POESIE CON IMMAGINI (CLAUDIO CISCO)
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LA LUNA DI PETER PAN
Sentirsi eterni adolescenti
o addirittura curiosi bambini
alla meravigliosa scoperta
del mondo.
Presi per mano dalla
fantasia,
sospesi fra le nuvole
tra favole ed eroi,
viviamo nella città dei
sogni.
In fondo
siamo creature talmente
vulnerabili e fragili
che finiscono per provare
realmente
i sentimenti e le emozioni
che immaginano.
E rifiutare di crescere,
fuggire dalle proprie
responsabilità,
annullare la vecchiaia e cancellare
la morte.
Tutto è ingenuità,
disarmante stupore,
poetica avventura,
tenerissima immaturità.
Avere per amici solamente
gli artisti,
gli uccelli,
gli acrobati,
gli angeli
e tutti coloro i quali
con i piedi per terra
un senso non hanno.
Viaggiare con la mente,
leggeri come piume
che non atterrano neanche
senza vento,
col dono dell'immunità'
verso i problemi pratici
quotidiani,
incontaminati dalla crudeltà
del materialismo.
Noi siamo Peter Pan,
affetti da una sindrome
cronica
che non si potrà mai curare
e che si nutre ogni giorno
di nuovi colori, nuove
sensazioni,
abbiamo la luna sempre negli
occhi
siam pronti a raggiungerla in
ogni magico istante.
Siam veramente malati e
patologici?
o forse siamo solo
più fortunati di altri,
capaci di essere noi stessi.
Credo che siamo davvero
vicini a Dio
e veniamo da un mondo
timida come un pallido sole
dietro le nuvole,
tenera come un piccolo
usignolo addormentato sul nido,
dal sorriso luminoso e fresco
come stilla di rugiada
tu sei per me il sogno d’una
notte incantata,
l’effimera illusione d’un
amore irrealizzabile.
Sei in questo mio vivere
terribilmente oscuro
come una luce fioca
che da lontano cresce...
cresce... fino ad abbagliarmi l’anima
col tuo modo di muoverti
sublime come ali di cigno
e la tua voce melodiosa come
cori di augelli.
Lacrime lucenti di gioia
brillano adesso nei miei
occhi.
In un attimo tu hai riempito
di bello il mio cuore,
dipinto di sogno la realtà
ed io non vorrei mai più
svegliarmi da questo momento magico.
Sembra quasi d’averti già
conosciuta tanto tempo fa
in qualche sogno lontano
chissà dove
e se guardo attentamente nel
fondo dei tuoi occhi,
scopro in essi l’infinito
vibrare
e tu ed io uniti che voliamo
via sempre più su senza limiti,
dileguandoci come due
gabbiani liberi verso l’orizzonte.
Restano ammutolite nel mio
silenzio magico
mille parole, mille
sensazioni
che sento ma non riesco ad
esprimerti,
non so come spiegartelo
ma avverto dentro, qualcosa
d’indefinibile, mai provata prima,
meravigliosamente reale al
tempo stesso:
un bene prezioso e profondo
sommerso in me stesso
come il rosso corallo negli
abissi del mare.
Da una vita sono in cerca di
te
ma tu sei più di quanto
aspettassi.
Dolcissima Stellina
Abbi cura di te, ti auguro di
non cambiare,
resta quel germoglio che sei
adesso.
Non gettare al vento il fiore
della tua giovinezza,
non smarrire col tempo la
purezza dei tuoi sguardi,
l’armonia d’ogni tuo gesto
perché solo tu riesci a
sorridermi con gli occhi,
hai in te qualcosa in più che
appartiene solo agli angeli:
che ne sarà mai del tuo viso
innocente e pulito
quando, domani, cadranno le
lacrime degli anni?
e quel giorno, ora tanto
lontano, ti ricorderai di me?
Addio mia dolcissima
Stellina!
avrei voluto darti molto di
più
tornando adolescente insieme
con te nel tuo mondo
ma sono dai tuoi anni
ormai disperatamente lontano.
