Poesie di Claudio Cisco
LUCE
Quando nel buio della notte
perdutamente solo
come un bambino prego,
sento nascermi dentro una forza improvvisa
calore ed energia mi esplodono nel corpo,
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
gioia nel cuore
festa di sorrisi.
Quando invincibile
il male sembra sconfiggermi
ed ombrosi pensieri mi spingono verso la
morte
una potenza positiva forte come un fuoco
scorre divampando nelle mie vene
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
pace nel cuore
libertà nella mente.
Quando con brividi di freddo
la paura mi assale
ed io credo di non farcela più
una voce intima mi infonde coraggio
pronta ad aiutarmi mi tende la mano
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
amore nel cuore
equilibrio nella mente.
Quando terrorizzato d’invecchiare e di morire
solo senza compagna e senza amore
sono schiavo del terribile pensiero che la
mia vita non abbia senso o valore
tu cancelli di colpo questa mia agonia
la tua presenza rende preziosa la mia
esistenza
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
serenità nel cuore
comunione con te attraverso la mente.
È di nuovo LUCE, LUCE e soltanto LUCE!
E spariscono le tenebre
fuggono da me fantasmi e demoni
è sconfitto il serpente.
Solo LUCE, LUCE, e per sempre LUCE.
Ed io ora so
che non smetterai mai di illuminarmi.
VIALE ALBERATO D’AUTUNNO
Cade una foglia
soffice piuma
leggera
volteggia nell’aria
come una ballerina che danza sulle punte
poi
si posa per terra
sul tappeto di questo viale alberato
anch’essa
parte d’una coperta
ingiallita
di foglie morte.
L’autunno è arrivato
con la sua malinconica dolcezza
ed ogni albero si sta spogliando
del proprio vestito.
I rami ormai nudi
sembrano tendere
le proprie braccia al cielo
quasi come ad abbracciarlo.
In un amplesso tenero ed appagante,
io mi stringo a te,
alma Natura,
voglio cogliere ogni tuo palpito
e respirare il tuo stesso respiro,
vestendomi dei tuoi colori.
CASTELLO ANTICO
Il castello
sta
là,
disteso sul colle
come statua imponente.
Guarda
nebbie e fantasmi
terre ed oceani
monotoni e spettrali
nel tempo che passa.
Ricorda
lotte e tormenti
amori e passioni
nel volgere lento
dei secoli.
Fra quelle mura antiche e millenarie
trova ancora rifugio un vecchio gabbiano
ammalato e stanco
che mira da lontano
le immense acque solcate nei voli.
MONTAGNE
Maestosi giganti addormentati
o eruttanti fuoco fra le gole,
vi osservo in silenzio su pendii boscosi di
valli ridenti
brillare al sole come rocce ardite.
Cime svettanti che austere sfidate il cielo
incontrastate padrone dei grandi silenzi
accogliete le aquile, scrutate i mari
riconciliatevi con l’immenso.
Dolci declivi bianchi di pura neve,
inesplorati paradisi e regno di purezza,
siate finestra aperta verso l’infinito,
dove quiete e pace dànno ebbrezza.
Voi segno di grandezza vera,
espressione della potenza della natura madre,
noi al confronto tante formichine,
prede di paure e confusioni.
PRESAGIO DI MORTE
Ho un presagio,
qualcosa serpeggia nell’aria,
striscia invertebrata nella memoria,
credo sia angoscia,
spettro del mio respiro pesante.
Ansimo,
ho il fiato corto,
sarà paura,
e m’abbandono,
vinto.
È punta di spillo che penetra le mie carni,
solitudine
vuoto,
è vento di ghiaccio che invade
rapida mi scava nelle ossa.
Schiava la mia mente di lei e del suo male
vorrei almeno vederla, comprenderla
ma ella non si mostra,
mi osserva,
la si sente e basta.
In un muto silenzio
come trasparenza nascosta
penetra profonda nelle mie pupille,
non posso che subirla ma adesso so cos’è:
presagio di morte.
L’ANTICAMERA DELLA MORTE
La paura dilata il tempo come un elastico
il cuore palpita disordinatamente,
ansima il respiro.
Occhi catturati dall’inquietudine,
sguardi impietriti dal terrore,
il volto è una maschera.
Il corpo dapprima si oppone,
si dimena,
poi affoga in una lenta agonia.
