandosi a vista d’occhio, ogni parte del mio corpo.
Un’eccitazione di gran lunga superiore alla masturbazione o alla visione di
giornaletti pornografici o films a luce rossa, tutte sensazioni che avevo già
sperimentato in passato. Questa volta si trattava di molto più di una semplice
eccitazione, l’adrenalina era a mille, devastante, inebriante, il sangue
correva veloce e pareva bollire nelle vene, il respiro diveniva sempre più
affannoso, sembrava mi mancasse l’aria, un malessere totale e diffuso ovunque
che paradossalmente, aveva i connotati del piacere, non capivo più la
differenza fra lo stesso piacere e la sofferenza perchè in fondo si trattava
anche di sofferenza, non fosse altro perchè tutto il mio corpo nella sua
totalità stava reclamando ad altissima voce uno sbocco immediato, come se si
trattasse di una questione di vita o di morte, uno sbocco che io non
potevo e non sapevo dargli. In quegli attimi così unici e particolari, ho compreso
il dramma dei cosiddetti “maniaci sessuali” o delle donne “ninfomani” e che in
fondo, maniaci a causa del sesso, lo siamo un pò tutti se analizzassimo più
obiettivamente e senza falsi pudori la nostra situazione di esseri carnali. La
cosa tragica e comica al tempo stesso di quel periodo, consisteva nel fatto che
dovevo cercare di nascondere tutto il mio sconvolgimento interiore a Laila pur
avendola vicinissima. Ho messo una gamba sull’altra illudendomi ingenuamente di
coprire la mia erezione ma nulla potei fare per celare il rossore che appariva
nitidamente dipinto sulla mia faccia. In quel momento, la differenza d’età fra
me e lei non contava più nulla, era disintegrata, regnava soltanto il mio
giovanissimo corpo d’adolescente, esplosivo nei sensi per l’età ma soprattutto
per natura, specie la mia natura già così predisposta a simili sollecitazioni e
a picchi di altissimo livello.
Cercai di girarmi
dall’altro lato guardando in tutte le direzioni possibili ed immaginabili pur
di non incontrare il suo sguardo, ero ridicolo, commovente, tenero, con la
assurda presunzione di nascondere ad una donna che stava proprio al mio fianco
e molto più esperta di me, quello che nel corpo e nei miei pensieri provavo.
Non avevo l’esperienza e la maturità di comprendere che ad una donna se sei
furbo e sai recitare, puoi nasconderle tutto, tranne la reazione fisica che hai
nel desiderarla.
Non so cosa passasse
nella testa di Laila in quei momenti di evidente imbarazzo ed eccitazione per
me, non mi posi neanche il problema perchè ero troppo preso da quel veleno
dolce e logorante che mi scorreva nel sangue. Sicuramente però, nemmeno lei
doveva essere tranquilla, non poteva affatto esserlo a meno che quella
situazione riusciva ad analizzarla con occhi comici e non di disperazione, quest’ottica
le avrebbe assicurato una relativa calma e un certo controllo anche su lei
stessa. Forse, può anche darsi, che l’idea di avere accanto a lei fisicamente,
fin quasi a sfiorarla, un ragazzino alle prime esperienze e forse del tutto
vergine, la stimolasse emotivamente e sessualmente, scuotendola, ed io capii
per la prima volta in vita mia che l’incontro tra due persone mentalmente
libere e oserei dire “perverse”, riesce sempre a provocare una miscela di
adrenalina esplosiva, condannata senza appello dalla morale e dalla chiesa ma
incoraggiata senza limite dall’istinto.
Ho compreso anche il
micidiale potere che ha su di me “il fascino del proibito”, una scoperta che è
diventata “legge” per il resto della mia vita e che ha creato una dipendenza da
esso che non sono riuscito ancora a vincere nonostante abbia fatto ogni sforzo
possibile e ogni sorta di preghiera, continui disperati tentativi sempre
inutili ed incapaci di debellare questo mio invisibile amico-nemico,
evidentemente è talmente radicato nella mia psiche da essere più forte persino
della mia stessa volontà: è un dramma tutto umano e carnale quando il male,
individuato come tale, ha ancora presa su di te perchè reso immune dalla tua
inclinazione naturale, è come un nemico che per una vita intera ha convissuto
con te ingannandoti mentre tu con fiducia lo reputavi amico e che poi
improvvisamente e quando meno te lo aspetti, scopri essere il più cattivo dei
mali e tu, pur allontanandolo, non sei in grado di odiarlo come dovresti
proprio perchè senti che una parte di te, più o meno consistente, morirebbe con
lui se provassi a bruciarlo, purificandoti.
Ma se dovessi
analizzare oggettivamente e basandomi soltanto su come mi apparisse all’esterno
Laila, forse un pò superficialmente, a prima vista, l’impressione che mi
darebbe sarebbe quella che lei avesse dentro, una assoluta tranquillità. Ero
io, al contrario suo, ad essere un vulcano di idee confuse che si accavallavano
nella mente l’una sull’altra, miriadi di domande puntualmente senza risposte,
un’infinità di iniziative che morivano sul nascere senza alcuna realizzazione
pratica; qualunque psicanalista avrebbe trovato terreno fertile e materiale in
abbondanza per favorire i suoi studi, Laila ma soprattutto io, eravamo cavie da
laboratorio davvero perfette.
