CLAUDIO CISCO: PRESENTAZIONE-BIBLIOGRAFIA-OPERE
P R E S E N T A Z I O N E
CLAUDIO CISCO nasce il
18-10-1964 a Messina Solitario e meditativo per natura, rivela sin da piccolo,
in trasparenza, una sensibilità profondissima ed una straordinaria vocazione
per la scrittura. Scrittore inquieto dall'animo agitato e tormentato, amante
della solitudine, esordisce nel 2004 col suo primo libro COME SONO DENTRO, dove
la sua natura romantica e dolce si fonde meravigliosamente con la sua indole
malinconica e funerea facendo germogliare liriche di ineguagliabile purezza. Ma
la sua ispirazione sempre fervida non ha limiti ne' confini. Decide così di
ampliare il suo percorso letterario spaziando nel campo della narrativa. Nasce
l'anno dopo il libro COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI, nel
quale il senso del mistero e la paura della morte si innalzano a vita sospinti
dalla forza del sogno e dall'incanto dell'immaginazione, attraverso pagine
delicatissime e di commovente bellezza nelle quali impeto del racconto e
capacità affabulatoria si armonizzano con arte. Libro successivamente
modificato leggermente nel testo con due diverse copertine rispetto
all'originale. Nello stesso anno sente l'esigenza di fare presa sui lettori e
rischia coraggiosamente dando alle stampe il libro IL VECCHIO E LA RAGAZZA, un
libro-scandalo che si schiera contro tutte le convenzioni sociali e ogni forma
di moralità a difesa d'una libertà d'espressione illimitata e senza freni. Il
libro fa molto parlare di se' ma incuriosisce, viene successivamente riscritto
dall'autore col titolo LA FINE DELLA CICOGNA in una nuova stesura nella quale
vengono aggiunti nuovi concetti. Nel 2006 torna al suo vecchio amore: la
poesia, e crea il libro LA MIA ANIMA E' NUDA, dimostrando ancora una volta la
sua impossibilità di essere e di realizzarsi in un mondo che nega tanto più
crudelmente la felicità, quanto maggiore è la nostra virtù. Spinto dalla sua
indomabile e istintiva creatività sempre ricca di idee ed emozioni, prosegue
nel 2007 verso la strada della lirica e partorisce il suo quinto libro IL
SILENZIO NEL SILENZIO. Una vera rivoluzione è in atto nel poeta.
L'accessibilità immediata dei suoi versi, viene sostituita da un'accurata e
sofisticata ricerca del vocabolo. La sua solitudine estremamente privata senza
sbocchi, si apre di colpo al mondo che lo circonda attraverso tematiche di più
ampio respiro. Segno evidente d'un artista, e d'un uomo prima, che sa
continuamente rinnovarsi come un istrione della scrittura, capace di
sorprendere ogni volta. Sempre nel 2007 raccoglie 40 sue poesie tratte dai
libri di liriche scritti in precedenza e dà alla luce il libro SENSAZIONI.
Focalizzando sempre più la sua genialità creativa e rinnovandosi continuamente
da schemi originalissimi da lui stesso creati, scrive ANIMA SEPOLTA, un'espressione
poetica d'avanguardia, alternativa, dove fobie ossessive e fantasmi interiori,
esternandosi, si tramutano con sepolcralità in energie negative lugubri e
macabre, segni indelebili d'una morte interiore eternamente rassegnata nel
misterioso mondo della follia e dell'inconscio. Si cimenta poi in un monologo
in prosa surrealista di carattere cerebrale e filosofica APOCALISSE MENTALE.
Nel 2008 compone altri 2 libri in versi EROS E MORTE (poesie erotiche e dark) e
LA LUNA DI PETER PAN, nel quale il romanticismo predomina velato da una
indefinibile tristezza. Nel medesimo anno raccoglie tutte le sue liriche
assieme a passi significativi delle sue prose e scrive il libro TUTTO SU DI ME.
Esterna poi tutto il suo amore per il mare dedicando interamente ad esso il
libro di poesie L'ANIMA DEL MARE, seguito in breve tempo da un altro intitolato
LUCE dentro il quale emergono poesie di forte impatto emotivo ed intensa
meditazione. Sempre nello stesso anno scrive IL MIO MONDO IN VERSI raccolta di
sue poesie edite con immagini personali, ATTRAVERSANDO IL SOLE liriche a tema e
VIAGGIO NELL'ANIMO DI UNO SCRITTORE nel quale inserisce tutte le sue opere
letterarie in poesia, prosa e narrativa ed ENIGMI INTERIORI liriche
emotivamente coinvolgenti di difficile impatto e non di immediata
assimilazione. Si rivolge quindi di nuovo alla narrativa e scrive il libro
intitolato LAILA un breve racconto tenero e struggente in cui scruta, indaga,
penetra l’animo umano cogliendone sentimenti e debolezze, svelandoli con
finissima introspezione, compone poi PREGHERO’ parole di fede e speranza
dedicate alla sua comunità evangelica. Nel 2009 esce la definitiva versione del
libro IL VECCHIO E LA RAGAZZA (Giraldi editore), nuova la copertina, rivisitato
il testo. E’ il grande e meritato successo.
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B I B L I O G R A F I A
-COME
SONO DENTRO
-ANIMA
SEPOLTA
-APOCALISSE
MENTALE
-COLEI
CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI
-IL
VECCHIO E LA RAGAZZA
-LA
MIA ANIMA E' NUDA
-IL
SILENZIO NEL SILENZIO
-SENSAZIONI
-LA
FINE DELLA CICOGNA
-EROS
E MORTE
-LA
LUNA DI PETER PAN
-TUTTO
SU DI ME
-L'ANIMA
DEL MARE
-LUCE
-IL
MIO MONDO IN VERSI
-ATTRAVERSANDO
IL SOLE
-VIAGGIO
NELL'ANIMO DI UNO SCRITTORE
-ENIGMI
INTERIORI
-LAILA
-PREGHERO’
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R E C E N S I O N I
È sempre difficile parlare di qualcuno con cui si
hanno rapporti di profonda amicizia, mantenendo il giusto equilibrio.
Claudio
Cisco nasce a Messina il 18/10/1964. Ho il piacere di conoscerlo da più di
trent’anni, da quando cioè ero suo compagno di classe nelle scuole elementari.
Non posso non ricordare con emozione quei periodi mai più ripetibili e in
particolare il suo grande e quasi inspiegabile talento nello scrivere,
rivelatosi sin dalla tenera età.
Ho
ancora davanti agli occhi, come se il tempo non fosse mai trascorso, quel suo
viso espressivo e misterioso insieme, meditativo e lontano che nascondeva
chissà quali segreti, chissà quali pensieri, pensieri sicuramente molto più
grandi di lui, fuori dal comune che nessuno all’infuori di lui poteva
comprendere, così diversi e complicati rispetto ai miei e a quelli di tutti gli
altri nostri compagnetti. Rivedo ancora nella memoria quei suoi occhi chiari e
tristi di bambino, concentrati fissi sul quaderno e la sua mano che, come un
automa, muoveva quella penna riempiendo infinite pagine, seguendo la traccia
d’un tema, come se non riuscisse a fermarsi. Tutti noi suoi compagni, restavamo
ammutoliti a guardarlo senza nulla saper scrivere, chiedendoci da dove
riuscisse a tirare fuori tanta ispirazione pur riconoscendogli e ammirandone il
suo grande dono di natura.
Continuo
a seguire le immagini che il ricordo mi restituisce e rivedo con nostalgia i
tempi dell’adolescenza quando ci frequentavamo, così diversi l’uno dall’altro.