Mentre il torpore immobilizza gli arti,
il cervello resta lucido qualche altro
istante,
poi si perde la concezione dello spazio e
delle ore.
Confusa e impaurita la mente,
l’abbandono può sembrare dolce e soffice,
l’ultimo respiro sembra seta.
L’uomo ora è rigido,
si adagia smarrito,
perduto.
L’attimo che segue è l’anticamera della
morte,
il tempo
immoto,
gli occhi pesanti, opachi, vitrei.
A malapena distinguono i colori,
si allontanano dalla vita,
graffiano la memoria.
Alle luci dell’alba
sguardi deliranti sigillano le tenebre
le labbra spalancate in una smorfia amorfa.
La morte brinda in calici d’argento,
il silenzio diventa
perfetta armonia.
LEI MI SEGUE
Ovunque io vada
lei mi segue
in silenzio
discreta
e senza farsi notare.
Ogni tanto mi sembra
di sentirne il respiro
dietro ogni angolo
ogni porta
ogni passo.
Non serve correre
rifugiarsi
scappare chissà dove
lei è la mia ombra
e ci sarà sempre.
Non riesco proprio
ad allontanarla da me
mi ossessiona
sono l’unico ad accorgermi di lei
soltanto io riesco a vederla.
Ma forse una soluzione c’è
no! non cadrò nelle sue braccia
non sarò il suo burattino abbandonato
ormai ho deciso
sarà la mia poesia a farmi fuggire da lei per
sempre.
IL MIO DESERTO
Non ho mai conosciuto amore alcuno
in quest’orrido deserto
che è la mia vita,
solo miraggi d’amore inesistente
sete d’acqua mai bevuta.
È il deserto
quello nel quale mi ritrovo,
ricordo che è stata la mia culla,
momenti di intensa solitudine,
di preghiere inascoltate rivolte al cielo.
In fondo è sempre in esso che mi sono
ritrovato
dopo lunghe corse affannate ad inseguire il
vento,
a sognare di raggiungere le stelle,
nei miei occhi neanche un raggio di quel
sole,
solo freddo nell’anima e nulla più.
Sento la notte nel mio cuore,
alitare con lunghi interminabili silenzi
giovinezza sfuggita fra le dita e perduta per
sempre
sogni svaniti all’alba.
Non mi è rimasto che rifugiarmi nel deserto,
amico fedele
lì anche se triste ogni cosa è mia,
è solo sabbia lo so, echi di silenzio
ma almeno non posso perdere
ciò che non ho mai avuto.
In questo mio deserto
il niente è tutto per me,
e il mio tutto è niente per il mondo,
oggi è la mia casa,
domani, la mia tomba.
SOLO
Pagina di giorni inutili
spesi a pensare e piangere,
muta amica di parole confidate ad un diario
silente fanciulla triste ma accattivante.
Con la tua veste leggera di tulle
mi inviti a ballare
un giro di danza e mi dici perfino:
“sai che amo ballare con te!”.
Mi afferri le mani e me le stringi forte
ed io mi sento così bene,
è tutto incredibilmente assurdo
incomprensibile.
Ma non vedi la contraddizione
nella nostra amicizia?
Io con te dovrei sentirmi…
solo!
PULEDRINO
È una piccola bellezza la sua
in tutti i sensi,
con quelle gambette ancor deboli.
Venuto alla luce da una settimana,
ha sempre un’aria incuriosita
per tutto ciò che di nuovo gli sta intorno.
È completamente nero come la notte,
con soltanto un piccolo raggio di luce sulla
fronte;
fa tenerezza con quel corpicino che appena
nato muove i primi passi.
Non so... ma questa piccola creatura
possiede una bellezza estranea a questo
mondo, una novità
due occhietti dolci che osservandoli ti fanno
innamorare di lui.
Ora, disteso fissa il vuoto
chissà a cosa pensa!
le sue orecchie attente aspettano qualcosa di
curioso.
Appena la sua mamma si muove
lui la segue come se avesse paura di rimanere
da solo,
in questo mondo che sente ancora straniero.
Con quelle lunghe gambette e tutto il suo
corpicino
scoprirà pian piano la vita
e non sarà più un gioco.
E chissà,
forse un giorno sarà libero di correre lungo
i campi
da solo con la sua raggiante bellezza.
AL MIO CANE
La tua presenza
colmava il vuoto
della mia oziosa solitudine,
spesso mi contrariava
il tuo lungo abbaiare
che ora mi manca da morire.
