POESIE (Claudio Cisco)
LA FRASE PIÙ BELLA
“Se per gli altri ormai sei
grande
per me resterai sempre il mio
bambino”.
È la frase più bella che mi
hai detto
e che da sempre avrei voluto
sentire.
È un pensiero profondissimo,
a tal punto che neanche tu
puoi capire quanto.
Forse è Dio che ti ha
ispirato
per rendermi felice.
Tu mi hai gettato in mare
un’àncora di salvezza
dove io mi aggrappo con tutte
le mie forze per non annegare
e trovo le mie poesie, il tuo
amore per me.
Nessuno malgrado i propri
sforzi
è mai riuscito a cogliere la
mia ricchezza interiore,
la mia sensibilità
profondissima, la mia particolarità,
il mio disperato bisogno
d’amore.
È solo riuscito a intravedere
come sono dentro
ma in lontananza
senza mai percepirmi a fondo.
In questo mondo dell’immagine
l’apparire conta più
dell’essere
anche perché spesso l’essere
non c’è.
Amante della solitudine e
della tenerezza,
senza nessuno che mi somigli,
cerco da sempre
un’anima che mi comprenda.
ATTRAVERSANDO IL SOLE
Da questo carcere,
chiuso dietro le sbarre,
vedo il sole uscire dai
monti.
La sua luce m’abbaglia.
Continuo ad osservarlo
con l’anima aperta alla
speranza
ed i miei occhi rimbalzano
sul suo splendore
e vanno su te
che sei così tanto lontana
al di là della mia
immaginazione.
Ti vedo riflessa nel sole in
controluce.
E tu puoi guardare me.
Tu ed io alle due estremità
d’una scia luminosa
che ci avvicina passo dopo
passo
unendoci sempre più.
Ci veniamo incontro
percorrendo raggi di luce.
Ora tutti sono morti,
sono più vecchi
ma noi due siamo ancora
insieme nell’aria
come bambini
attraversando il sole.
Ho cercato a lungo qualcosa
che non c'è
bastava semplicemente che
guardassi il sole.
Dalla sofferenza scaturisce
il carburante per la rinascita!
Non occorre essere in carcere
per sentirsi prigionieri
dentro di me mi sento adesso
libero,
il male ha finito di avermi
in pugno: è inefficace.
È l’ultimo atto del suo
progetto diabolico.
Il demone ora trema ed è lui
ad aver paura di me.
PREGHIERA D’UN’ANIMA IN PENA
ALLA LUNA
Luna,
tu muta e bianca
sul destino degli umani
posi silente lo sguardo.
Solinga e distante,
sorella del buio e delle
ombre,
non ti diletti e non piangi
ma taci,
osservi e sempre taci.
Eppure chi può dirmi se non
tu sola
se è per natura perdente
l’umana sorte
o se riposerà alfin ciascun
mortale
e avran sollievo le sue
notturne paure?
Vorrei chiederti o mia cara
luna
a che serve vivere
e dove porta questo terreno
viaggiare,
per cosa si arresteranno i
battiti del mio cuore?
Ma tu mi appari misteriosa e
vana
come lo è tutta l’esistenza
umana
senza risposte, né certezze,
incurante della mia anima che
anela, brama di sapere.
Io fragile essere, piccolo e
limitato
tu immortale creatura d’uno
sconfinato universo,
eppure quanta grandezza
nell’umano spirito
nel desiderare l’infinito pur
comprendendo la propria piccolezza!
Silenziosa luna presto dovrai
andar via,
l’alba si sta svegliando,
la terrena notte illuminerai
nuovamente alla fine del giorno
ma gli occhi del mortale uomo
rivedranno ancora luce?
e le piante e gli animali
tutti qual destino avranno?
Luna
musa ispiratrice di poeti e
cantanti,
meta irraggiungibile di sogni
lontani,
compagna notturna di
viandanti e zingari,
lascia che io alzi lo sguardo
fino a te,
ultima sconsolata preghiera
d’un’anima in pena.
Tu luna vegli sopra uno
strano mondo
fatto di pazzi.
Qui non c’è amore né comprensione
ed io non voglio più starci.