Lui solitario e introverso, un po’ timido che rideva a malapena d’un sorriso
ineffabile e quasi celeste, io, al contrario, chiassoso ed esuberante ma ci
rispettavamo sul serio, pur nella diversità dei caratteri, ci dividevamo ogni
cosa, il panino in classe lo spezzavamo sempre in due, ci volevamo un bene
dell’anima. Anzi, ad esser sincero, io sentivo verso di lui, quasi un complesso
di inferiorità consapevole delle sue capacità artistiche ma mi sono guardato
bene dal farglielo presente per non metterlo in una situazione d’imbarazzo.
Oggi
che siamo diventati adulti, osservandolo, non riesco a staccare la sua immagine
di adesso, da quella di quand’era bambino, sembra essere rimasto lo stesso,
quasi si rifiutasse di crescere, a dimostrare che la giovinezza, quando la si
possiede nell’anima, è eterna.
L’altro
giorno, mi propone un suo libro “Come sono dentro”. Rimango, pur conoscendo la
sua genialità creativa, stupito ugualmente e totalmente coinvolto dall’energia
che emana. Il suo modo di scrivere è fuori da schemi. Le sue liriche danno
risalto all’anima, a volte possente e virile, altre dolcissima e perdutamente
sola ma sempre viva con un disperato bisogno di comunicare.
La
lettura del libro poi mi rapisce totalmente. Colgo senza limiti il significato
e la bellezza poetica.
Sono
consapevole di essere di fronte ad una espressione artistica che va oltre le
punte più avanzate degli scrittori di quest’epoca.
Non
so se il lettore sia in grado di recepire tanta sensibilità e forza creativa,
credo piuttosto che possa rimanerne sbalordito.
Questo
libro raccoglie il meglio delle opere dell’autore dalla fanciullezza ad oggi,
come sintesi della sua evoluzione poetica ed umana in genere. Per questo, con
vivo interesse, vi invito a prenderlo in considerazione.
Vincenzo
Fratantonio
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Claudio
Cisco nasce a Messina nel 1964. Rivela sin da piccolo una fervida vita
interiore che si sviluppò non solo nel fervore dell’immaginazione e
nell’intensità del sentimento, ma anche in uno slancio artistico pertinace e
costante. Ricco di intuizioni e creatività, soverchiato dall’impeto della sua
fantasia e da una straordinaria capacità nel creare immagini, precocissimo nella
sua inclinazione all’arte in genere, riesce ad estrinsecare il suo innato
talento nello scrivere, esprimendo così il segreto palpito e il ritmo stesso
della sua anima. Dotato di sensibilità profondissima e acuta, fuori dalla
norma, di una freschezza vibrante di sentimento e di una vivida intelligenza
intuitiva trasferisce, con grazia singolare, le sue interiori vibrazioni
artistiche, nei ritmi della sua scrittura. Ottiene effetti potentissimi di rara
e grandissima bellezza con la sola collocazione delle parole perfettamente
associate alle immagini, padrone di uno stile raffinato e originalissimo,
riuscendo così ad armonizzare tutte le proprie qualità artistiche. Focalizzando
sempre più la sua genialità creativa e rinnovandosi continuamente su schemi da
lui stesso creati, inventa uno stile tutto suo, ben definito, non paragonabile
a nessun altro, frantumando così gli schemi cosiddetti logici della scrittura
tradizionale. Fa nascere un’armonia di lettura quasi ritmica per via di
creazioni fantasiose assolutamente nuove nella storia degli scrittori
contemporanei, rappresentando le cose non solo per il gusto della semplice
descrizione ma anche e soprattutto per l’anima e il sentimento che le pervade
facendole apparire così vicine e familiari e insieme remote e sfumate. Ne vien
fuori una musica di parole e immagini, sciolte da ogni saggezza logica che
diventano forma dell’essere, incarnazione della profonda realtà dell’anima,
dell’assoluto.
Con
immediata freschezza, l’autore sa cogliere l’essenza intima e nascosta delle
cose della natura e delle sue creature. Vede luci improvvise e parziali,
immagini fantastiche e surreali. Tende a rendere nella sua scrittura l’incanto
delle sue visioni e del suo quasi infantile stupore.
Mette
in evidenza gli aspetti misteriosi dell’universo, attraverso moti che salgono
dall’anima, simboli e immagini fugacissime, allucinanti e folgoranti con le
quali osserva e trasfigura le forme più recondite della realtà, muovendosi con
esse entro l’alone del mistero. È un’insurrezione straordinariamente creativa e
istintiva, animata dalla volontà di essere, di esistere, di crearsi un suo
spazio. È un mosaico, il suo, carico di immagini suggestive e fantastiche,
intrise di sensibilità, testimonianza dell’eterno e quasi inspiegabile
contrasto tra le forze misteriose che ci governano e le luci chiare della
speranza e dell’amore che si alternano tra loro, creando l’immortale contrasto
tra il bene e il male, tra il positivo e il negativo. L’autore rivela con
impressionante intuito artistico questo contrasto, rappresentandolo nei suoi
versi con alternanza di situazioni fantastiche e quasi inverosimili a immagini
cupe e invisibili.
Nella
rovina di ogni altro valore conoscitivo, nel moderno senso del reale inteso
come fugacità, mutevolezza, inconsistenza, nell’opprimente senso del mistero e
dell’inconscio, la sua originalissima scrittura appare come sola via di
salvezza, come solo valore in un mondo senza valori, come il solo modo di
intendere e svelare la realtà. I suoi versi, abbattendosi tra creature immaginarie
e inconscio, hanno una funzione di illuminazione e immediata rivelazione. Non
sono né conoscenza e né intuizione, ma immedesimazione istantanea col tutto,
fuori da ogni chiarificazione definitiva. È il suo, un atto di vita (forse
l’unico possibile), di immediata partecipazione al ritmo frenetico della
realtà. I suoi versi hanno altresì il potere di catturare del tutto chiunque li
legga, dando luce ai fondi oscuri del suo essere attraverso una descrizione
analitica di fatti e situazioni psicologiche che investono rapporti e nessi del
tutto inusitati. Il suo modo di scrivere, in conclusione, è baleno di luce e di
fantasia, trionfo di immagini nell’oscurità di un mondo spento dalla praticità
e dal mostruoso materialismo di tutti i giorni. La vita vuol essere, per
potersi realizzare, arte e in Claudio Cisco tutto questo si realizza. Arte e
vita si confondono, la fantasia eclissa la realtà grazie alla sua creatività e
partecipazione emotiva. Questo libro diventa quindi purissimo atto vitale,
allargando i suoi limiti sino ai confini della vita.
Giovanni
Pierantoni
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È
la seconda volta che mi è stato gentilmente chiesto dall’autore stesso, di
offrire una piccola parte di mio contributo ad una sua opera. Lo faccio sempre
con gioia e con immenso piacere essendo un convinto suo estimatore,
profondamente certo delle sue qualità artistiche e prima ancora umane.
Anche
in questa raccolta di liriche, le vicende psicologiche dell’autore divengono
esse stesse motivo di poesia, del resto non c’è opera che insieme con il poeta
non rispecchi anche l’uomo con i suoi timori, i suoi dolori, le sue speranze.
Cisco
rivela chiaramente le ragioni psicologiche del suo isolamento dalla vita
pratica e il suo amore per la solitudine. Esprime con vigore e precisione i
suoi stati d’animo ed effonde con un rapimento quasi mistico il suo travaglio
psichico assieme alla pienezza dei suoi sentimenti in perenne contrasto tra
loro; con una fiamma viva e sempre ardente di curiosità tende a carpire il
mistero che avvolge l’universo. Ne vengono fuori pagine intrise di tristezza ma
anche di profonda meditazione.
Cisco
esprime ancora una volta il suo animo agitato e tormentato, fedele specchio d’un
uomo prima e d’un artista dopo, perennemente inquieto. Continua nei labirinti
della sua mente l’incessante lotta tra umano e divino, tra sacro e profano, tra
ciò che gli altri considerano male e il bene, sempre alla ricerca di un porto
sicuro, di una certezza, di una pace.