Restammo quindi
entrambi in silenzio, ciascuno aspettava che fosse l’altro a parlare ma nessuno
di noi due si decise a farlo. Non riesco a quantificare col tempo la durata di
quel silenzio, so solo che per me è sembrato non aver mai fine, un’eternità ma
il tempo è relativo quando ti trovi in uno stato di tensione emotiva o di
stress mentale quale era il mio.
Fu lei, la mia Laila,
che riprese in mano la situazione e a condurre quello strano gioco, e forse è
stato giusto così perchè era la più grande.
“Posso presentarmi,
vuoi?— Io mi chiamo Laila ed ho ventisei anni!— E tu, tu come ti chiami?—
Quanti anni hai?— Che classe frequenti a scuola?”
Io, del tutto
rassicurato da quei suoi gesti sempre dolci, convincenti, garbati che
denotavano educazione, rispetto, una grande attitudine in genere verso la
socializzazione, la sentii subito amica e complice, ricominciai a trovarmi a
mio agio, avevo fiducia in lei ed anche l’eccitazione sembrava essersi placata
come per miracolo, tanto che mi venne naturale risponderle:
“Piacere! Il mio nome
è Claudio ed ho quattordici anni compiuti da poco.— Sono in primo superiore”.
Ricordo che fui
colpito da quel suo nome che sembrava più adatto ad un personaggio dei cartoni
animati che a una ragazza, lo trovai alquanto buffo e strano ma non le dissi
nulla per delicatezza.
Così anche lei potè
sentire per la prima volta la mia voce.
“Sembri più piccolo”—
mi disse ancora lei sorridendo e facendomi intuire che la cosa non le
dispiacesse affatto.
“Sì, lo so!— Me lo
dicono tutti!— Ma ho tempo per crescere” —fu la mia risposta, semplice e
simpatica.
Quindi restammo
nuovamente in silenzio per un altro pò di tempo, a volte stare zitti ha più
valore di mille parole, accresce il mistero, crea poesia, serve a riflettere
per non commettere errori o passi falsi che potrebbero pregiudicare tutto
quello che di buono è stato costruito fino a quel punto.
Fu di nuovo lei a
riprendere l’iniziativa formulando altre intriganti domande:
“Hai la ragazza?”
“No!”— le risposi
deciso io.
“Come mai ?”— mi
chiese di nuovo lei ancora più incuriosita.
“Non lo so neanch’io,
non ho mai avuto una ragazza in tutta la mia vita, spero di trovarne qualcuna
che mi voglia prima di diventare vecchio!”— le dissi un pò sfiduciato ma con
sincerità.
Il fatto di scoprire
che non ero mai stato con una coetanea e conseguentemente neppure con una donna
e che quindi ero assolutamente vergine come terra di conquista da esplorare, la
colpì profondamente.
Lo avvertii dal suo
sguardo che si accese di colpo, una luce attraverso la quale captavo una
morbosa curiosità di approfondire questa nostra amicizia che già sul nascere
non era normale. Riuscivo altresì a comprendere che lei provava pure un intenso
desiderio di conoscermi meglio, desiderio che sarebbe stato sicuramente
legittimo e giustificabile se io ero un ragazzo di un’età simile alla sua ma
che risulterebbe apparentemente incomprensibile per chiunque l’avesse
analizzato in quel contesto.
Non capivo ancora
bene quale fosse il suo folle proposito nei miei riguardi oppure lo sapevo perfettamente
perchè ero un ragazzino molto sveglio ed intelligente malgrado l’età, forse
inconsciamente mi piaceva rimanere nel dubbio, lasciarmi del tutto rapire da
quell’alone di mistero che copriva ormai entrambi, per essere vittima ed
insieme attore principale di questo strano ed insolito film. Desideravo poter
scoprire la verità un poco alla volta per gustare meglio gli eventi,
soprattutto quando si trattava di situazioni così stuzzicanti e coinvolgenti,
capaci di avere presa su persone di qualsiasi età e quindi anche su un
ragazzino di quattordici anni che ne dimostrava a malapena dodici.
Laila continuò poi a
farmi altre domande semplici e scontate sulla mia famiglia, sui miei amici, sui
miei passatempi, i miei gusti musicali, sulla scuola ma senza mai entrare in
argomenti inerenti alla mia sfera intima specie nel campo sessuale, io
rispondevo a tutte le domande, sempre e con la massima sincerità.
Dopo essersi
assicurata che potevo tranquillamente rimanere fuori da casa almeno fino alle
otto di sera, come un fulmine a ciel sereno, mi chiese improvvisamente senza
indugi, frantumando quell’atmosfera di normale, sereno dialogo e servendosi di
una voce divenuta di colpo adulta, determinata, risoluta :
“Vuoi venire a casa
mia?”— Mi fai compagnia?— Non abito lontano da qui—Ho la macchina posteggiata
vicino alla villa, una panda rossa.— Abito da sola in un appartamentino piccolo
con due stanze, col mio fidanzato ci siamo lasciati per sempre, ora sono
libera, libera come l’aria, anzi come l’aquila, hai mai visto le aquile volare,
libere?”.
Mentre mi diceva
questo, avvertivo in lei una certa eccitazione che similmente era presente
anche in me, cercava di mostrare il più possibile sicurezza, mi dava invece
l’impressione di essere alquanto spaventata come se temesse di essersi spinta
oltre il limite fino a sconfinare là dove sarebbe stato difficile poi
controllarsi, faccia a faccia con il volto inquietante del rischio.
