Liriche varie (CLAUDIO CISCO)
Foto di Claudio Cisco
GRIGIO ACQUARELLO
Pioggia sul
selciato
colori
indistinti
anime
bagnate.
Delicatissimo
fruscio.
Sembra del
pittore
il pennello
che:
leggero
dipinge
grigio
acquarello.
Frusciare
lento:
come seta
antica.
Leggero
andare.
Semplicemente:
Piove.
MAGIE D'AUTUNNO
Quando le
foglie
si
preparano a morire
regalando:
non un’agonia
ma un
tripudio di colori
il cuore
immalinconisce.
Si sente
andar via
rubare dall’età
offuscare
dai ricordi.
Come le
foglie
mescola
colori.
L’oro: è l’amore.
L’argento: la sua età.
Il rosso:
la sua vita.
Il verde:
il suo prato di speranze
Questa è la
magia.
Un bosco d’autunno
colorato.
Non è
agonia.
di un cuore
ancora
innamorato
di questa
vita stanca.
LA TELA DELLE TRE SORELLE
Tre sorelle
tessono una
tela.
Buio:sorregge
il filo
Notte:tesse
lesta
Orrore:cuce.
Grido, per
tornare
quello che
ero.
Nessuno
ode.
Il silenzio
tace.
Mi avvolge
scuro
quasi maligno.
La tela è
pronta:
sudario
destinato
a una
parola.
Deve
morire:
il suo
sepolcro
è pronto.
Solo la mia
dolcissima Asia
può
riaprire
il vaso.
Far uscir
speranza.
Corri Asia
corri
del tempo
mi puoi
ancora
regalare.
Il Vento
non lo
voglio
ancora
seppellire!
LA SCALA DEL TEMPO
Vecchie
scale
consumate
da secoli
di passi mi
portano
alla
finestra dove
stavo
affacciato
da bambino.
Son passati
anni
anni ed
ancora anni!
e ti
ritrovo qui
fedele,
polverosa
ma sempre
amica.
Come
sdraiato
su di un'antica
e spettrale
sedia a
dondolo.
man mano
crescevo
osservando
il mondo
con occhi
sempre nuovi.
Com’era bello
il
paesaggio:
dolce
brughiera
un pò
nebbiosa.
ed io li,
incantato
a guardare.
Anche ora
mi affaccio.
Ritrovo
quella voglia
d'un tempo.
che sembra
improvvisamente
esumarsi.
Il vecchio
ulivo,
sempre più
grande,
ora mi sta
salutando.
Lui mi
riconosce ancora.
Eppure
quanto
son
cambiato da allora.
Scende
piano
l’autunno
sui miei
anni!
Come scende
dolce
serena in
fondo alla mia anima
la sera!
Ora devo,
devo, devo
andare,
là dove
tutto mi è straniero
il futuro
nebuloso e incerto
la
vecchiaia opprimente ed imminente.
Ma un
giorno
un giorno
forse tornerò
e quando
ciò accadrà
chissà
se mi
riconoscerai
ancora!
Chissà
se nel
bianco dei miei capelli
e nella
stanchezza delle mie rughe,
saprai
captare nuovamente
gli occhi
di me bambino.
SUSSURRI E POESIA
Liquide
note
virtuose:
nell’aria spandono
voce
melodiosa
di questo
pianoforte.
Si
confondono
col
silenzio
danzando
tra
i cristalli
del
lampadario.
Sospese nei
pensieri
si
rincorrono
tra
felicità e tristezza.
Pianissimo…………..
Ecco l’andante .
Sussurri e
poesia.
Sull’ultima nota
s’incanta il silenzio.
VAI
Solchi l’acqua
Maestosa.
Tuo il mare
che succube
ti
abbraccia
frusciante
sussurra.
Ora vai,
non
indugiare oltre
forte e
sicura.
verso
orizzonti
con nuovi
arcobaleni.
La tua
forza
dammi
prendimi
come polena:
con te
conoscerò
il sapore
amaro del mare.
Oltre l’orizzonte
sparirò con
te
coperto di
sale.
TEMPESTA SPETTRALE
Passione
risplende
nel
miraglio della lussuria
come fuoco
che arde
vane
emozioni.
Frammenti
rosso rubino
riflettono
il femmineo
profilo
di suadente
fascino
alchimia di
incanto e fertilità.