Il
dominio, Cisco, lo ottiene solo nella sua poesia, in cui ogni parola, ogni
immagine si piega docile ad esprimere i moti più segreti del suo animo,
elargendo nei suoi versi bellezza e armonia. Diffonde nella natura, come anche
nelle sue liriche, le sue inquietudini, i suoi sogni, le sue delusioni e
l’orizzonte naturale diviene il riflesso di quello interiore.
Il
tema forse più profondo trattato in quest’opera, è rappresentato dal doloroso
distacco tra la giovinezza e l’età matura. Nell’anima tutta raccolta in se
stessa, si fa viva e struggente la memoria dell’infanzia con le sue dolci
fantasie sbiadite e perdute.
Ma
pur nell’accento doloroso della perdita, essa rimane sempre nel ricordo, un
mito sereno chiuso in una luce limpida.
È
ancora la fragilità del tempo che scorre e dell’uomo che perisce, rivelata
dall’autore nelle sue liriche, con grande maestria artistica e insieme
struggente nostalgia.
E
poi ancora la contemplazione della natura bella ma ingannevole, intesa come
tremenda e vana fatica, incomprensibile agli esseri umani, che tende a sfociare
nella morte. In questa intensità di vita così esclusivamente soggettiva, la
natura, gli uomini e le cose tutte del mondo esterno, sono assunte entro lo
stato d’animo dell’autore e rappresentano il battito che il suo cuore di volta
in volta conferisce loro.
Le
cose si umanizzano e cantano, piangono, sospirano in un’intima corrispondenza
tra il poeta e la natura.
Tutto
sembra malinconia di cose perdute e di vane promesse, quasi un sogno inappagato,
una preghiera appena sussurrata senza speranza e gli esseri viventi sono
creature che corrono verso la morte.
In
conclusione, grazie alla lettura del suo quarto libro, ho potuto capire come
Cisco sia impossibilitato di essere e di realizzarsi in un mondo che nega tanto
più crudelmente la felicità, quanto maggiore è la nostra virtù.
GIOVANNI
PIERANTONI
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Cisco
non smette mai di sorprendermi, come Autore ma soprattutto come uomo.
Ho
letto attentamente tutte le sue opere e sono stato uno tra i suoi più
“incalliti” critici. Ma l’ho fatto sempre in buona fede e con profondo rispetto
verso la sua persona, seguendo una linea coerente di attento valutatore
letterario, dettata da principi ai quali presto solenne fedeltà. Come
ricompensa a tutto questo, Cisco mi propone addirittura di introdurgli il suo
libro, garantendomi massima libertà d’espressione. Confesso che non me
l’aspettavo ma ciò non toglie che ho accettato con piacere, spinto da una
volontà di esser ancora più sincero e imparziale di prima. L’Autore l’ho sempre
apprezzato nelle sue capacità narratorie, sicuramente più che in quelle
poetiche. Le sue liriche infatti, le ho sempre considerate poeticamente
efficaci nel contenuto, ma con un linguaggio formale non sufficiente per
attribuirgli lo “status” di poeta. Dopo la lettura dell’opera in questione,
devo parzialmente ricredermi perché alcune liriche in essa contenute, ricalcano
ancora lo stile di quelle precedenti. Nella maggioranza delle composizioni
poetiche però, l’Autore dà l’impressione di crearne uno nuovo dimostrando
coraggio e voglia di rinnovarsi, ottenendo discreti risultati. Il linguaggio
nella sua ricerca del “vocabolo” appare più sofisticato, più raffinato, più
studiato, anche nelle forme poetiche più lunghe, quasi prosaiche, si evidenzia
questa ricchezza di sonorità e significato delle parole, assolutamente nuova
nella poetica di Cisco.
Quello
che più ammiro nel suddetto artista, è la sua capacità torrenziale di scrittura
che sgorga spontanea ed istintiva dalla fervida sorgente della sua creatività e
che lo spinge, sia pure in maniera istintiva e non sempre perfetta, a creare
opere anche di lunghe dimensioni, in un lasso di tempo minimo. Testimonianza di
un innato talento che andrebbe, secondo me, seguito, migliorato e indirizzato
verso la strada giusta. In quest’opera poetica, finalmente, non più esasperate,
affrante e maniacali esaltazioni della propria privata solitudine né continue
ed infantili fughe adolescenziali, ma un’intelligente ed efficace apertura
verso tematiche svariate di più ampio respiro: quella onirico-fabulosa (già
presente in opere precedenti), quella orientata verso la riscoperta di culture
e civiltà lontane e diverse dalla nostra (quella celtica, ad esempio, quella
greca). E poi ancora la rivendicazione di libertà sessuali ritenute ancora
tabù, le valide ed approfondite descrizioni paesaggistiche, introspettive,
psicologiche.
In
conclusione di questo mio intervento, auguro di cuore all’Autore e alla sua
“nuova” opera, di ottenere un ottimo riscontro da parte dei lettori gettando
così le basi per un cammino sempre più ricco di soddisfazioni e consensi e
definisco Cisco un “istrione” della scrittura, uno che mischia religiosità e
trasgressione, a volte divinamente, altre con limiti e margini di miglioramento
ma riuscendo sempre a sorprendere.
Walter
Di Pietro
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Leggendo
gli scritti che Cisco propone in enorme quantità, attentamente col cuore
predisposto e aperto alla poesia, mi convinco sempre più di quanta ricchezza vi
sia in questo autore così particolare, in quest'anima solitaria, forse
incompresa, meravigliosamente creativa. Cisco non balza agli occhi di chi lo
legge solo come poeta, come uno dei tanti "scribacchini" persi
nell'immenso viale della letteratura. No! Egli è di più di questo, molto di
più, non può e non merita di essere confuso nella massa. E' il dramma interiore
d'un uomo originalissimo e perennemente inquieto che risalta prepotentemente
all'attenzione. Nella vita come nell'arte Cisco è uguale, non distingue i due
aspetti, è coerente, vero, incredibilmente sincero, è lui, sempre e solo lui,
senza maschere o finzioni di nessun tipo, degno anche per questo, ma non solo,
d'essere apprezzato e seguito. Cisco è nella vita reale lo stesso che si mostra
nei suoi scritti, e cioè quell'eterno bambino che mai crescerà e si realizzerà
nella vita pratica, un'eterna impossibilità di essere che si manifesta
chiaramente in ogni sua poesia, in qualunque sua narrazione, nei suoi scritti
in genere. Non ho mai conosciuto in vita mia un modo di essere così particolare
come quello suo, drammaticamente chiuso ad ogni contatto con la società e col
mondo reale ma paradossalmente ricco di idee, pensieri, emozioni, cose da dire
e comunicare, un vero vulcano di creatività, un flusso inarrestabile di
sensazioni, di elettrizzante energia capace di travolgere chiunque lo legga. E'
un esempio di vita interiore, di profonda meditazione cercata, voluta,
desiderata, oserei dire quasi bramata, un contatto diretto col proprio io che
sente la necessità e il bisogno di esiliarsi per ritrovarsi ancora una volta,
esprimendosi e rinnovandosi continuamente. Cisco è talento naturale ed
istintivo prima di tutto, è anima vivente che trova nella sua arte
l'immortalità, trae dalla fervida fonte dell'ispirazione, la sua linfa vitale,
quell'energia in grado di lasciar spaziare uno spirito così libero ed etereo,
fuori dalla misera prigione del suo corpo mortale e la sua poesia piomba nel
trascendente sospinta dalla forza del pensiero e della mente, dalla vittoria
dell'immaginazione sulla banalità della vita pratica. Davanti a quest'ottica di
valutazione del tutto singolare, qualunque suo scritto, anche una virgola o una
semplice parola, diviene ricco di "LUCE" e palpitante di idee, di
emozioni, di poesia nel vero senso della parola. E' impossibile insomma
inquadrare Cisco in un contesto letterario ben specifico: E' la sua anima che
si frappone prepotentemente davanti ad ogni valutazione, scardinando ogni
identità letteraria. La sua inconfondibile e grandiosamente patetica figura
d'uomo è al centro di ogni possibile giudizio; per questo motivo mi sottraggo volontariamente
dalle tematiche riguardanti l'opera in questione perchè essa, sia pure
fondamentale e valida, passa quasi in secondo piano eclissata dalla potenza
espressiva in genere del proprio autore. In conclusione, auguro con tutto il
cuore al mio amico, prima di ogni cosa, e poeta Cisco di continuare il
gratificante cammino letterario in perfetta simbiosi con questo suo
"strano" vivere, per formare una comunione di emozioni uniche, vive e
sempre nuove che dura da sempre rinnovandosi continuamente, arricchendo il
lettore ma soprattutto egli stesso.