Ti lascio in questa poesia
il mio ricordo di ragazzo
solo come te
ed ogni volta che la
leggerai, d’incanto,
non esisteranno più barriere
né distanze tra noi due,
io, di colpo, rinascerò in te
e tu, specchiata nella mia
anima,
sarai qui vicino a me.
BELLA MESSINA
Come chiave d’oro che apre al
paradiso,
Messina spalanca la porta
alla Sicilia perla incantevole.
Bella Messina,
che si lascia corteggiare da
due mari,
contemplata dall’alto dalle
sue montagne,
sempre spettinata dal vento,
bagnata dal mare ed asciugata
dal sole,
Messina presa per mano dalla
Madonna.
Bella Messina
quando dondola dolcemente le
navi del suo porto,
quando incoraggia e protegge
il sudato lavoro dei suoi pescatori,
quando saluta piangendo ma
aspetta con ansia
il ritorno d’un suo figliuolo
che s’allontana senza lavoro,
quando, nelle sue ville,
accompagna il lento andare d’un vecchio,
guarda commossa gl’innamorati
delle sue panchine,
gioca trasformata in bambina
con i suoi piccoli.
Bella Messina
quando si tinge di
giallorosso dietro la sua squadra,
quando si pavoneggia per
accogliere i forestieri,
quando, tutta parata, si
trucca con i colori della vara
ed il mito dei Giganti,
divertente e scapestrata come
il suo dialetto.
Messina lunga donna dagli
esili fianchi
con gli occhi blu come il suo
mare
ed i capelli d’oro come il
sole delle sue spiagge,
baciata sulla superficie del
mare da mille gabbiani,
che col suo stretto
maliziosamente s’avvicina
senza lasciarsi toccare,
Messina che all’alba apre gli
occhi sul mare
e di notte s’addormenta sotto
un lenzuolo di mille luci.
Messina solare dalle ali
libere verso l’orizzonte
con gli occhi luminosi mai
annebbiati,
sposa d’un clima ch’è armonia
in ogni stagione,
Messina che con frutti e
fiori profuma di primavera.
Bella Messina
defunta ma risorta dopo il
1908,
Messina che vuole andare
avanti,
che non vuol morire più,
vestita ormai di abiti sempre
più moderni.
Bella la mia Messina
è la mia terra, la mia città,
qui sto bene, sono felice.
Ogni sua strada, ogni sua via
è casa mia, il mio giardino.
In lei sono nato
ed in lei voglio morire.
TU BAMBINA
Tu bambina, tu semplicità,
tu gioia e serenità, tu
l’infinita innocenza.
Tu che vivi felice i giorni
della tua giovinezza,
tu che ti affacci con paura
alla tua adolescenza.
Dai tuoi occhi traspare
ancora
la magia di un mondo che sa
di fantasia
e chissà se il tuo piccolo
cuoricino
riuscirà ad esprimere ciò che
sente dentro.
È sbocciato adesso un amore
e forse stai provando
qualcosa che non hai mai provato prima,
sarà per te il primo dolore
ma sarà dolce lo stesso come
il succo d’una caramella,
e le prime lacrime
avranno ancora lo splendore
della tua innocenza.
I tuoi pensieri sono di amori
fugaci,
i tuoi giochi tenere
primavere
e tu ora dondoli spensierata
nell’altalena dei tuoi desideri
come quando stringevi la tua
bambola
che hai perso ormai.
Dipingerai di sogno i tuoi
giorni,
colorerai d’arcobaleno
persino i tuoi disegni
e li annoterai dolcemente nel
tuo caro diario.
Vorrei regalarti una vetrina
e riempirla dei tuoi sentimenti
così chiunque, sostando lì,
scoprirebbe la ricchezza che
hai dentro.
Crescerai in fretta e non mi
vedrai più con gli occhi di bambina
so che ti perderò per sempre.
Mille ed infinite parole non
bastano a descriverti,
mille ed infinite poesie
non potranno farti capire
quanto sei importante
ma quello che provi dentro
non crescerà mai,
servirà a farmi rivivere
ricordi di adolescenze perdute.