Ma il desiderio
crescente di ricevere al più presto una mia risposta, positiva o negativa che
fosse, le riede di nuovo forza e coraggio annullando quel germe di pentimento
che si stava affacciando in lei per riportarla alla ragione, quella della
logica, non della carne.
Io mi sentii venir
meno e il mio cuore riprese nuovamente ad accelerare il suo ritmo senza sosta,
anche a quattordici anni si può desiderare una donna e la passione che si
accende non si può indirizzare verso un’età specifica, la legge dei sensi va
dove vuole e tu hai solo da scegliere: o la reprimi o la segui! Ed io, in
bilico, posto esattamente al centro o per meglio dire sospeso tra queste due
soluzioni, in un primo tempo non sapevo proprio che fare, come comportarmi.
Cercai in quel
brevissimo tempo che Laila mi concedeva per rispondere, per quanto mi era
possibile in quella situazione di totale confusione e smarrimento mentale, di
riordinare in qualche modo le idee per poterle dare una risposta il più
possibile coerente con la mia volontà, ma non può esistere una scelta libera
dove vi è il richiamo dei sensi e per di più a soli quattordici anni. Di certo
riuscivo a comprendere che la desideravo o più semplicemente ne ero fortemente
attratto come forse anche lei inspiegabilmente lo era verso di me. Mi piaceva
tutto di lei, la differenza d’età, per me, non era affatto un problema. Pensavo
che se si fosse trattato di una mia coetanea, sarebbe stato sicuramente tutto
più facile, naturale e meno complicato ma mi rendevo conto al tempo stesso che
il desiderio non sarebbe stato così forte ed intenso, il solito e sempre
presente “fascino del proibito” si diverte ogni volta ad uscire alla scoperto
nei miei pensieri rivendicando il suo incontrastato potere su di me sin
dall’età di quattordici anni e ancor prima. Il desiderio di voler andare fino
in fondo a quella storia, la curiosità in parte fanciullesca di conoscere il
finale, di aprire quel cassetto che tutti ti dicono sin da piccolo di tenere
chiuso senza spiegarti il perchè, il timore di avere poi rimpianti per aver
perso un’occasione mai più ripetibile e altri motivi simili messi insieme, mi
spinsero in maniera decisa ad accettare il suo invito, del resto a quell’età
gli ormoni sono in tempesta, non li puoi controllare e dominare, basta un
nonnulla per farli esplodere, reprimerli ti fa stare peggio; è un pò come avere
una Ferrari e non sapere come guidarla e a chi ti offre la possibilità di farti
da istruttore di guida, chiunque esso sia, tu non puoi dire di no. E questo è
esattamente che quello che ho fatto io, prendendo in esame il dato che
avevo trovato una istruttrice di guida che era una vera “bomba” e conosceva
bene il suo mestiere. Certo ci poteva essere il rischio di correre troppo e di
essere vittima di un incidente stradale più o meno grave ma è sempre meglio
correre che star fermi, e poi non è affatto detto che si investa, basta usare
prudenza ed avere fortuna, quella è necessaria sempre in ogni campo della vita.
Così la mia voglia di sentirmi già grande ha trionfato contro l’idea di restare
chiuso nella bambagia e dissi un sì convinto a Laila.
Scaricare comunque
tutta la responsabilità di quella mia scelta soltanto a lei in quanto adulta,
sarebbe troppo semplicistico e sbagliato. Io ero assolutamente consapevole di
voler andarci, nessuna forma di costrizione se non la sola forza della
seduzione da parte sua ma ero totalmente libero di rifiutare. Ho detto sì
perchè era bella e mi piaceva, questa è la verità e basta, non esistevano altre
verità nascoste o pressioni subdole. Avevo già ben piantato nel mio DNA quel
germe che oggi, in età adulta, mi fa continuare ad essere quello che sono,
reclamando la totale libertà dei sensi, sbagliata o giusta che sia, diabolica o
naturale non saprei.
Laila si rivelò
entusiasta nell’udire la mia risposta positiva, neanche lei si aspettava una
determinazione così radicata in un ragazzino di quattordici anni ma, evidentemente,
il destino scopre le carte e ha il potere di far incontrare fra loro persone
giuste al momento giusto.
Spruzzava felicità da
tutti i pori ed ero felice anch’io per aver contribuito nel mio piccolo a
renderla gioiosa, ma eravamo più belli entrambi, merito della forza misteriosa,
pericolosa, dissacrante dell’eros ma pur sempre una forza, diamo a Cesare quel
che è di Cesare.
La mia Laila non
perse un solo attimo di tempo, si alzò di scatto dalla panchina con una strana
luce negli occhi che a me pareva persino fosforescente e mi afferrò la mano con
la sua invitandomi ad alzarmi, stringendomela così forte da incutermi un
improvviso brivido di paura, ma fu solo un lampo, un brevissimo lampo, come il
flash d’una macchina fotografica.
Lei camminava in
fretta avanti, io la seguivo un paio di metri distante da dietro, come quel
padre geloso che segue la propria figlia di nascosto e senza farsene accorgere,
mimetizzato sotto il cappello e coperto dall’impermeabile, magari persino col
giornale in mano, facendo finta di leggerlo e guardandola da dietro gli
occhiali scuri.