FRANCESCO
RINALDI
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Conosco
da poco tempo il modo di scrivere di Claudio Cisco. Lo apprezzo sia come
scrittore, sia come poeta. Trovo in quello che scrive sincerità e sensibilità.
È
uno scrittore libero che ha il coraggio di scrivere sempre quello che sente,
infischiandosene delle censure e dei falsi moralismi. È dolce, tenero,
romantico ma se vuole, sa essere chiaro, duro, inequivocabile. Scrittori così
ne nascono uno su mille. Si avvale di una scrittura lirica, gustosa e
scorrevole, accessibile a tutti, di alta letteratura, capace di creare poesia
pur facendo prosa. Ho letto il suo libro “Come sono dentro”, poi un altro
ancora “Colei che brevemente fu e che mai in vita conobbi”, due libri che
reputo artisticamente validi. Il giudizio su un’opera letteraria è sempre
soggettivo e variabile. Posso tuttavia dirvi in base alla mia esperienza di
critico d’arte, che nessuno di questi due libri citati mette in completa
evidenza il grande talento di questo scrittore. È in quest’opera “Il vecchio e
la ragazza” che tutte le sue grandi potenzialità escono fuori rivelando
eccellente capacità di analisi psicologica dei vari personaggi narrati e
superlativa arte descrittiva nel configurare armonicamente la trama del
racconto. Soltanto un grande scrittore è capace di penetrare così a fondo nel
cuore e nella mente dei suoi protagonisti, può parlare di erotismo senza scadere
mai nella volgarità e nel cattivo gusto ma trasformandolo in pura
manifestazione artistica, catturando del tutto il lettore dalla prima
all’ultima pagina del libro.
Con
quest’opera Claudio Cisco dimostra, a chi ne avesse ancora il minimo dubbio, di
essere uno scrittore bravo e capace. Questo libro è, a mio giudizio, un
autentico capolavoro destinato ad un grande successo di vendita, se preso in
considerazione con attenzione e come merita, in questo mondo editoriale di
oggi, troppo spesso carico di immondizie letterarie. Qualunque altra parola
sulla validità di quest’opera risulterebbe superflua, il libro parla da solo,
basta leggerne le pagine per rendersene conto. Chi capisce minimamente di arte,
non può smentirmi.
Antonio
Cucinotta
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Scrittore
e poeta. Animo sensibilissimo, dotato di un'ottima vena creativa e di una
ricchezza di idee, raccoglie tutte le sue liriche scritte sin da bambino e le
inserisce nel suo primo libro "COME SONO DENTRO". Ma non fu un inizio
facile per l'esordiente autore messinese. Apprezzato dal pubblico per
l'accessibilità dei suoi veri, viene invece osteggiato dalla critica che non
gradisce il suo modo di scrivere fuori da schemi letterari e i suoi testi che
si barcamenano con troppa facilità nel trasformismo. Dalla poesia alla
narrativa il passo è breve e l'autore crea in poco tempo due libri con storie e
tematiche quasi opposte "COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI"
e "IL VECCHIO E LA RAGAZZA", rivelando una innata e naturale capacità
narratoria unita ad un'attenta analisi psicologica di persone e fatti
raccontati. Ma il suo primo amore, la poesia, non conosce declino
nell'ispirazione dell'autore e, uno dopo l'altro, nascono tre altri libri
"LA MIA ANIMA E' NUDA, "Il SILENZIO NEL SILENZIO" e
"SENSAZIONI" segno di uno scrittore che sa continuamente rinnovarsi
proponendo opere sempre nuove ed attuali riuscendo a catturare e stupire sempre.
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Appassionato
dell'arte in tutte le sue forme e manifestazioni, trova prestissimo la propria
realizzazione artistica nella letteratura, anche perchè sollecitato sin da
giovanissimo da una innata predisposizione verso la scrittura che si è rivelata
sempre viva e costante. Compone incessantemente sia in linguaggio poetico che
in quello prosaico. Tra i temi trattati dall'autore con maggiore interesse
durante questo cammino letterario spiccano l'amore per l'adolescenza e più in
generale per la giovinezza, la continua e spasmodica ricerca di un contatto
quasi epidermico con la natura come rifugio personale fin quasi a sentirsi in
perfetta simbiosi con essa, la sempre presente attrazione verso l'irrazionale e
l'indefinito che trova nel mondo della fantasia e dell'onirico, del misterioso
e del fabuloso, la pià alta espressione della sua creatività. Malinconia e
tristezza, desiderio d'evasione e tematiche esistenziali ma anche romanticismo
e psicologia dell'animo umano, rappresentano i sentimenti e le attitudini più
consoni all'autore che traspaiono riflessi emergendo attraverso i personaggi da
lui creati che sono sempre gli ultimi e i disadattati, i sensibili e gli
incompresi. Una fondamentale svolta nella creatività dell'autore, è stata data
dalla sua recente conversione alla religione evangelica e cristiana che,
avvicinandolo fortemente alla fede, gli ha permesso un radicale cambiamento di
sentimenti e tematiche delle proprie opere, facendolo aprire conseguentemente
all'ottimismo e alla certezza della speranza. I testi sprizzano da tutti i pori
gioia e positività che hanno sostituito quel buio e quella negatività che vi
aleggiavano prima della conversione.
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Malinconico
e meditativo per natura, rivela sin da piccolo in trasparenza una sensibilità
profondissima
ed
una straordinaria vocazione per la scrittura. Sospinto da un innato talento e
da un'incessante ispirazione artistica che si alimentano progressivamente col
trascorrere del tempo e con le esperienze di vita, segue parallelamente sia la
strada della poesia, sia quella della narrativa, restando fedele ad un genere
che richiama allo stile romantico e triste talvolta ironico con notevoli slanci
verso l'onirico e il misterioso, sempre attentissimo e portato verso
introspezioni psicologiche.
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Spirito
irrequieto ed artisticamente creativo. Scrive in prosa e versi spaziando
attraverso varie tematiche: dal fantastico al surreale, dall’erotico al
lugubre, dal mistico all’introspettivo.
DEDICHE E RINGRAZIAMENTI CONTENUTI NEI LIBRI:
“COME
SONO DENTRO”
Come
sono dentro è dedicato a mia madre che non ha mai smesso di volermi bene
nonostante la mia vita sia stata un fallimento.
Ringrazio
voi tutti che credete in me e nel mio libro.
Marietta
per avermi ispirato ancora una volta
e
infine me stesso per aver dato, nello scrivere e nella realizzazione di questo
libro, tutto quello che avevo dentro.
“LA
MIA ANIMA E’ NUDA”
La
mia anima è nuda è dedicato al mio caro e grande amico Giovanni Pierantoni che
mi ha sempre incoraggiato a proseguire il mio cammino lungo la mia strada di
scrittore.
“PREGHERO’”
Pregherò
è dedicato ai fratelli e alle sorelle della chiesa apostolica.
“SENSAZIONI”
Sensazioni
è dedicato alla mia cara amica Giovanna Taranto che sta guidando i miei passi
finalzzati all’incontro con Cristo.