Con te bambina
correremo insieme e voleremo
via lontano
verso nuovi orizzonti,
lì, resteremo per sempre
anche se dovrò dirti mille ed
infinite volte: “Tu bambina”.
LA FINE DELLA CICOGNA
Un serpente velenoso
s’insinua vischioso nel mio
giardino d’infanzia,
due mani sporche di fango,
maliziosamente,
rubano al mio impubere corpo
l’innocenza.
Sui miei occhi appena aperti
calano inesorabili ombre
senza più luce.
I sorrisi ingenui delle fate
divengono tentacoli della
paura.
Muore sbocciando quel fiore
reciso
che non crescerà più.
Mi hanno ucciso la cicogna
e con lei anche Gesù Bambino.
NOSTALGIA
Le inquietudini del mio primo
bacio
e poi le affascinanti
scoperte intime,
i primi turbamenti,
quei peccati d’una età che
non torna più,
scomparsa per sempre.
E tu sorellina timida timida
ed io fratellino impacciato e
buffo,
tra sguardi e silenzi ci
spiavamo dentro l’anima,
imparavamo ad amare.
Cerco invano di ricreare
quegl’innocenti momenti intensi,
provo con la fantasia a
tornare bambino
insieme con te nella poesia
di quel nostro magico mondo,
mi ritrovo il fantasma d’un
uomo
già inesorabilmente
invecchiato.
Quelle due giovani creature
ora son come cristalli di
ghiaccio d’un viso d’inverno.
Quell’antica primavera
è ormai neve e gelo.
RICORDO D’UNA RAGAZZA
SCOMPARSA
Le serate passate sulla
nostra scogliera,
il bacio lì, in riva al mare
col tramonto che ascoltava le
nostre anime
mentre il mare suonava la
nostra canzone.
Tanti ricordi, tanti momenti
felici,
tanto amore.
È questo che vorrei gridare
in silenzio
ma a che serve ora che non ci
sei più?
La tua vita è stata troppo
breve
come il nostro amore.
Forse il tuo compito
era farmi provare un
sentimento nuovo per me: l’amore
per poi scomparire come un
angelo.
Sei salita al cielo
ed ogni notte, piangendo,
cerco di vederti tra le
stelle.
Addio per sempre!
SPERANZA
Nel buio della mia solitaria
esistenza,
proprio sul punto di
smarrirmi,
vorrei improvvisamente
incrociare la luce dell’amore,
tra mille volti riconoscere
il tuo soltanto,
e come un bambino,
di colpo,
scoppiare a piangere di
gioia.
VIAGGIO NELL’ANIMO MIO
Muta di parole e sguardi,
la mia mente vaga lontano in
penombra
dove il pensiero non ha
confini
e tutto può sembrare reale.
Così, col bisogno del ricordo
e del pianto,
penso al mio passato e alla
sua perduta giovinezza,
al mio presente fatto di
tempo fuggente,
al mio futuro sconosciuto ed
incerto nelle sue mille paure.
Quanta dolcezza nel guardarsi
dentro e perdersi in sé stessi!
Quali emozioni
nel vagare libero tra
solitudini e silenzi profondissimi!
Mi scuoto
e lentamente mi desto da un
viaggio
nel profondo della mia anima,
del mio essere così fragile,
così indifeso
rispetto alla grandiosità
della mia vita.
VOLO
Ho aperto i miei occhi,
liberato la mia mente
sfidando tutti i miei limiti,
ho lasciato alle spalle
gabbie, catene,
labirinti, muri
insormontabili,
e quell’uomo morto ch’ero
ieri
e che oggi non riconosco più,
fino a ridere della mia
disperazione del passato,
persino la morte sembra
inchinarsi
alla mia nuova voglia di
vivere.
Dentro di me
l’oscurità s’è trasformata in
un riverbero di luce,
nell’anima esplode
l’incredibile forza
dell’amore verso la vita.