Un immenso buio
ha schiuso le ali sul mondo
e sul cuore degli uomini,
e questa notte sembra non
aver mai fine.
Addio anche a te luna!
la mia solitudine è ormai
segnata
in un presagio di morte
che prelude al pianto.
SOGNO
Io cerco
quel che non esiste
e che nel nulla svanisce
in un effimero sogno.
IL MISTERO
Rapito dal tuo vortice
sto scrutando il tuo cielo
infinito,
volteggiando nel tuo vento
impetuoso,
naufragando nel tuo mare in
tempesta,
sprofondando nei tortuosi
meandri della mia mente,
ma sto solo impazzendo
perdendomi in un labirinto
enorme.
Scopro l’ignoranza della
scienza.
Smarrisco la mia fede.
Rimango spaventosamente
affascinato.
Sulla riva un bimbo col suo
secchiello
vuol prendere un pò alla
volta tutto il mare.
MORTE SOLITARIA IN UN
CIMITERO DESERTO
Odore di morte, ricordi
segnati da croci,
paura angosciosa, solitudine
senza fine,
tristezza cupa, silenzio
assopito,
pianti accorati, rosario di
dolore.
Lumicini ardono, crisantemi
ornano le tombe,
fotografie di gente che non è
più,
ombre vaghe di cipressi,
aria che trema di fiamme e di
preghiere,
io che diverrò cenere, sarò
ombra di nulla,
niente rimarrà di me:
e quale conforto potrò avere,
perduto tra volti sbiaditi di
fotografie d’epoca,
dagli occhi tristi dei
posteri?
Una bimba inginocchiata su
una tomba,
col cuoricino infranto e gli
occhi che s’apron a stento,
unisce le sue labbra e per
due volte le dischiude
supplica e singhiozza un nome
santo,
il nome della sua mamma.
Un angelo sceso dal cielo
su lei schiude le ali,
e non visto,
nelle mani raccoglie quelle
stille viventi per il suo Signore.
Io, smarrito, da solo,
come un uccellino spaurito,
vado per le vie di un
cimitero deserto.
Con la mente nel buio
cerco la mia tomba.
Quì dentro tutti mi
somigliano
loro morti davvero, io
defunto dentro,
con i morti ci so stare.
Io muoio pian piano così
nel triste rosario delle cose
che non han ritorno
ma tutto rimarrà com’era,
la mia vita è inutile,
nessuno mi ricorderà,
nessuno s’accorgerà che sono
andato via.
Io solo nella vita,
io solo con la morte addosso.
Tomba abbandonata in un
angolo oscuro,
faccia sbiadita dal pianto,
occhi già ciechi nel buio,
rughe sul mio viso ancora
giovane.
Anima mia stanca, ricordi che
non avuto mai,
sogni svaniti nel nulla,
speranza affievolita dal tempo,
amore che non mi riscalda
più, giovinezza che non è più mia,
morte che mi viaggia accanto.
Questo son io, altre parole
non servono.
Eppure la voglia di gridare,
di ridere forte, di
spaventare la morte,
c’è ancora dentro me.
Eppure sono figlio della
luce, brillo sotto il sole,
ho ali per volare, un cuore
per amare,
una mano tesa ancora c’è,
ma il mio sangue è fragile
per vivere, troppo fragile!
getto via l’acqua pur
assetato di vita
e chissà, forse qualcuno mi
capirà,
mi darà il suo sorriso, mi
salverà.
No, il buio, no!
Ma poi torno in grembo
all’eterno destino.
Il tempo è crudele con me,
mi strappa via dalle cose che
sentivo più mie.
La vita è una corsa
inarrestabile,
gli anni scivoleranno su me
ed io non potrò più fermarli,
so bene che soffrirò,
invecchierò,
piangerò tanto, morirò.
Aspetterò in silenzio,
questo tempo nemico della bellezza
sciuperà il mio corpo,
trascinerà via la mia ultima
fiamma,
disperderà ogni mia speranza,
qualcun altro la raccoglierà.
Tutto fugge e va via veloce
portando via anche me
ed io mi accorgo che non mi
resta niente,
forse solo una lacrima
perduta
in fondo al mio cuore,
forse solo il bene che ho
dentro
che mi fa amare di più.