Vidi la sua panda
color rosso fuoco tipo le fiamme dell’inferno, era posteggiata poco distante da
quella villa proprio come mi aveva detto lei in precedenza. Era un’auto pulita,
ben tenuta tanto da sembrarmi appena uscita da un’officina per il lavaggio. Per
un attimo credetti che se le era fatta lavare in vista del nostro incontro
ma poi pensai subito che non era affatto possibile, a meno che non aveva il
dono di predire il futuro, ormai dopo quello che di strano mi stava accadendo
quel giorno, non escludevo più nessuna ipotesi, anche la più inverosimile.
Laila aprì lo
sportello, quello situato accanto al posto di guida e con estrema gentilezza mi
fece segno di entrare e di sedermi, io lo feci subito senza lasciarmi
minimamente pregare, chiuse in fretta lo sportello, aprì l’altro e si sedette
al volante e via più veloci della luce, si fa per dire perchè a Messina c’è
sempre traffico in ogni ora del giorno. L’odore suo inebriante, due gambe
splendide che non potevo fare a meno di notare con la coda dell’occhio mentre
guidava, e poi ancora il seno perfetto che s’intravedeva dalla camicetta e che
sembrava sollecitare la mia attenzione ad ogni suo movimento, i capelli che ondeggiavano
al vento man mano che l’auto prendeva velocità quasi come una puledra in
libertà nei campi, insomma tutto di lei stava cominciando a procurarmi un’altra
violenta ed incontrollabile eccitazione, nessuna ragazzina della mia età mi
aveva mai stimolato così tanto. No! Non si trattava di un sogno o di una
semplice fantasia erotica dove sarebbe bastato svegliarsi dandosi un pizzicotto
per ritornare alla normalità, no! Lei era vera, straordinariamente vera, in
carne e ossa, molta più carne che ossa. Ricordo che per un attimo, pur di
liberarmi col pensiero da quel dolce tormento, provai persino con
l’immaginazione a trasformarla in una vecchia racchia piena di lentiggini,
brufoli e cellulite ma fu uno sforzo vano perchè appena aprivo nuovamente gli
occhi e vedevo lei, lei e soltanto lei, nessun’altra immagine o figura creata
da me per contrastarla, riusciva a prendere il sopravvento su lei, la mia Laila
eclissava tutto e regnava sovrana, fuori e dentro di me.
Per un attimo
credetti persino di raggiungere l’orgasmo, lì sulla macchina, senza nessun
contatto fisico con lei ma semplicemente avendola vicino; per non sporcarmi e
rovinare tutto ancor prima di cominciare, cercai di distrarmi in tutti i modi
possibili ma tutti i miei pensieri ormai si affollavano su lei.
D’un tratto, mentre
guidava, mise la mano nella sua borsetta, tirò fuori un pacchetto di sigarette
e mi pregò di prenderne una e metterla nella sua bocca visto che lei era
impegnata nella guida. Cercai nella borsa l’accendino che doveva pur esserci da
qualche parte, lo trovai finalmente, e appoggiai la sigaretta in quelle sue sue
labbra morbide da baciare ma senza l’ombra di un rossetto, quel giorno era
completamente senza trucco, acqua e sapone e forse fu meglio per me perche non
avrei potuto resisterle se fosse stata truccata magari come una vamp o una
prostituta o un’attrice di film porno. Immaginai per un attimo come potesse
essere bella ed attraente se fosse stata truccata e fui colto da un altro
ennesimo brivido di eccitazione, fortunatamente, questa volta di breve durata.
Con le mani tremanti portai l’accendino vicino alle sue labbra e lei accese la
sigaretta spostando leggermente la faccia in avanti e sorridendomi con un
sorriso complice, come chi prometteva al più presto una ricompensa, riprese
quindi a guardare la strada. Avrei voluto chiederle il motivo per il quale in
quel giorno non fosse truccata e se amava farlo di solito ma poi un altro
pensiero mi convinse a stare zitto, non capivo neanch’io il perchè.
Arrivammo finalmente
a destinazione, avevamo impiegato circa una ventina di minuti. Abitava nella
parte sud della città, nella zona di San Filippo dove vi sono gli impianti
sportivi e lo stadio da poco costruito del Messina calcio.
Era un complesso con
una serie di case poste a schiera con un ampio posteggio numerato per lasciare
le auto ciascuna nel posto assegnato. Entrò con la macchina nello spazio a lei
consentito e scese per prima dalla vettura, prese la borsa e chiuse a chiave lo
sportello di guida. Io rimasi come paralizzato ad osservare il complesso di
case, i posti auto, l’ambiente circostante, una strana sensazione di confusione
mi si stava affacciando nella mente, troppo provata dai rapidi cambiamenti di
quel giorno e quindi non più tanto lucida.