Mostravi tutta la tua gratitudine
stendendoti ai miei piedi
e mi contemplavi,
parlavi con gli occhi
ci capivamo
nell’incrociarsi dei nostri sguardi.
Ci ritrovavamo sempre
nel nostro mondo
pieno d’abitudini,
forse
non ero solamente il tuo padrone
ma il vero amore.
Oggi non ci sei più
la tua festosa compagnia
si è dissolta
nella morte
ricoperta
dalla nuda terra.
Ma per me
rimani sempre una ferita aperta
incancellabile ricordo dentro al mio vuoto
nel ripiombato abisso
d’un’altra e più profonda
solitudine.
FARFALLE
Le ali son come petali
di fiori colorati,
e con eleganza
volano posandosi sui prati.
Ed è in festa la radura
per quelle piccole creature sospese in aria,
sorride gioiosa
la natura tutta.
Un’esistenza tanto fragile
quanto bella e preziosa la loro
che dura solo qualche giorno,
il tempo di imparare a volare e farsi
ammirare.
Ma a differenza degli uomini
accomunati dallo stesso destino,
son felici ugualmente mostrando di apprezzar
la vita
e spensierati si godono
la loro breve gita terrena.
Son consapevoli
d’aver concorso fino in fondo
a far stupire gli uomini
e colorare il mondo.
L’AQUILONE
Un esile ma robusto filo
ci lega l’uno all’altra
e tu mi conduci senza esitazioni,
ed io posso andare più in alto
e scorgere paesaggi sublimi., bellezze mai
viste.
Corri veloce
ammiro il mondo oltre la collina,
al di là delle montagne fino al mare
dove il cielo dona voce solo al mio respiro
mentre l’infinito abbraccia i miei pensieri.
Qualche nuvola all’orizzonte
accompagna il mio volo sempre più leggero
ed il vento mi sostiene l’anima
innocente e bambina in questo cielo azzurro,
più su di così io non sono stato mai.
Non so se le mie ali sono davvero forti,
o sei tu che mi incoraggi,
da quassù ogni segreto,
ogni promessa,
sembrano più veri, non arriva la cattiveria
degli uomini.
Di quella terra lontana non scorgo più nulla,
quasi fosse ormai dimenticata e perduta
qua in alto tutto sa di eternità,
sto assaporando lentamente
la magia che mi circonda.
Vorrei descriverti ogni cosa che vedo
trasferendoti le emozioni che provo
ma tu continui sempre a dirigermi,
non ho paura di volare, sai
mi sei vicina nei pensieri.
Ora conosco i desideri del cuore
vivono scolpiti in me
ed io volerò per sempre
e ti porterò con me ovunque
al di sopra di queste montagne, oltre
l’orizzonte
nello spazio infinito.
TU
Tu!
un vento gelido che consuma il respiro,
un bacio di lapide
dal sapore di terra,
tu mi indichi il cammino verso la morte.
Tu!
sei la notte del vampiro
che sorge dalle macerie della mia
disperazione
triste riflesso di luna piena,
tu godi della mia rassegnata sconfitta.
Ma tu non sai
di quella scritta scolpita sul legno
di un ulivo arso dal vento,
che perde sangue lasciando un segno eterno di
riscatto:
Sangue innocente di perdono, non di condanna.
Dopo tre giorni scaraventato fuori dalla
tomba
slegato da ogni legame mortale.
Tu sconosci
che quella morte mostrava la vita
non più pioggia di dolore ma riso di angeli
in quella croce la definitiva vittoria.
C’È QUALCOSA
C’è qualcosa che immagini
quando sei bambino
e che poi perdi da grande.
È una sensazione magica
figlia della tua innocenza
vivida d’una luce quasi immortale.
Ma se da adulto riuscirai a ritrovarla,
davanti ai tuoi occhi
come per incanto si aprirà l’universo.
E le sue leggi lo governeranno con amore
e sarà armonia
bellezza cosmica.
L’oceano non ti farà più paura
e vorresti essere una goccia d’acqua
per unirti al mare.
E scoprire il tutto
essere in simbiosi con la natura
ammirarne il fascino.
Vorrai dare agli altri
la ricchezza che avrai dentro,
fino ad entrare in comunione con Dio.
Sentirai il bisogno di parlargli nel silenzio
del tuo cuore
ringraziarlo per averti donato la vita
con le sue meraviglie sempre nuove.