Vedo nuovi orizzonti
distendersi davanti ai miei
occhi.
Intorno a me
spazi infiniti m’invitano a
raggiungerli.
Tutto è ancora da scoprire
e mi sta aspettando,
e con l’entusiasmo di un
bambino,
m’accorgo per la prima volta,
quanto sia meraviglioso
vivere.
Non ho più paura ormai.
Solo,
con il vento in faccia,
apro le mie ali
e mai più mi fermerò.
Finalmente adesso volo.
RICORDI
Si dirada come per incanto
la nebbia che mi avvolge
e s’apre d’improvviso il
cielo
col suo manto azzurro,
torno a ritroso nel tempo in
seno ai miei ricordi
come alghe marine che
succhiano caute mammelle di roccia.
Mi vedo a otto anni
quando avevo un’amica
soltanto
che volevo bene come sorella.
Ricordo ancora come fosse
ieri
i suoi capelli neri a boccoli
che le coprivano quell’esili
spalle
come schiuma del mare
accarezza gli scogli.
Era una bambina orfana
e la sera, quando andava a
dormire,
si addormentava con due
pupazzi vicino:
un orsacchiotto grande suo
padre, una Barbie la madre,
aveva un segreto, teneva quei
pupazzi sotto il cuscino.
Mi chiedeva spesso:
“Come mai le tue poesie son
tristi e tu non ridi mai?”
non sapevo mai risponderle.
Da grande sognavo già di
sposarla,
le dedicavo poesie e come per
magia il suo caro viso spariva
ed io mi vedevo in un teatro
affollato
con tanta gente in piedi ad
applaudirmi.
A quindici anni
evitavo i compagni, i giochi
e le feste
e restavo da solo per ore
ad osservare la distesa
infinita del mare,
una voce dentro mi ripeteva
sempre:
“I sogni non muoiono mai”.
Cercavo la libertà,
mi chiedevo se nell’universo
esistesse qualcuno simile a me,
immaginavo di volare via per
scoprire il mondo
senza ritorno, senza fermarmi
come un’onda senza mai una
spiaggia
ed i miei occhi ragazzini
curiosi e attenti,
si perdevano in lontananza,
laggiù dove si disperdeva il
mare oltre l’orizzonte.
Son diventato uomo troppo in
fretta
e non riesco più a sognare.
Cerco ancora l’arcobaleno
d’allora,
trovo le inquietudini di
adesso.
La speranzosa attesa d’un
tempo,
le antiche illusioni,
come oggetto prezioso caduto
per terra
e frantumato in mille pezzi,
sono morte e crollate
inesorabilmente
nell’amara consapevolezza del
nulla che mi circonda.
Ma perché bisogna dire addio
sempre alle cose più belle?
alle delizie che promette ma
non concede la vita?
Rassegnati animo mio,
le tue domande non
conosceranno mai risposte!
IL TRENO DELLA VITA
E il treno corre,
corre lontano sui binari
della vita,
lungo la strada del mio
dolore.
Va via velocemente
proprio come i miei anni,
il mio tempo che scorre.
Dai vetri del finestrino il
quadro cambia sempre
vedo montagne invalicabili di
paure,
pianure non più verdi di
speranze invecchiate,
laghi salati di pianto amaro.
Vedo fiumi, violente cascate
trascinare via tutto quanto,
mari in tempesta come i miei
pensieri irrequieti.
Vedo gallerie coprire il sole
come i miei momenti bui,
prigioni di tanti limiti ed
arrese,
miraggi di felicità nei
deserti della mia esistenza,
il cielo dove non ho mai
volato,
lontane isole esplorate solo
nei sogni,
nebbia lontana e foschie
senza amore, senza fortuna
e poi
file di alberi e nuvole
passare come un susseguirsi di emozioni,
paesi e città fuggire
malinconicamente come i ricordi più belli,
prati verdi dove correvo
sull’erba da bambino,
rivedo mia madre aspettarmi a
braccia aperte,
odo nel vento la sua voce che
mi chiama.