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IL
MIO CAMMINO SPIRITUALE
L’INCONTRO
CON LA MADONNA:
TESTIMONIANZA
DI FEDE
E’ bellissimo per me poter parlare della Madre celeste,
scrivere con sincerità di pensiero quello che
Lei rappresenta per me, il modo attraverso il quale trasmette gioia,
dona pace, regala serenità; è sicuramente una testimonianza importante che può
servire agli altri, anche a chi, per sola curiosità, si sta soffermando in
questo momento nella lettura. Il mio cammino spirituale è stato molto
tormentato e assai complesso, quasi impossibile da raccontare in poche righe
perchè frutto di emozioni intime, uniche ed indimenticabili, invase dal male
prima e consolate dal bene dopo, ma, nonostante tutto, vorrei provare
ugualmente ad essere il più possibile conciso e sintetico, concentrando in poco
spazio ciò che meriterebbe un libro intero per la grandezza dei sentimenti da
narrare. Premetto che mi trovavo distante mille anni luce da Dio e dalla sua
volontà, ignoravo l’importanza
della sua Parola con i suoi
insegnamenti; praticamente lontano dai sacramenti, non seguivo affatto una vita
cristiana, collocandomi in una posizione di disinteresse verso la chiesa che
per me era come se non esistesse. Ma il Signore è grande e misericordioso,
sempre pronto a porgere una mano, a elargire aiuto a chi, disperato cade,
specialmente quando l’infinita bontà di Dio percepisce nel cuore triste e
malato, una fiammella di speranza alimentata da un sincero proposito di
cambiamento. E così la Provvidenza mi ha messo sulla strada un’amica quasi
coetanea, Giovanna, una donna evangelica che, dopo parecchio tempo a causa
della mia esitazione, è riuscita a trascinarmi con lei, per la prima volta, in
una chiesa protestante pentecostale, di quelle caratterizzate da preghiere
forti, carismatiche, di intensa spiritualità. Lì dentro, i miei occhi hanno
osservato cose mai viste: gente parlare in
lingue sconosciute che alcuni interpretavano, preghiere con mani alzate, canti
di lode e di adorazione recitate con pianti di gioia ed invocazioni
urlate, profezie, imposizioni di mani sul corpo specie sulla fronte, persone
cadere per terra svenute e rimanere a
lungo in quello stato di riposo spirituale ed ancora preghiere di
liberazione, a volte veri e propri esorcismi che avvenivano durante i culti
stessi anche in presenza di bambini che sembravano abituati a quell’ambiente.
Era insomma una chiesa molto diversa da quelle cattoliche tradizionali, eppure
io ricordo di non aver mai pensato,
neanche per un solo istante, di essere finito in un manicomio pieno di pazzi,
ma anzi, al contrario, cominciavo a
percepire dentro e fuori di noi esseri umani, sia pure in forma latente,
l’esistenza di un mondo parallelo che mi si apriva davanti alla mia conoscenza,
una realtà spirituale importantissima e vitale che mi portava a comprendere che
dietro la sofferenza oscura e il male più cattivo, si nascondono demoni di
grande intelligenza e diabolica astuzia che difficilmente possiamo vincere
senza l’aiuto del Padre: sono loro infatti la causa principale delle rovine
dell’animo umano, e sono sempre essi capaci di operare indisturbati nel
quotidiano, perché sottovalutati o peggio ancora non creduti dalla maggioranza
degli uomini. Lo capivo chiaramente vedendo i tormenti spirituali e fisici di
chi combatteva col maligno, spesso il vomito era sintomo di liberazione. Per me
erano tutte situazioni sconosciute e mai prese in considerazione prima di
allora ma dentro il mio spirito sentivo
di non trovarmi in quel posto, così apparentemente strano, per caso e che
proprio da lì sarebbe potuta iniziare la mia rinascita spirituale dopo secoli
di buio fitto e di solitudine totale. Pian piano e secondo i tempi di Dio, continuando
a frequentare quella chiesa e iniziando a pregare anch’io timidamente come
potevo e come vedevo fare, ho avuto la grande gioia di sentire e
di capire che Gesù mi amava davvero e di un amore grande e sincero, così
com’ero, con i miei evidenti limiti umani e le mie debolezze e che potevo
fidarmi ciecamente di Lui. Fu per questo che accettai il Signore nella mia vita
come personale Salvatore. Ma la gioia di sentirmi finalmente amato non mi ha
risparmiato il dispiacere di comprendere che, radicato nella mia mente, vi era
un demone d’impurità, forte, del quale io, fino a quel momento sconoscevo completamente l’esistenza
anche perché non si era mai manifestato prima, secondo la furbizia di questi
esseri che fanno dell’anonimato la loro forza, e che era riuscito a fare nella
mia vita, quello che voleva, facilitato da me che, sia pure inconsapevolmente,
lo avevo sempre assecondato. Oggi posso dirvi con assoluta certezza e con molta
esperienza sperimentata sulla mia pelle, che i demoni sono i principali artefici
dei nostri errori e dei nostri peccati e che senza una vita di preghiera e di
relazione costante con Dio, non c’è possibilità di salvezza per noi piccoli
esseri mortali e che ogni forma di perversione sessuale e di vizio impuro,
hanno come radice, la presenza di questi esseri diabolici che operano secondo
le proprie caratteristiche, svolgendo il loro compito specifico, osservando
rigide e determinate gerarchie; i diavoli legati alla sfera sessuale, che io ho
conosciuto e a lungo combattuto, non spingono ad essere cattivi e non portano
avversione al sacro, per questo motivo risultano difficili da identificare e
togliere, ma non per questo possono essere considerati meno gravi, in virtù del
fatto che con i peccati della carne sporcano il corpo prima e lo spirito dopo,
creando inimicizia con Dio e aprendo un varco ampio verso l’inferno. E’
cominciata così, con l’aiuto del pastore e di fratelli e sorelle con doni
carismatici di liberazione, la mia lotta contro il maligno che era uscito ormai
allo scoperto, suo malgrado, perché Gesù l’aveva ormai smascherato rendendolo
assolutamente incompatibile con la presenza stessa di Cristo, il quale stava
ormai facendosi strada dentro il mio spirito. Non è stato per niente facile
scontrarmi col nemico delle nostre anime e quello che ho passato non lo auguro
a nessuno: altro che problemi psicologici, psichici o psicanalitici! Altro che camomille o
farmaci ansiolitici! Io ho dovuto estirpare con preghiere forti e con la mia
volontà di uscirne a tutti i costi, quello che di negativo vi era in me, quel
tempio di Satana fatto di lussuria e concupiscenza carnale che il demone stesso
con la mia inconsapevole volontà, aveva eretto nei miei pensieri e desideri e
perfino nella mia casa: ricordo perfettamente gli attacchi che subivo la notte,
specie verso le tre, questo poiché, durante il sonno, avviene che si
assottiglia di molto il confine tra il
mondo fisico e quello dello spirito e i due mondi paralleli, quello degli
spiriti incarnati che siamo noi e quello degli spiriti disincarnati assieme ad
altre realtà celesti che vivono in dimensioni superiori, a volte e in
situazioni particolari, si sfiorano fin quasi a incrociarsi. La mia condizione,
sia pure lentamente, migliorava progressivamente ma quando ero sul punto di
convincermi di aver intrapreso la strada giusta, quella che mi avrebbe portato
successivamente alla vittoria e mi stavo conseguentemente illudendo di assaporare un po’di pace interiore, ecco,
improvvisamente e del tutto inaspettata, spuntare all’orizzonte una nuova nube
minacciosa e per la prima volta in vita mia, si spalancarono per me le porte
del carcere, per reati di natura sessuale ovviamente compatibili col demone che
combattevo. In tutta onestà devo dirvi che non ho mai scaricato tutta la
responsabilità dei miei errori sull’entità malvagia perché sono stato
esclusivamente io a consentirle di fare tutto ciò che ha voluto rendendola
forte e padrona della mia vita, e per questo ho invocato pentito il perdono di
Dio, il mio più grave sbaglio è stato quello di non aver mai cercato una
relazione col Creatore e di non aver mai permesso allo Spirito Santo di agire
in me e nella mia vita. Ma ormai il Signore aveva piantato il suo seme in me
che cominciava a crescere ogni giorno di più e non mi avrebbe mai più lasciato.