SOGNO SVANITO
Sono in un prato,
un grande prato fiorito,
pieno di pace
e silenzio,
lì vedo i miei sogni perduti
impossibili
finiti.
Ci sei anche tu con essi
mi tendi le braccia con i capelli al vento
accenni un sorriso
ed io ti corro incontro,
ma di colpo mentre sto per sfiorarti
il mio sogno si spezza,
e il prato ridiventa il mio letto.
Il cielo torna ad essere un bianco soffitto,
tutto intorno si trasforma
il sole diventa luna,
il giorno notte,
ed è caos nella mia mente,
tormento nel cuore,
mi ritrovo solo.
Non più il tuo sorriso
ma lacrime nei miei occhi,
quella brezza leggera è ormai vento freddo
sul mio viso,
addio mio dolce sogno inghiottito dalla
realtà
di te mi rimarrà solo il ricordo
e la speranza di incontrarti di nuovo,
intanto mi consumo nella mia tristezza.
AD UN PASSO
La tua esile figura,
trasfigurata nello specchio dell’universo
come spicchio di luce scende dall’alto
e attraversa cieli
strati di lucide gemme.
Entra così nel giardino della mia vita
fiore rigoglioso che affonda radici
nella terra della mia carne,
mutando destinazione
orientandosi su di me.
Ed è amore
puro
asceso come in un vortice
alimentato dalla forza della speranza,
pervaso da particelle fuse di materia.
Imponente figura
regina e sovrana
giri le spalle
all’ultimo sguardo della tristezza
ormai
ad un passo dall’amore immortale.
CONCHIGLIA
Come una conchiglia
che racchiude in sé
i profumi e i segreti del mare,
attendi che le mie mani calde
si posino su te,
forti e gentili,
per raccogliere la tua essenza.
Spuma di mare e salsedine sulla mia pelle,
accarezzi il mio involucro
fragile eppur millenario con te vicino
mi osservi mostrandomi la tua fiduciosa
nudità,
per poi sussurrarmi all’orecchie
suadenti parole d’amore
in un mistico erotismo.
Portami con te
nell’intimità di un pensiero ribelle,
cullami,
come onda che lambisce le coste,
scaldami,
con carezze e sguardi penetranti
infine vivimi.
Tu sarai per me fantasia che non teme realtà
ed io sarò per te complice silenzioso e
compagno di giochi
di fughe e ritorni,
innocenze e malizie
brezze di desiderio
che spirano gioiose
e rallegrano il cuore.
E saremo
semplicemente noi,
attimi di vita,
creature senza tempo
anime viventi
liberi
indelebili.
ISTANTE ETERNO
Mi svegli di soprassalto,
la notte è carica di misteriosi segreti.
Esco dalla mia morbida tana
ed inseguo una fata irrequieta.
Mi conduce lì,
in luoghi soavi ed incantati.
Boschi incontaminati, fiumi e laghi
scintillanti
profumi nascosti eppur quasi reali.
Lì incontro gli elfi, mitiche originali
creature
e anche gnomi, folletti, e tanti strani esseri
sconosciuti alla realtà.
Rimango a braccia aperte sotto cascate
d’acqua cristallina
poi volo libero tra vulcani e nuvole.
Guardo affascinato ma non domando nulla
non oso chiedere dove sono.
So soltanto che è stato un istante eterno,
spazzato via troppo in fretta dalla bufera
della vita.
SUSSURRI
Solo sussurri
parole senza voce
sovvien la morte,
riverberi di luna
a illuminar la notte
ritagliano paure ancestrali.
Occhi negli occhi
scorre l’ultimo sangue
mani giunte in preghiera,
antiche speranze in Dio
amor oltre la vita
sigillato in eterno.

















































































































































































































































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