Ricordo
effimero
di perduto
amore
volteggia
come foglia
al gelido
vento
per poi
svanire
in un
anelito
di vivo
sentimento.
offuscati i
nostri lumi
dentro di
noi saette
come serpi
di una tempesta imminente
ritardata
dal vento
strisciante
dei nostri
mille brevi
baci
e taci,
taci...
pulsa
parole e brama la mente
di voglia
ossessiva
stropiccia
d’arancia la pelle
e piega le
gambe debolmente
ad ogni
graffio
ad ogni
morso
ad ogni
soffio...
una
cerniera lampo
scivola
lenta in verticale
giù fino
all’osso sacro
sinuosa
sbaraglia il campo
come un
freddo bisturi
la tua
colonna vertebrale...
fa' piano
ché dentro di noi
la tempesta
in corso
la
diplomazia dei gesti
è all’erta per dilungare
questa
lotta eterea
in questa
notte eterna...
lesto sulle
tue labbra
soave sul
tuo neo
ti guardo
cedere dolcemente
t’accarezzo da brividi il collo
e m’arrampico tra le tue valli...
ti adoro
inginocchiato e fedele
bacio il
tuo letto a mani tese
guanto d’ansia e di finta quiete
assorbito
dal tuo incenso
frustato
dalle tue catene
e ingoiato
dalla forca...
frutto di
mare
libertà e
male
ti mangio
crudo
sei il
bisogno
sei vizio
sei sazietà
animale
in questo
lampo notturno
sei
tempesta spettrale.
COMPLICE ARMONIA
Visi
sconosciuti
dipinti
sull’identica tela
nell’attesa di un sogno,
arrivano a
percepire la vibrazione
di
somiglianze ancestrali,
scoprendo
gli occhi
a disegnare
fuggevoli
momenti di
serenità dell’anima.
Divisi da
terre lontane
affiora il
desiderio
di sentire
le voci,
di sfiorare
attimi di complice armonia
per nutrire
lo stupore
che
avvicina le emozioni più profonde.
Così,
gemelli nel respiro,
camminando
mano nella mano,
compagni d’avventura
del destino
incantato,
una cascata
di luce
inonderà l’intima passione
di una
carezza al chiaro di luna.
Sarà la
gioia di un incontro.
Per un
lunghissimo istante…
che
apparirà vicino all’infinito
in cui
equilibrio e grazia,
liberando i
sensi più puri,
concederanno
il privilegio
di abitare
lo stesso mondo.
IL CANTO DEL CIGNO
Vivide
gocce rincorrono
immagini
sbiadite nell’ombra;
drappi neri
s’inseguono
nel cielo
di lucida pioggia.
S’incammina la sera
e i tratti
del mondo
scolora.
Bruciano
nuvole torbide
- stordite,
infiammate -
al canto
del cigno
solista del
sole.
Con lingua
di fuoco
le afferra,
dilaga,
si
scioglie, le invade.
È un
incendio sommerso
d’oro e piombo colati
- fusi l’uno nell’altro -
abbracciati.
Il cielo s’inebria,
svanisce la
terra...
ESTASI ANTICHE
Quando il
tempo era vivo
e potevi
toccarlo
con dita
profumate di bimba
non
respirando ancora
quel suo
aroma amaro,
quando poi
ti baciò
fra i
capelli e sulla pelle
facendoti
donna,
facendoti
dea
di
giovinezza immortale,
lì ero io
come un
veliero
sospeso
sopra il mare,
uno
squarcio ferito di vento
che
scioglieva il dolore
a
ricordarti chi ero
al di fuori
di te,
immerso di
carne e di sangue
a coprire
il silenzio del tuo segreto..
E di ogni
cosa sentisti finalmente il sapore.
Mi
sfiorasti, vaga e indistinta
- visione
intatta dell’anima -
pietra,
raggio di luce e follia:
linfa dolce
dalle vene,
dubbio
aperto fra le cosce,
la
percezione incerta di esistere
in bilico
sul filo, per amare.
in estasi
fuggevoli di nulla
a
dissetarci coi nostri corpi mortali
e le nostre
anime divine
ancora e
poi ancora...
ABISSI SENZA SCAMPO
Arrenditi
fra le mie braccia fragili
scivola
piano ai bordi del mio cuore;
io ti ho
dispersa ormai tra mille angoli
e nevica un
silenzio che assassina...
Assolvimi
per questo cielo inutile
- pieno di
voli e abissi senza scampo-
ricorda che
bellezza non perdona:
svicola
serpe in fondo ai desideri.
E quel che
è stato è cibo per i cani
- ruvido
istinto che incatena ai limiti -
volgi lo
sguardo, la tua strada è libera:
assolo e
dissonanza ancora tiepidi...
Tutto mi
tace intorno come l’ombra
del mondo
che si allunga sulla via.
Gli occhi
di un cieco tu li hai mai guardati?
Sono
rivolti al sogno che non muta.
Conta solo
il respiro, mentre il tempo
ignaro
arresta il passo sulla soglia;
nevica
adesso e ormai si è fatto tardi...
La parola,
soltanto, gronda sangue.
IO RESPIRO
Era l’istante immobile, stremato
sugli occhi
nudi e visionari
dell’aurora.
Raccolsi l’erba e chiusi il pugno
a
trattenerlo,
ma fu l’errore a tradirmi
e sciolse
il pianto.
Credo all’idea,
al sogno
fatto carne
che mi fu
spina
a crescermi
nel cuore.