Oggi mi rendo conto che il carcere è stato una specie di purgatorio terreno,
necessario a farmi crescere scontando i miei peccati perchè le croci, le
sofferenze, servono a farci maturare spiritualmente e possono trasformarsi, con
la fede e la preghiera, in meravigliose opportunità di rinascita. Ed è stato
proprio dentro il carcere che si è realizzato un altro miracolo nella mia
tormentata vita terrena; l’incontro con la Madonna, un dono straordinario che
mi ha fatto Dio, del quale forse non ne sono degno, ma che ha rappresentato una
svolta nel mio cammino spirituale: io che ero chiuso in una cella, sporco nel
corpo e nello spirito, ecco che incontro Colei che personifica la purezza e la
libertà di essere figli di Dio e che è venuta lo stesso da me facendo ciò che
avrebbe fatto Gesù: soccorrere un suo figliuolo che chiedeva aiuto. Non l’ho
conosciuta in un luogo di apparizione mariana o durante un pellegrinaggio ma in
un posto di espiazione e di emarginazione, segno della grandezza di Dio che sa
leggere nel cuore dell’uomo prima ancora della sua condizione esistenziale. Io
ho cercato con tutto me stesso, forse anche perché spinto dalla disperazione,
la madre di Dio, ma l’ho cercata davvero, questo è stato importante, e l’ho
fatto pur essendo protestante e persino contro il volere del pastore che mi
aveva seguito fino ad allora e dei
fratelli della chiesa alla quale appartenevo, che continuavano a pregare
costantemente per me. Ma la presenza amorevole di Maria, la sua vicinanza, la
sua premura, la sua infinita dolcezza mi hanno spinto a credere in lei. I
frutti si sono rivelati tutti positivi: sono uscito da quel posto l’11
febbraio, nella ricorrenza del giorno della prima apparizione della Madonna a
Lourdes, e da quel momento, la Vergine mi ha portato sempre più vicino a Gesù e
sempre più lontano dal maligno e forse è anche per questo che Dio l’ha messa
sul mio cammino, proprio in virtù del fatto che contro i demoni d’impurità, era
necessaria la presenza della infinita purezza di Maria per scacciarli, la
vicinanza della madre di Cristo è infatti una potentissima arma dopo il sangue
di Gesù. Oggi il mio rapporto con la
Madonna è splendido e commovente, sento la sua presenza materna, mi protegge e mi guida, ora finalmente riposo tranquillo la
notte con al collo la sua medaglietta miracolosa, comunica con me attraverso
locuzioni di pensiero fin quasi a percepire anche la voce, non la vedo ma è
come se fosse visibile con gli occhi dello spirito, so che in punto di morte
lei ci sarà, come ha promesso a Fatima a tutti coloro che faranno il percorso
dei 5 sabati, cammino che io ho già fatto con gioia e dedizione. Mi manda molti
segni, soprattutto rose, cuoricini e coroncine di rosario che trovo per terra,
sulla mia strada. Ogni anno per l’8 dicembre, ricorrenza dell’Immacolata
Concezione, mi chiede di portarle una rosa e di deporla sotto i piedi della
statua di Montalto che la raffigura, qui a Messina e che per per me è come una
piccola Lourdes o Fatima o Medjugorje. Ho imparato a recitare tutti i giorni,
la mattina, prima di alzarmi e dopo aver ringraziato il Signore per avermi
donato un altro giorno di vita, il rosario e sempre tutti i giorni,
puntualmente alle 3 del pomeriggio, dico la coroncina alla Divina Misericordia.
Oggi sono un uomo completamente cambiato in positivo e vivo una vita di
preghiera e di condivisione con i miei fratelli in Cristo e quello che, grazie
alla fede è avvenuto in me, Dio è pronto a
farlo con chiunque, anche col più incallito peccatore, non aspetta altro,
gli basta perfino un piccolo segno, desidera essere cercato ed è sempre pronto
a perdonare e a ridare una vita piena di significato e di amore. Se guardo
indietro nel mio passato, mi rendo conto di quanta strada io abbia fatto grazie
al Signore, che va ringraziato sempre. Non riconosco affatto quello che ero
ieri prima di aver sperimentato la presenza di Cristo nella mia vita, era
un’altra entità negativa che agiva al posto mio, dico sempre che ero io ma non
ero io. Ovviamente sono rientrato nella chiesa cattolica perché sono troppo
innamorato spiritualmente della Madonna e questa gioia che provo dentro non mi
è stato possibile condividerla con i fratelli protestanti ai quali non potevo
esternarla ma dico grazie ugualmente alla chiesa evangelica alla quale devo
molto perché è lì che ho mosso i miei primi passi del mio cammino spirituale,
lì ho trovato la mia prima vera àncora di salvezza, la prima luce tra le
tenebre che mi avvolgevano ma col senno di poi penso che doveva andare così
secondo il progetto che Dio aveva stabilito per la mia vita. Frequento il
Rinnovamento nello Spirito, un movimento di preghiera di ispirazione cattolica
che mi ricorda il modo di pregare degli evangelici, ho capito l’importanza
della confessione per riconciliarsi con l’abbraccio del Padre e la bellezza
dell’incontro con Gesù attraverso la santa messa e l’eucarestia. Ho un solo e
unico rimpianto: quello di non aver incontrato prima Gesù, specie quando ero
ancora adolescente, la mia vita sarebbe stata tutta diversa con la sua presenza
in me. Per questo mi sento in dovere di dire ai giovani con tutto il mio cuore:
cercate Cristo e dialogate con lui come con un amico sincero e non rimarrete
delusi e con la stessa intensità di sentimento dico ai genitori: educate i
vostri figli alla fede facendo da esempio perché Dio ve ne chiederà conto,
spalancate le porte delle vostre case a Gesù e pregate ogni tanto riuniti in
famiglia, preghiera che ha un valore immenso agli occhi di Dio. Auguro di cuore
a tutti voi, specialmente a chi è lontano dalla fede, di cambiare la direzione
della propria vita e di dirigere i propri passi verso Cristo, l’unico che può
veramente cambiare il corso e lo scopo della nostra esistenza terrena, dando
una gioia vera, profonda e duratura che non è di questo mondo, preludio
dell’infinito amore che caratterizzerà la nostra vita immortale. Io sono
convinto che l’unico vero dramma o lutto nel nostro più o meno breve transito
su questa terra, sia l’assoluta mancanza di Dio nella nostra vita e sono certo
che fin quando il Signore ci lascerà vivere quaggiù, fino all’ultimo soffio di
vita, ci sarà sempre la possibilità di cercarlo e di rimediare alle nostre
mancanze ma quando si chiuderanno definitivamente i nostri occhi terreni, non
ci sarà più tempo per rimediare e per
tornare indietro e sarà troppo tardi.
Dio
mi benedica e benedica tutti coloro che leggeranno e faranno tesoro di questa
mia testimonianza.
CLAUDIO
CISCO
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DOVE SENTO LA PRESENZA DELLA MADONNA: (ESPERIENZA DI VITA E DI FEDE)
Vi è un posto specifico che io avverto di forte
impatto emotivo, particolarmente suggestivo e ricco di carisma e misticismo
insieme: uno spazio che oserei definirlo magico, di quella magia spirituale,
sublime, soprannaturale che avvicina al cielo, fino a sentirsi parte integrante
di esso. Questo piccolo lembo di terra così prezioso da sembrare una gemma di
valore inestimabile caduta dal cielo o una scintilla d’amore piovuta sulla
terra dall’infinita luce divina è proprio il luogo dove sento fortissima,
pur senza vederla fisicamente,la presenza di Maria.