“Sveglia “—mi disse
scuotendomi da quell’inaspettato torpore e mi fece cenno di scendere dall’auto,
chiuse a chiave anche l’altro sportello e si incamminò senza troppa fretta
verso casa, io come un automa o meglio ancora come un barboncino fedele, la
seguivo poco distante da lei. Laila appariva calma, serena, per nulla turbata
da quel che poteva avvenire tra di noi nell’intimità di casa sua e a tutte le
possibili incontrollabili conseguenze che sarebbero potute derivarne, vista
soprattutto la mia giovanissima età. Era come se ormai avesse la certezza di
tenere tutto sotto controllo e mi avesse tranquillamente in pugno, del resto
era la verità, qualunque cosa avesse voluto da me, l’avrebbe ottenuta con
estrema facilità, io gliel’avrei concessa, docilmente e senza condizione
alcuna; era un divertimento anche per me, non solo per lei, non v’era l’ombra
del sacrificio, eravamo responsabili e complici allo stesso livello malgrado
una fosse maggiorenne e l’altro minorenne, ero ragazzino lo so, ma non ero
affatto stupido nè handicappato ed anche se non l’avevo mai fatto e
probabilmente non sapevo neanche come si facesse, sapevo benissimo quello che
sarebbe potuto accadere e a cosa sarei eventualmente andato incontro. Fino ad
allora l’avevo visto fare solo nei film hard ma una cosa è vederlo, un’altra è
essere tu il protagonista assoluto, provare direttamente sulla tua pelle e con
una donna a fianco quelle emozioni. Non solo, ma non avevo mai visto fino a
quel giorno una donna vera nuda, neanche col binocolo.
In quel momento
sentivo che era giusto quello che stavo per fare perchè nel mio cuore credevo
d’amarla davvero e quindi mi sembrava un rapporto vero d’amore e non solo una
relazione di sesso occasionale. Questa convinzione non mi faceva vedere nulla
di sporco in tutto ciò ma anzi mi sembrava del tutto legittimo e naturale farlo
con la persona che amavo. Oggi sono fermamente convinto che anche quando tra
due individui ci sia apparentemente un rapporto di solo sesso, credo che esista
sempre all’interno di esso, in profondità, un meccanismo, un’affinità, una
sintonia mentale, un’attrazione reciproca che a mio giudizio non può
prescindere dall’amore vero e proprio e che è necessariamente riconducibile ad
esso, varia soltanto la forma d’espressione e l’intensità di questo sentimento.
Spesso non si ha il coraggio di ammetterlo neanche a se stessi perchè è molto
più comodo reprimerlo in nome di una libertà che in realtà non esiste affatto
ma è solo illusoria.
Erano, quelle case
che stavo osservando, tutte dello stesso colore, di uguale forma e della stessa
altezza, tre piani, fra l’altro Messina è un città ad alto rischio sismico per
cui la legge impone categoricamente di non superare i sei piani d’altezza.
Penso comunque che all’interno di esse, quelle abitazioni si diversificassero
fra loro per il numero di stanze. Laila, mi informò che abitava al secondo
piano e che avremmo risparmiato le scale prendendo l’ascensore che trovammo già
pronto per noi, come fosse nostro complice e non volesse farci perdere del
tempo prezioso.
Entrammo in esso e in
quei secondi che passammo lì dentro, io mi convincevo sempre di più di amarla.
L’amore che credevo di sentire per Laila in quel momento e dentro
quell’ascensore, era per me molto più importante di un possibile rapporto
sessuale fine a se stesso, io quella ragazza ero desideroso di sposarla quando
sarei diventato maggiorenne.
Arrivammo al secondo
piano, mi spiegò che la casa era in affitto e che il cognome che vedevo nella
targhetta della porta non era il suo ma della padrona di casa. Sapevo che si
era lasciata da poco col suo fidanzato e che non l’amava più, l’averlo sentito
direttamente dalla sua bocca quando eravamo seduti in quella villa, mi ha reso
felice, non avevo più nessun rivale in amore, niente sofferenze per gelosia,
lei poteva essere mia e soltanto mia. Avrei voluto chiederle informazioni circa
la sua famiglia, se avesse ancora un padre o una madre o li avesse persi
entrambi, se avesse fratelli o sorelle o fosse figlia unica, se lavorasse ed
eventualmente dove ed altre notizie di questo genere ma preferii tacere per non
sembrare invadente, comportandomi nell’identico modo di come avevo agito in
macchina e cioè non chiedendole se amasse truccarsi. Mi bastava sapere che era
una donna libera, senza figli e senza essere sposata e per di più con una casa
tutta sua, sia pure in affitto, tutto l’opposto rispetto a me che vivevo ancora
alle dipendenze dei miei genitori, sotto il loro tetto e che dovevo rientrare a
casa ad un certa ora pena severe punizioni fatte a fin di bene, si fa per dire.
A prima vista,
aprendo la porta, la casa appariva piccola ma ben tenuta, pulita, curata,
ordinata, persino profumata, sembrava un vero gioiellino, si notava subito la
mano esperta di una donna, l’ideale alcova d’amore per due piccioncini, io e
lei in questo caso.
Si recò in cucina, io
dietro come la sua ombra, il suo fantasma assecondandola in tutto ciò che
faceva, la fiducia verso lei aveva raggiunto punte altissime, mi fidavo ormai
ciecamente, la conoscevo solo da qualche ora ma mi sembrava di conoscerla da
sempre. La consideravo ormai un’amica vera, una ragazza assolutamente normale,
non scorgevo più nessun mistero nella sua personalità, nessuna forma di timore
verso di lei, soltanto quel suo nome Laila, lo reputavo ancora alquanto curioso
e particolare come quando me lo disse nella villa; ma di nomi strani, specie
stranieri, ve ne erano in giro a dosi elevate quindi il suo non mi sorprendeva
poi così tanto, e poi una persona originale come lei era giusto che portasse un
nome non comune, mi convinsi di questo.