Il treno corre
la sua corsa senza fine
senza ritorno, senza fermate
ed io via con lui
m’allontano sempre più senza
sapere dove andrò,
certo di perdermi solo
come un vagabondo senza
famiglia.
Addio casa mia d’infanzia!
Addio amici della mia
adolescenza!
Addio giovinezza perduta per
sempre!
Quanta struggente nostalgia
mi avete lasciato!
Com’è triste non poter
tornare indietro!
Ma perché la vita è una corsa
continua?
Perché la fine di un viaggio
non c’è mai?
Mi fermerò soltanto
quando giungerà l’autunno con
la sua folata gelida,
come foglia ormai ingiallita,
sarò strappata dal mio
albero,
PERDENDOMI NEL TRAMONTO
Un
altro giorno sta passando uguale agli altri
ed
io sono da solo con i miei pensieri come sempre,
dentro
l'anima sospesa tra i ricordi e l'infinito
una
irrefrenabile voglia di fuggire via,
di
respirare forte l'aria.
Con
la mia auto corro sull'asfalto verso chissà dove
come
per riscattare l'anima dal suo torpore
ma
la strada sembra farsi sempre più triste.
Il
sole scende lentamente all'orizzonte,
la
sua luce filtrando attraverso le mie lacrime
mi
mostra il suo colore su ogni cosa intorno
avvolgendo
il paesaggio d'una malinconica bellezza.
Vedo
la spiaggia deserta,
cammino
udendo il rumore del mare che s'infrange contro gli scogli,
sento
il calore della sabbia sotto i piedi nudi e mi scopro vivo
seguo
la via illuminata che il tramonto sembra indicarmi.
E
in quella luce come una visione
mi
appare il tuo viso
così
vicino da sembrare reale,
per
quante notti l'ho sognato.
Purtroppo
i sogni vanno via col vento e si dissolvono
ma
io, chissà perchè, non l'ho mai dimenticato.
Ora
vedo scomparire laggiù in fondo al mare
il
sole,
nasconde
i suoi ultimi raggi quasi furtivamente,
e
la superficie dell'acqua,
che
nelle giornate serene luccicava
come
ricoperta da miriadi di specchi,
assume
quel triste colore che segue al crepuscolo
delineando
il profilo d'una natura morente.
Anche
il tramonto ormai,
come
tutte le mie cose più belle,
è
fuggito via.
Ed
io mi trovo ancora qui in riva al mare
senza
sapere il perchè.
Portami
via dove sei tu
non
lasciarmi solo.
Distante
dal mondo
senza
ombra viva intorno e col tempo che vola,
la
mia anima s'è perduta
volgendo
anch'essa al tramonto.
IL SILENZIO NEL SILENZIO
Erba appena bagnata sulla
livida terra,
odore di pioggia da poco
caduta
trasporta nell’aria bollicine
di sogni
in questo autunno che scorre
lento...
Silenti alberi ammutoliti e
spogliati
attendono stanchi giovani
foglie,
con la nuova stagione
arriveranno
in questo autunno che respira
lento...
Un colore giallognolo
suggestivo e irreale
avvolge ogni cosa di magico
incanto,
sfumature di anime invocano
il sole
in questo autunno che
sbadiglia lento...
Piante e animali stanno
dormendo,
la natura è un fantasma che
si aggira ramingo,
persino le pietre chiudono
gli occhi arrossati
in questo autunno che dorme
lento...
Non si avvertono rumori, non
si odono lamenti
non c’è più linfa, è
sottratta ogni energia
domina il nulla immobile e
statico
in questo autunno che tace
lento...
Una coltre di nebbia come una
nuvola
disegna il paesaggio di
malinconica assenza,
una sottile tristezza scende
sul cuore
in questo autunno che muore
lento...
E in questo bosco solitario e
sperduto
dove anche il vento non ha la
forza di soffiare,
io perdo me stesso ed i miei
pensieri
e nel silenzio io rimango in
silenzio.
NISIDA
Sconosciuta
Nisida, sacerdotessa del male
misteriosa,
imprendibile, diabolicamente angelica
dimmi ti
prego: chi sei?