Siamo nella città di Messina dove sono nato e
vivo, nel santuario di Montalto, un
luogo di culto ubicato in un posto davvero splendido, in virtù del fatto che
offre dalla sua altura un panorama talmente affascinante da lasciare qualunque
osservatore senza fiato e senza parole.
La chiesa della Madonna di Montalto, bella per
scultura ed architettura all’interno ed all’esterno,
si apre infatti su un sacrato abbastanza grande, quasi
una enorme veranda che forse sarebbe giusto chiamarla terrazza vista la sua notevole altezza. Da
lassù si usufruisce di una vista privilegiata e staordinaria sullo Stretto di
Messina col suo bellissimo mare, le sue
navi che vanno e vengono, la terra di calabria di fronte, e la Madonnina del
porto che benedice la città. Girando per
questo grande sacrato si possono ammirare anche numerose fioriere, vasi
e piante, delle panchine per sedersi e guardare lontano specie per i turisti
che vengono in tanti ,poi ancora un binocolo per osservare da vicino il
panorama e due statue: una tutta bianca raffigurante San Giuseppe,il santo
della “buona morte”che io stesso spesso invoco per morire senza soffrire,
magari in un attimo quando sarà,e l’altra in bronzo con l’immagine del papa
Giovanni Paolo secondo appoggiato alla ringhiera che guarda lo Stretto.
Quest’ultima, eretta in suo onore, in ricordo della sua visita effettuata in
questo santuario nel giugno del 1988, nella quale lo stesso pontefice rimase
molto colpito dalla bellezza del panorama.
Il santuario di Montalto fu fondato nel 1294 durante
la guerra del Vespro per esplicita volontà della Madonna ch ne delineò il
perimetro con il volo di una colomba e
fu costruito col concorso di tutta la città. Esso è un luogo particolarmente
sacro in forza di specifica manifestazione di una potenza superiore che vi è
riconosciuta e venerata. E’ un luogo di culto straordinario per designazione
soprannaturale o perché vi si venerano immagini miracolose.
Lo spazio del santuario è ritenuto sacro ed è centro
di speciale attrazione. Vi si va per unirsi più sensibilmente a Dio o alla
Vergine, impetrarne grazie e favori, riconciliarsi. Il santuario parla allo
spirito e al cuore dei credenti, in particolare quelli mariani dove si fa
esperienza di madre.
L’icona dela Madonna di Montalto è rappresentata
dall’immagine di Maria col bambino Gesù, in altri dipinti appare anche, secondo
precisi riferimenti storici, con indosso una veste bianca (la dama bianca) con
la mano destra alzata in segno di benedizione e la sinistra che tiene lo stemma
della città di Messina, rosso con la croce gialla, in difesa dei messinesi
contro i francesi.
Specificando come premessa il fatto che la presenza
mariana si percepisce in tutto il santuario, a tal proposito volevo
sottolineare come validi ed esperti esorcisti abbiano potuto verificare la
forza del suddetto luogo nella lotta contro il demonio, volevo aggiungere inoltre che la Madonna stessa mi
ha fatto comprendere quanto sia importante e
preminente recarsi all’interno della chiesa per celebrare messa e
ricevere sacramenti prima di fermarsi
nel luogo dove io l’avverto di più.
Il posto dove sento forte la presenza mariana fa parte ovviamente del santuario ma non è
situato né all’interno della chiesa e nemmeno
dentro il vasto perimetro che
delimita il sacrato ma bensì al di fuori di esso, anche se molto vicino.
Vi sono infatti delle scalette abbastanza lunghe che
scendono via via dal sacrato verso il basso che servono a collegare il
santuario stesso con la strada sottostante; nella parte superiore delle scale,
sul lato destro per chi scende, vi è uno spazio di verde a metà tra un giardino
e una villetta notevolmente grande e ben curato, recentemente riaperto al
pubblico e di proprietà del santuario medesimo.
Scendendo le scalette che iniziano proprio dal
sacrato, dopo circa una cinquantina di metri, sulla sinistra in basso e quasi
in un angolo, vi è una incavatura sul muro, direi una nicchia di una discreta
grandezza con all’interno la statua della Madonna. La Vergine nella
scultura, sempre illuminata da una
lucettina, porta sul capo una corona di stelle, presenta le mani allargate,
aperte verso il basso e tiene schiacciato sotto il piede un serpente. E’
l’immagine della Madonna della medaglia miracolosa apparsa in Francia nel 1830
a Santa Caterina Labourè. La statua è dentro una nicchia vetrata e il vetro
stesso è protetto da una grata di ferro a forma di arco e chiusa a da un lucchetto.In alto, incise sul
marmo posto nel muro sopra la nicchia, disposte anch’esse a forma di arco, si
leggono le seguenti parole: “Venite figli sono io la Madre”. Sotto la nicchia
vi si trova un marmo di considerevole spessore che funge da base, incisa sul
quale spicca una grande M maiuscola, simbolo
di Maria. Situata proprio a fianco, di fronte per chi guarda dal sacrato, vi è
un’altra nicchia uguale a quella dove è posta la statua del Madonna, però
vuota, come mancasse qualcosa.
Il posto appare veramente suggestivo, sembra proprio
un luogo adatto ad apparizioni soprannaturali, vi sono molte fronde che
dall’alto calano sulla nicchia creando ombra e molti insetti vi si vedono
intorno. Sopra il marmo posto sotto la nicchia vi sono due vasi grandi ma con
piante ormai appassite e pianticelle o
fiori finti incastrati nella grata assieme a qualche immaginetta sacra. Vi si
trova poi tutto ciò che porto io con amore, man mano, specie in ricorrenze e
momenti particolari alla Madonna: rose
di vari colore, cuoricini di diverse dimensioni alcuni con la scritta “Ti amo”,
coroncine di rosario, angioletti. Alcuni
di essi restono, altri vengono portati via da ignoti essendo un luogo
all’aperto non controllato, altri vanno deteriorandosi col tempo. Sono tutti
oggetti legati alle grate con lacci,
spaghi o cordicelle improvvisate. Mi son
chiesto spesso il motivo per il quale un luogo , almeno per me così importante
e vitale tanto da esserci la Madonna, venga trascurato, a differenza del sacrato del santuario che
appare sempre splendido e curato. Eppure ci vorrebbe solo un po’ di buona
volontà affinchè qualche anima pia del luogo mettesse almeno un po’ d’aqua alle
piante o togliesse tutta l’erba e le foglie che giacciono per terra nel più
completo abbandono.