Laila aprì il frigo, prese
una bottiglia d’acqua gelata, la versò in un bicchiere e la bevve tutta d’un
fiato, evidentemente doveva avere un gran sete malgrado non ci fosse un caldo
insopportabile ma forse era un altro tipo di sete la sua, chissà! Avrei voluto
sconsigliarle di bere acqua gelata perchè avrebbe potuto farle male allo
stomaco, io stesso non bevevo mai acqua dal frigo, ma ancora una volta preferii
rimanere con la bocca chiusa per non contrariarla. Mi chiese se anch’io avessi
sete e al mio “no grazie” non insistette più di tanto.
Poi tornò indietro e
chiuse a chiave la porta d’ingresso che aveva lasciato aperta prima, forse
perchè vinta dalla troppa sete. Fu quello il segnale della mia completa arresa
a lei e alle sue voglie, accettai senza esitazioni e senza proferire parola
alcuna, la sua ormai imminente seduzione.
Andò quindi decisa
nella camera da letto spalancando la relativa porta che prima appariva
socchiusa. Ricordo ancora adesso con un’emozione fortissima e con un brivido
sulla pelle, quello che provai nel vedere per la prima volta quella stanza. Mi
sembra di riviverlo oggi allo stesso modo di allora, con la stessa identica
intensità! Certe sensazioni, nella vita, non si potranno mai dimenticare. Se
avessi deciso di non seguire quella ragazza e di rimanere seduto da solo su
quella panchina in quella villa, non avrei potuto rivivere quelle splendide
emozioni e soprattutto non mi sarebbe stato possibile scrivere questa storia,
che, ci crediate o no, è assolutamente reale.
Bellissima, appariva
agli occhi miei, quella camera con quel lettino tenero e grazioso, il cuscino
morbido che sembrava quello di una principessa, alcuni pupazzetti come fosse
rimasta nel suo io ancora bambina. Tutto lì dentro sapeva di favola, di magia,
suggestivi i colori, particolare l’arredamento, ogni cosa denotava fantasia e
buon gusto, l’atmosfera era accomodante, idonea per qualsiasi rapporto intimo
d’affetto o altro. Ma la parte più importante di ciò che mi ruotava intorno,
era lei e soltanto lei, l’attrice principale, la mia sirenetta e forse regina,
la donna del grande amore, per la quale vivere e morire, il concentrato di
tutti i miei sogni e desideri, quelli più veri ed autentici ma anche anche i
più segreti ed inconfessabili. Quella sua camera da letto, piccola e tutta
raccolta in se’ stessa, era il palcoscenico ideale affinchè un ragazzino di
quattordici anni potesse finalmente giocare a fare l’eroe. Forse qualunque
altro uomo, indipendentemente dal condizionamento sociale o dalla propria
morale, avrebbe pagato qualsiasi prezzo pur di trovarsi lì al posto mio, da
solo con quella bellissima ragazza ma l’assurdo ed incomprensibile destino,
forse per un colpo di fortuna o chissà per quale altro arcano mistero, ha
voluto che ci fossi io, la persona forse meno indicata per coglierne il fascino,
la poesia e l’intensità di quell’attimo. Può darsi invece che la tenerezza
disarmante dei miei giovani anni, fosse l’ideale per conferire a quella
particolare situazione una carica emozionale incommensurabile ed irripetibile.
La mia Laila,
contrariamente ad ogni mia previsione, non si spogliò subito ma rimase
completamente vestità ne’ tentò in alcun modo di denudare me. Ai miei occhi
ragazzini però, appariva seducente e bellissima ugualmente, forse anche di più
di come avrebbe potuto sembrarmi se fosse stata nuda, ricordo bene che non
rimasi affatto deluso da quella sua decisione, io mi ero innamorato di lei
nella sua interezza, nuda o vestita per me avrebbe avuto lo stesso significato.
Il solo fatto di trovarmi lì nella sua camera da letto solo con lei, era per il
mio cuore motivo di gioia ed insieme di latente e prematuro orgoglio di
maschio.
Poi, improvvisamente,
si sdraiò di colpo e a pancia in su, a peso morto sul letto, tenendo le braccia
allargate e protese da ambedue i lati come in atto di chi è stata appena
crocifissa, con la sola bocca leggermente aperta, lasciando intravedere una
lingua bellissima e pulsante di vita come fosse un piccolo serpentello e lei
stessa la mia Eva nell’Eden.
Mi fece cenno
dolcemente di sdraiarmi sopra di lei, lo chiese con grazia, attraverso un gesto
di totale rassicurazione ed insieme di conturbante complicità.
Dopo un attimo
iniziale di smarrimento da parte mia, sentendomi gratificato
dall’interessamento di una così bella donna verso di me che in fondo ero solo
un ragazzino insignificante e privo di esperienza, capii che era mio dovere non
deluderla e non darle un dispiacere e agii seguendo quello che mi aveva
invitato a fare, lo feci con estrema naturalezza e senza per nulla sforzarmi.