Fai parte
del mio mondo mortale
o ti ha
partorito la mia immaginazione?
Sei una
creatura di carne e ossa
oppure
un'entità figlia di magia e misteri?
Ogni notte
ed alla stessa ora
puntuale mi
rapisci col tuo campo magnetico
invisibile
alone che dà piacere e uccide
e mi
traforma in alieno uguale a te
estrema
lotta fra carne e spirito
drammatico
calvario di orgasmi e morte.
Ti
scongiuro Nisida
svelami il
tuo complicatissimo enigma
e rivelami
se è donna o fantasma
colei che
di notte fa l'amore con me.
Amabile
folle creatura
da quale
mondo vieni?
che poteri
hai?
che specie
di demone sei? Mi leggi la mente, oltrepassi
i pensieri.
Non ho
paura di te, sai: tu sei tutto quello che io sono
ma le
conseguenze di questa tua presenza in me
non sono in
grado di controllarle, potrebbero essere devastanti.
Io so da
sempre
di non
essere normale
legato da
un cordone ombelicale alla solitudine
perso nei
labirinti dell'angoscia
sospeso tra
le forze del bene e quelle del male
aggrappato
solo all'arte ed alla sua creatività.
Ma tu
inafferrabile Nisida disegni il mio destino
sei una
lama affondata nella mia carne che non
trasmette dolore
una voce
lunare che mi guida la mente come un sesto senso
ed hai
disintegrato ogni equilibrio
ormai sono
folle più dei folli.
E' tempo di
portarmi con te, seducente Nisida
questo
mondo non è più per me
la mia
anima è troppo inquieta e gitana per rimanere ancora,
ho
conosciuto solo tenebre
ora voglio
entrare nella luce.
ASCOLTA
Per quel che vale anche tu
ascolta
non riesco a sbiadire il
volto
disegnato nella mappa della
memoria,
contorno scuro
chioma di inchiostro e di
seta.
La tua voce rauca richiama
lacrime come di rime sparse.
E ti posseggo solo
con parole che ripeto
magia di nenia o canto,
voce che si incunea
fra i lacci della vita,
su ciglia chiuse.
Dimmi: sei una donna o una
strega?
le tue labbra dolce pretesto,
nei tuoi occhi la magia:
una bugia!
La tua malizia mi accende
il corpo mi rendi
e l’anima vendi.
Io ti seguirò
annientandomi,
fino a frantumarmi nella tua follia.
SCHIAVA DELLA CARNE
Donna
che sei
padrona di niente,
schiava
della carne
spezza per
me queste catene
rimescola
il mio sangue
alla sabbia
del deserto
trasfondi
il tuo - piacere!-
in un’oasi di sole,
e rompi il
silenzio
complice d’inganno,
restituisci
dignità al cielo
ed al mio
corpo:
rifammi
bambino nel cuore e nell'anima
- come sai
fare -
tu che dal
tuo utero dài vita.
E fammi
fiore
che dai
miei petali strappati
non sgorghi
più il dolore,
ma
finalmente la speranza
di un
giorno nuovo,
in cui la
libertà di essere
non sia
solo orizzonte
ma
germoglio di vita vera.
MIA STREGA
Balla mia strega
balla per me muovendo più forte i fianchi
balla con il corpo e con l’anima.
Balla sotto questa luna piena
colora d’argento i miei sogni
nei tuoi occhi vedo riflessi cosmici
diamanti.
Non ho bisogno di bere il tuo filtro
mi hai stregato solo con lo sguardo
mi hai in tuo potere ormai.
Riempimi i sensi e l’anima di te
abbandonati tra le mie braccia
e regalami la tua follia per sempre.














































































































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