Ed io sto male
e piango in silenzio nel buio
della notte,
nascondo nel pianto la mia
poesia.
Signore,
ho un vuoto dentro
e in questo vuoto non ci sei
tu,
dammi la forza di supplicarti
ancora,
di chiederti amore.
Non desidero successi e
ricchezze terrene, solo la tua presenza in me.
Le mie parole in una
preghiera,
volano in cielo
e fanno piangere Dio.
Signore, ma come faccio ad
essere così cieco
tu sei davanti a me
ed io continuo a dirti “non ti vedo”.
Ho perso tutto ma posso
ricominciare con te ritrovando me stesso.
NULLA ETERNO
Non vi fate sedurre,
non esiste ritorno,
non c’è nulla dopo,
morrete come tutte le bestie
divorati da vermi.
COME IN UN INCUBO
Penso agli anni della mia
giovinezza
che mi sono lasciato alle
spalle
e, per nostalgia,
mi viene una gran voglia di
piangere
e un terribile timore
d’invecchiare e di morire.
Mi sento dentro
terribilmente solo e smarrito
con una forte e struggente
paura nell’anima,
come in un incubo
dal quale non posso
svegliarmi o fuggire.
Qualcosa che non riesco a
scacciare
mi opprime e tormenta
ma non so cosa sia
contro cosa combattere,
lentamente mi succhia
l'energia.
Il tempo che mi rimane
davanti,
oscuro e minaccioso,
è una clessidra di morte
che m’avvicina sempre più
alla fine
inesorabilmente.
QUESTA VITA BREVE
Non camminare piano
quando puoi correre,
e non ti accontentare
se ti accorgi che puoi
volare,
e non restare muto
quando puoi gridare.
Ascolta la voce della natura
e piangi quando hai voglia di
farlo.
Vivi intensamente l’amore,
rincorri la tua felicità.
Apprezza il valore della
salute,
ama chi ti sta vicino come se
lo vedessi per l’ultima volta.
Non rimandare a domani quello
che puoi fare ora,
non indugiare e non
procurarti rimpianti,
questa vita è talmente breve
ed imprevedibile,
la vecchiaia e la morte son
sempre in agguato
come belve affamate,
sbranandoti quando sei isolato.
SOLITUDINE E LIBERTÀ
Solitudine è libertà,
libertà è solitudine.
Voglio essere completamente
solo
per sentirmi veramente
libero.
PRIMAVERA
Petali di fiori,
ali di farfalle,
canti di uccelli,
profumi nell’aere.
Il sole che sorride,
il cielo che sta a guardare.
L’ARMONIA DEL CREATO
Da ogni notte buia
rinasce sempre il sole
così come dal bruco
fuoriesce ogni volta una
crisalide.
E fra una stella lassù ed una
lucciola quaggiù
nessuna distanza, la stessa
luce.
Tra Dio e l’ultimo insetto
creato
nessuna differenza, la stessa
perfezione e l’identico amore.
Ogni cuore che palpita,
anche il più piccolo che
esista nell’universo,
è un battito di vita e
d’amore.
LUNGO LE STRADE DEL MONDO
Girando a lungo per le strade
del mondo
ho incontrato tanta gente:
bianchi e neri, ricchi e
poveri,
santi e carcerati.
Ho conosciuto servi e re,
cristiani e musulmani, suore
e prostitute.
All’apparenza
mi sembravano diversi gli uni
dagli altri
ma poi li ho visti piangere
tutti allo stesso modo.
Ho capito dentro di me
che esiste una sola razza:
l’umanità,
un solo gesto: la
solidarietà.
DOLCE SILENZIO
Dolce silenzio
cosa mi nascondi?
chi può dirmi se m’inganni?
se dolori e tempeste son
prossimi?
e mentre io,
estasiato,
dalla dolce tua magia mi
lascio rapire,
chissà quant’altra gente
soffre, si dispera,
s’abbandona.
Dimmi o dolce silenzio
dov’è celata la chiave
dell’umana esistenza?
Che sarà di me?
e fin quando goderti posso?
perché eterno peregrinar è
questo nostro viver
e quel poco di pace che mi
vuoi offrir
è gran gioia per me e di essa
mi nutro
errando solitario per i campi
tra immote piante e assopite
creature.