Mi distesi quindi su
lei e provai subito una situazione d’imbarazzo ed insieme di eccitazione, mai
infatti nel corso della mia breve vita, neanche con la sola immaginazione,
avevo preso in considerazione l’ipotesi di trovarmi realmente in una posizione
simile, col mio corpo schiacciato sopra quello di una donna. Fu un’emozione
intensissima per coinvolgimento emotivo e sconvolgimento dei sensi, intuii la
capacità della potenza erotica che è in grado di sprigionarsi nel momento in
cui si ha sotto il proprio corpo di maschio, quello di una donna. Anche se ci
si sforza di cogliere principalmente il lato spirituale e sentimentale del
rapporto che indubbiamente esiste anche, è la carnalità selvaggia ed animalesca
che prepotente esce fuori e ne prende inevitabilmente il sopravvento e questo
accade a qualunque età anche e in special modo a quattordici anni. Si dirà,
forse per luogo comune, che in quel contesto una donna stava soggiogando e
persino violentando un ragazzino incapace di comprendere e di difendersi ma io
giuro che non mi sentivo affatto violentato o indifeso anzi, al contrario, la
violenza l’avrei subita realmente se avessero tentato con forza di allontanarmi
da lei e da quel posto, sarebbe come se provassero a svegliarmi di colpo
interrompendo bruscamente un bellissimo sogno, facendomi ritornare tristemente
nella mia solita, monotona e senza senso, realtà di ragazzino. Allora sì che
sarei potuto rimanere segnato in negativo per tutto il resto della mia vita.
Ci guardammo per un
bel pò di tempo fissi negli occhi sempre restando fermi in quella posizione e
senza parlare. Mi sorpresi per la naturalezza mediante la quale riuscivo
tranquillamente a sostenere il suo sguardo pur essendo così vicino a lei con i
miei occhi che quasi toccavano i suoi. Lo trovai alquanto strano perchè la mia
innata timidezza mi impediva spesso di fissare a lungo negli occhi qualunque
interlocutore, specie una ragazza ma evidentemente con lei tutto era diverso,
Laila era la donna della mia vita e con la sua presenza crollava ogni mia
timidezza, era abbattuto l’incrollabile muro del tabù e delle inibizioni, mi
sentivo perfettamente a mio agio. Non posso far altro che riconoscere con la
mente adulta e più matura, si fa per dire, di adesso che il merito di quel mio
stare bene è sicuramente da attribuire a lei. Quella ragazza era riuscita,
secondo me senza trappole o schemi preordinati, ad acquistare la mia fiducia, e
lo ha fatto con estrema naturalezza e spontaneità, semplicemente mostrandosi
per quello che era, esprimendo liberamente ciò che voleva senza maschere di ipocrisia
o doppi fini di convenienza. Lei mi ha dato una grande lezione di vita con
stile e garbo, in questa società di oggi dove tutto è affare, convenienza od
opportunismo e nessuno fa niente per niente.
Poi Laila mi sussurrò
all’orecchio continuando a guardarmi dentro gli occhi:
“Fa’ di me quello che
vuoi! Tutto quello che ti senti di fare, liberamente, lasciati andare ma non
fare nulla di ciò che non vuoi, se preferisci puoi spogliarmi, accarezzarmi
dove e come vuoi tu!”
E fu così che io,
timido ed introverso ragazzino, da una condizione di schiavo di quella
situazione come lo ero fino a pochi istanti prima, mi trasformai
improvvisamente in assoluto padrone ed arbitro della situazione medesima.
Io che non avevo mai
avuto nessun contatto fisico con l’altro sesso sino ad allora, ecco che mi
ritrovavo tra le mani e tutto in una volta, il massimo che un ragazzino potesse
avere e desiderare, scherzi del destino? Non lo sapevo neanch’io nè mi ponevo
il problema, impegnato e preso com’ero da quei momenti indimenticabili che
capitano una sola volta nella vita e mai più.
Come un bambino che
trova in regalo dinanzi a se’ un’infinità di giocattoli uno più bello
dell’altro e felice ed emozionato non sa quale usare per primo nei suoi giochi,
così mi sentivo io che volevo ma non sapevo come fare per iniziare e con quale
mossa cominciare.
Lei, sicuramente
molto più esperta di me, sorprendentemente non prese la benchè minima
iniziativa, restando del tutto passiva, attendendo ma non osando, pur
desiderandomi almeno quanto io desideravo lei, se non di più.
Forse la mia età
troppo giovane la induceva ad avere prudenza e a comportarsi in quel modo o
forse era solo questione di rispetto, di educazione, di altruismo, tutte doti
che possedeva innati in lei, a farla reagire in quel modo.
Finalmente il mio
istinto si lasciò guidare dal cuore e decise di compiere il gesto più dolce,
tenero e commovente che esista al mondo, meraviglioso preludio di ogni rapporto
d’amore: il bacio. L’amore autentico che credevo di sentire nei suoi confronti,
la voglia di vincere a tutti i costi la paura di non sapere come baciare, il
desiderio e la curiosità di provare a farlo per la prima volta e con la persona
giusta che comprenda e non giudichi possibili miei immaturi sbagli nel
compierlo, mi spinsero ad avvicinare le mie labbra alle sue.
Capii in quel momento
che dovevo tirare fuori la lingua e strofinarla alla sua, proprio come avevo
visto fare tante volte nei films d’amore e non solo, era indispensabile per
sentire più vicina la persona che ami. Anche in questo caso trovo straordinario
il fatto che Laila continuò a recitare il ruolo passivo di chi cercava solo di
assecondare i miei desideri senza mai avere la pretesa di essere e fare la mia
insegnante nonostante avesse tutte le qualità e le capacità per farlo,
evidentemente il rispetto verso di me era incredibilmente illimitato.