Fiore non
schiude
se neghi
pioggia al cielo
e nell’istante fermo, adesso,
io respiro.
SCHIAVA DELLA CARNE
Donna
che sei
padrona di niente,
schiava
della carne
spezza per
me queste catene
rimescola
il mio sangue
alla sabbia
del deserto
trasfondi
il tuo - piacere!-
in un’oasi di sole,
e rompi il
silenzio
complice d’inganno,
restituisci
dignità al cielo
ed al mio
corpo:
rifammi
bambino nel cuore e nell'anima
- come sai
fare -
tu che dal
tuo utero dài vita.
E fammi
fiore
che dai
miei petali strappati
non sgorghi
più il dolore,
ma
finalmente la speranza
di un
giorno nuovo,
in cui la
libertà di essere
non sia
solo orizzonte
ma
germoglio di vita vera.
INSEGUENDO LE NUVOLE
Le nuvole
passano
dentro ai
tuoi occhi,
sono
uccelli che tornano
da molto
lontano...
o forse
stanno ancora partendo
per l’amore che non dice
e
sussurrano parole,
nel
silenzio.
Le nuvole
oggi
mi
attraversano il cuore,
sono gocce
di pioggia
e di sole
cadute
tra le dita
bagnate
in fondo al
secchio del tempo,
mentre il
fiume scorreva
annegandomi
i sogni...
Le mie
nuvole
le ho
succhiate da piccolo
nelle notti
in cui avevo paura,
quando il
buio
mi entrava
dagli occhi
sotto
fredde lenzuola di rabbia;
gli
aquiloni strappavano il filo come palloncini colorati
e restavo a
guardarli volare.
Ora che
sono libero
dentro la
mia illusione
voglio
perdermi ancora, un sacco a pelo e via…
inseguendo
le nuvole.
Mi raccolgo
le lacrime
e ne
intreccio collane:
incantesimi
fragili,
perché il
cielo è mutevole.
STANOTTE
Stanotte
ho fermato
su di me
le tue
labbra,
spezzando
il lamento
del tempo
in cui fui
senza esser chi sono.
Sull’erba
è lievitato
di sole
il mio
corpo,
l’ampolla si è versata
nel mare
del tuo
vivermi dentro, da sempre.
E l’onda
si è
infranta sull’orlo
del sogno
-donna,
sangue, mio amore-
sgranando
l’eterno proprio fra le mie dita.
Tu stai a
me
come l’acqua ad un fiore
come il
buio alle stelle,
il canto
antico degli avi
che mi
nutre le vene.
Mi somigli,
mi insegni
il flusso
delle maree
-ritmo
arcaico del cuore-
l’inverno che non si umilia
e incarna
già primavere.
Stanotte
ti ho sentita
tremare
nel sonno,
il dolore
ha sfoltito le ciglia,
ma il tuo
fiato
era culla e
rifugio.
Il delirio
dei giorni
sprecati
a contare
in silenzio
la pioggia
si è
dissolto
nel tuo
abbraccio caldo
ai confini
di un mondo
inviolato.
Ora dormi
mia
Atlantide emersa
dal
profondo
mistero
notturno,
mio
miraggio
più vero
del vero...
e
chiamandoti
imparo il
mio nome.
E POESIA FU
Dall’amante tormento
fra le
tenebre e aurora
originarono
i venti
che
impetuosi versarono,
zampillarono
stelle
a
illuminare la notte.
Il sangue
sgorgò
dalle
ferite del cielo.
E poesia fu
agli occhi
dell’uomo.
SIMBIOSI D'ANIME
Fuso al
ventre della Madre
-inscindibile
crepa
d’immaturo amore-
sempre
andrai cercando
un varco al
centro
dell’universo ingrato.
Nuvole
dense e pioggia
nei tuoi
occhi
incontrati
per strada
mentre già
tradivo,
Armato di
cristallo
crepitando
lucciole distanti.
Non erano
braccia
nè certezze
Non erano
lievi i sogni
nè carezze
Avevo
reciso il filo
di
tristezza...
Anch’io
prigioniero
di un’immagine stranita
Anch’io
perso per
sempre nel deserto:
Ferite
aperte tra
lacrime nude...
Eppure
siamo stretti
uno nell’altra,
pericolanti
tracce
del futuro,
sopravissuti
allo strappo
più
crudele.
Tremante
sui sentieri
del
tramonto,
attraversando
in bilico
i crepacci,
trasparente
è ancora
il nostro
sguardo.
Sospesi
sull’abisso,
franando a
perdifiato nell’immenso...
Simbiotica
-d’intreccio indissolubile-
è la nostra














































































































































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