Dolce silenzio,
immenso tu sei
ed il mio esser fragile
dinanzi a te si perde sotto
l’azzurro del cielo
come piccola cosa tra le
innumerevoli cose,
come formica d’un enorme
formicaio
persa tra tutte le altre.
O dolce e profondo silenzio
che all’eterno sonno somigli,
prendimi con te e invasami,
i miei tormenti assopisci,
e nel tuo languor pacato,
supino m’addormento in un
dolcissimo morir,
forse senza mai più mirar
la viva luce del sole.
LA LEGGENDA DI CAMILLA
Chi di realtà si nutre
defunta ombra del nulla
eterno è,
chi ai sogni crede,
la collera del tempo affamato
vincerà nei secoli.
Fra i castelli fatati dei mie
sogni
Illa io ti sto inseguendo,
è la tua leggenda.
Gelosi folletti la raccontano
in sogno.
Una notte di duemila anni or
sono,
Camilla, una leggiadra ed
esile ancella,
scrisse nel suo cuore:
“L’amor non vien da me, la
fede stanca illusione,
la mia tenera età fior che
appassisce,
ai sogni affido il mio avaro
destino”.
Disperata ma senza lacrime,
corse verso quel dirupo che
dominava quella valle
incantata da filtri magici,
popolata da gnomi,
e da lassù altissima si gettò
gridando al vento prima di
schiantarsi al suolo:
“Io vivo e vivrò per sempre”.
Sopra quella valle,
il tempo arrestò la sua corsa
affannata
e, come per incanto, tutto
restò immutato.
Ed ancor oggi, duemila anni
dopo, il viandante solitario
che ignaro non conosce la
storia di lei
ed attraversa quell’angusta e
remota valle,
senza veder né capir nulla,
ode nel leggero mormorio del
vento,
l’eco della voce del fantasma
di lei
che ripete ancora:
“Io vivo e vivrò per sempre”.
Sì, nella mia fantasia,
tu Illa sei viva
e vivrai per sempre
con me.
IL VOLTO INQUIETANTE DEL MIO
MALE
Vorrei svegliarmi da
quest’incubo,
gettami acqua fresca in viso,
il ghiaccio mi assale,
scaldo le mani con un po’ di
fiato.
Cerco in me una via d’uscita
ma non esiste fuga,
non c’è posto per
nascondersi,
proteggermi non puoi.
Diverso da ogni altro,
nella terra di nessuno,
tutto intorno tace
in un silenzio irreale.
Guido senza meta,
faccio sesso senza amore,
riflesso in uno specchio
c’è un fantasma al posto mio.
E non trovo le parole
per spiegare ciò che ho,
ogni cosa intorno a me
appare sadica e crudele.
È inutile sforzarsi
di essere normale,
non posso fingere a me stesso
proprio non funziona mai.
Trascinato dentro un
labirinto enorme
vedo stanze tutte uguali;
in ognuna di esse
mi attraggono piaceri sempre
nuovi.
Sembrano dirmi:
“Entra da noi, esaudiremo
qualunque desiderio
non importa che sia proibito
vedrai sarà bellissimo”.
Sbagliare è facile
se non sai più chi sei,
non ho saputo dire no,
mi sono perso in un vicolo
cieco.
La strada ammaliante del
piacere
mi viene incontro senza
ostacoli,
preda inerme della
concupiscenza
tocco il fondo pensando di
raggiungere la cima.
Sono schiavo del mio istinto,
intrappolato nella mia
angoscia,
c’è un’ombra che mi insegue,
dovunque vado non mi lascia
mai.
In una danza infernale,
senza fermarsi mai,
girano intorno a me
fantasmi ed incubi.
Voglio scoprire la tua
origine,
combattere ed annientare le
tue tentazioni,
fino a giungere faccia a
faccia
con il volto più inquietante
del mio male.
Sì, scaverò nei miei profondi
abissi
tirerò fuori il demone a cui
appartengo,
a costo d’impazzire,
giuro io mi libererò.
La mia anima smarrita
ora sprofonda dove non c’è
luce,
nuda nuota sott’acqua,


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