Anche nel contatto
delle lingue notavo che lei si limitava, anche se con moltissima passione e
trasporto, a seguire i movimenti della mia lingua contro la sua, senza metterci
nulla della sua arte amatoria che doveva avere, eccome! Sembrava una ragazzina,
come se stesse provando anche lei la magia del primo bacio.
Oggi, ripensando a
tutto questo, non posso che confermare la grande ammirazione che conservo
sempre nel cuore per lei, una ragazza bella, libera, disinibita, educata,
pulita, intelligente e con mille e mille altre qualità che avrebbero bisogno di
parecchi fogli di carta per poterle elencare. Mi son chiesto spesso se con un
uomo della sua età, si sarebbe comportata allo stesso modo, una domanda
assillante alla quale non potrò mai dare una esatta risposta.
Quel mio primo bacio
si rivelò lungo e appassionato come non mai, regalandomi sensazioni troppo
intense per poterle anche solo descrivere a parole, non le si darebbe infatti
giustizia, certe emozioni vanno vissute realmente in prima persona e basta,
solo allora ci si può rendere conto della loro straordinaria intensità. Quello
che più mi sorprese di quell’atto fu la capacità che esso possedeva nel
coinvolgere in maniera totale ed elettrizzante ogni minuscola parte del mio
corpo senza escluderne nessuna, ogni particella, ogni molecola, ogni atomo di
me vibrava, partecipava a quell’iniziazione, a quel rito d’amore come il coro
di un orchestra che cantava note di armonico piacere. E pensare che qualcuno
chiama ancora “fornicazione” quell’attimo di intenso piacere che il nostro
corpo attraverso la creazione della natura madre, ci vuol offrire; c’è tanto,
troppo odio e sofferenza nel mondo, mi chiedo perchè condannare anche un atto
d’amore o di sesso, è pur sempre un’emozione, dove sta il male? Perchè lo si
deve trovare per forza e ovunque anche nell’unico posto dove non c’è.
La cosa curiosa e
comica, consisteva nel fatto che il semplice baciarsi sia pur appassionato,
alla “francese” come si definisce di solito, per me equivaleva ad un rapporto
sessuale vero e proprio, era talmente intensa e dolcemente violenta l’emozione
che provavo in tutto il mio essere che non potevo assolutamente concepire
un’emozione ancora più forte tipo quella che scaturirebbe inevitabilmente da un
rapporto sessuale completo. La mia mente infatti non era in grado di formulare,
accettare o concepire anche la sola idea, il solo pensiero che potesse esistere
un piacere più intenso di quello che stavo provando nel baciare Laila.
Sentivo il cuore
esplodermi in petto, tutto il mio sangue rimescolarsi nelle vene, una tempesta
erotica di gran lunga superiore al piacere provato in tutte le mie
masturbazioni solitarie fatte in precedenza e messe tutte insieme. Dovevo
esplodere, proprio come una bottiglia di spumante smossa furiosamente, non feci
più alcuna resistenza nel tentativo di oppormi, non ero nelle capacità di
poterlo fare pur volendolo, e raggiunsi, sempre baciandola, un orgasmo
intensissimo e lunghissimo che sembrava non finire mai malgrado la mia giovane
età, ma era davvero troppa la tensione accumulata in quel giorno. Lo raggiunsi
accompagnandolo con un dolce lamento a metà tra un urlo e un sospiro e mi
sentii subito bagnato nelle mie parti intime ma senza viverlo come un dramma o
con sensi di colpa ma come una conseguensa del tutto naturale ed
indispensabile.
Lei ovviamente si
rese conto di tutto quel che mi stava capitando da subito e contribuiva con
l’intensità del bacio ad indirizzare il mio dolce e vibrante cammino verso
l’orgasmo, ruotando la sua lingua più velocemente in prossimità di esso, in
perfetta sintonia con i movimenti della mia, staccando la sua bocca dalla mia
bocca solo dopo che io, dopo aver raggiunto l’orgasmo e volontariamente, avevo
smesso di baciarla.
Venni in questo modo,
del tutto originale e prematuro ma non per questo meno bello e coinvolgente.
Godetti senza nemmeno averla spogliata, senza neanche aver sfiorato il suo
corpo con un solo dito e senza che mi facesse la benchè minima carezza, sembra
tutto così finto ed incredibile analizzato con gli occhi di adesso!
Dopo aver raggiunto
quell’estasi, istintivamente sentii forte il bisogno di restare sdraiato su di
lei, con il capo chinato da un lato appoggiato tra i suoi seni e gli occhi
chiusi, sentivo il bisogno di dormire, di rimanere più a lungo possibile in
quel modo assaporando la quiete di quegli istanti successivi all’eccitazione.
Anche questa volta, e non poteva essere altrimenti, lei pazientemente e con
amore assecondò in pieno questo mio desiderio, facendo prevalere la mia volontà
rispetto alla sua voglia erotica che era rimasta inappagata. Fino all’ultimo
istante Laila mi dimostrò la sua grandezza interiore, la sua comprensione, la
sua dolcezza.
Prima di chiudere gli
occhi e di addormentarmi sul suo corpo inerme, trovai la forza per dirle
soltanto queste semplici parole ma dettate dal profondo del mio cuore:
“Ti amo Laila! Vuoi
sposarmi?”
Lei sorrise e dopo mi
rispose:
“Sì, quando sarai più
grande”.
Chiusi gli occhi
felice e mi addormentai con la sua mano fra i capelli.



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