Se le persone che frequentano abitualmente il
santuario e non solo esse ma anche visitatori occasionali o semplici cittadini
di Messina mostrassero più interesse , se insomma sapessero e comprendessero
l’importanza di quel luogo dove vi è posta quella Madonna, io credo che
avrebbero verso di esso più cura e attenzione. Non si prega quasi mai infatti davanti
a quella statua, mai un rosario recitato lì, eppure fa parte del santuario, è
un luogo di passaggio specie per molti turisti stranieri e italiani che
transitano proprio da lì . Messina è
diventata infatti una città turistica grazie al suo porto, sbarcano enormi navi da crociera,
continuamente ed anche due alla volta con tantissima gente a bordo, ma quasi
nessuno di loro si ferma in quel luogo, continuano a salire le scale
interessate esclusivamente a raggiungere il sacrato che sta più in alto e a fotografare
e filmare il panorama che offre il santuario. Sì, forse la colpa è anche mia
che non sono stato capace di divulgare quella enorme ricchezza spirituale che
mi trasmette la Madonna da quel posto, ho tenuto troppo per me tutti i segni, i
prodigi, le rivelazioni. Ho mantenuti segreti anche i miracoli, le guarigioni, non solo quelle
fisiche ma soprattutto quelle del cuore, le guarigioni interiori che a Dio
interessano di più, tutti compiuti per intercessione di Maria e nel nome di
Gesù, nome al di sopra di ogni altro nome,
che è lo stesso ieri, oggi e in eterno. Forse non ho compreso che persino io stesso potevo
essere per gli altri una prova della sua esistenza. Penso ad esempio agli
eventi che la Madonna mi ha rivelato proprio da lì prima che accadessero, tutte
cose o situazioni che io sapevo in anticipo, ricordo per citarne solo alcuni
quando Maria mi chiese di portare lì con me due coniugi Maurizio e Giovanna e
di pregare per la loro figlia Stefania che aveva lasciato la loro casa
prendendo brutte strade preannunciandomi che Lei l’avrebbe fatta ritornare,
cosa che successe; ricordo ancora le lacrime di dolore della madre in pena per
la figlia prima e poi quelle di gioia per averla riabbracciata dopo. La
preghiera alla Madonna per la figlia fu fatta l’8 dicembre nel giorno
dell’Immacolata Concezione, e furono
proprio Maurizio e Giovanna, secondo la volontà di Maria, a deporre quel
giorno ai piedi della statua la rosa che
la Madonna desidera le venga portata da
me ogni anno, è stata la prima volta che non sono stato io a farlo. Ricordo ancora con vivida emozione quando
sempre Lei mi rivelò prima che accadesse
la guarigione di Francesca, una ragazza con la benda su un occhio già
compromesso che rischiava di perdere completamente la vista avendo ereditato
dalla madre Caterina, diventata a sua volta non vedente, la stessa malattia. Si
trattava di un male che colpiva gli occhi, incurabile per la medicina e che
l’avrebbe portata progressivamente alla
cecità come la madre. E poi mi torna in mente ancora il ricordo di quella volta
in cui Maria mi disse da quel posto che avrei vinto gli attacchi di panico che
per un decennio mi impedivano di uscire da casa e che ci sarei riuscito senza
cura farmacologica ma con l’aiuto del Padre Celeste, o quando mi spiegò che la
mia detenzione carceraria durata quasi due anni doveva avvenire nella città di
Enna, proprio in quella città dove io avevo ambientato il mio libro “Il vecchio
e la ragazza”, libro ispirato e scritto sotto dettatura dal male, composto in
un periodo buio della mia vita in cui ero schiavo del diavolo, libro che oggi,
rileggendolo, capisco di non averlo scritto volontariamente, la mia ispirazione
artistica infatti risultava condizionata ed inquinata. Ricordo, anche se è una
situazione molto leggera, ma l’amore di Dio lo si può trovare sia nelle grandi
cose come nelle piccole, quando Maria mi fece capire che Gesù mi avrebbe consentito come regalo la
possibiltà di vedere dal vivo il mio cantante preferito Alan Sorrenti, un mio
idolo che ha accompagnato i miei ricordi
facendo da colonna sonora di tutta la mia vita sin da ragazzino poco più
che adolescente, l’avrei visto finalmente dal vivo a Viagrande in provincia di
Catania, non vi posso dire l’emozione e i segni piovuti dal cielo in quel gorno così speciale per me. Sono questi
narrati, tutti avvenimenti che io ho saputo prima del tempo quando non potevo
prevederlo.
Sono comunque tanti i segni che Maria mi ha dato da
quel posto dove io continuo a recarmi spessissimo ,specie quando mi sento solo
non avendo nessuno; ci vado per parlare, confidarmi ed essere ascoltato, per
pregare, a volte recitando il rosario o
dicendo la Coroncina alla Divina Misericordia. Sto con Lei come si fa con una
madre dolcissima ed affettuosa che non si stanca mai di starmi vicino e di
proteggermi contro le insidie del male. La vicinanza della Madonna come quella
di Dio o il sostegno della fede non garantiscono una vita senza problemi,
dolori o difficoltà, non ti evitano gli attacchi del diavolo che anzi
risulteranno essere maggiori man mano che si cresce nella fede ma ti aiutano ad
affrontarli meglio con più serenità e consapevolezza di potercela fare perché
sorretti dall’aiuto di Dio che è sempre
con te. Spesso si trova la chiave per risolverli in quanto guidati dallo
Spirito Santo che apre la mente ed indica la strada rivelandosi il più grande
geniale maestro di tutti i tempi,
donandoti una sapienza che non è di questo mondo ma che viene dall’alto. Non è
per niente facile comunque parlare di ciò che mi accade riguardo la Madonna.
Per me è destino dovermi tenere tutto dentro senza mai avere avuto la gioia di
poterlo condividere con gli altri se non, come sto facendo ora, attaverso il talento che Dio mi ha donato sin
da piccolo: la scrittura; non mi è stata mai data, infatti, la possibilità o
l’opportunità di farlo. Per questo motivo ho lasciato la chiesa evangelica
nella quale mi trovavo bene tutto sommato, mi piaceva il loro modo di pregare e
di rapportarsi a Dio. Rientro in quella cattolica e mi rendo conto che il
problema è sostanzialmente lo stesso anche se per motivi diversi, per prudenza
o altro, non so. Si continua a considerare Maria come una creatura lontana ed
inaccessibile, direi inavvicinabile, appartenente a chissà quale altro mondo lontano mille anni luce da noi
terrestri, con la quale si può entrare a contatto solo dopo la
morte . Ma non si comprende invece che non
c’è nulla di più normale che comunicare
con Lei anche senza avere il dono della veggenza ma semplicemente
sentendone la presenza; siamo divisi solo dal corpo, lei vive in dimensione
spirituale, noi in quella fisica ma siamo spiriti entrambi, fatti della stessa
essenza e creati per lo stesso destino da un unico Padre, del resto anche lei
era come noi quando era nella vita terrena.
Tutto sembra complicato, impossibile,
privilegio solo di pochi eletti. Ma io sono forse un eletto? Eppure la
sento, basta aprire il cuore e gli occhi dello spirito. Esiste una sola verità
affinchè ciò possa accadere come
continua a succedere a me: tornare puri come bambini e credere, e la
madre di Gesù si farà trovare.
Ho lasciato con dispiacere il Rinnovamento nello
Spirito perché, come nella chiesa
protestante, non mi è stato permesso di testimoniare, paradossalmente non l’ho
potuto fare nemmeno trovandomi in chiese cattoliche che portano nomi mariani. Quindi non
appartengo più a nessun gruppo o comunità
di preghiera, frequento la chiesa cattolica dello Spirito Santo, sono in
mezzo alle suore e sto bene, prendo la comunione ogni domenica perchè ritengo
assolutamente indispensabile e vitale nutrire lo spirito col sangue e corpo di
Cristo. Poi, per il resto, vado dove mi porta il cuore, sono occasionalmente di tutte le parrocchie e
di nessuna, senza poter contare sull’aiuto spirituale di nessuno, eppure
perfino i santi hanno avuto bisogno di
un sacerdote che gli facesse da guida spirituale, ma io no, destino per me
andare avanti da solo in ogni campo
della vita, compreso quello della fede, totalmente da solo, affidandomi
unicamente alle preghiere e al dialogo continuo con Dio, che non è poco. Ascoltando il cuore, seguendo La Parola di
Dio ma evitando scontri verbali di interpretazioni nella lettura che hanno
diviso la chiesa cristiana, io faccio una cosa importantissima e basilare: analizzare
costantemente la mia condizione spirituale con molta attenzione, verificarla e
rimetterla in discussione se è il caso quando
penso di sbagliare, restando sempre umile e ascoltando la voce del cuore, che quando
riesce a rimanere puro ed incontaminato,
non mente e non sbaglia mai. Fuggire il peccato e mettere Dio al primo posto e al
di sopra di tutto nella propria vita , solo in questo modo si cresce nella fede, ed
io sono cresciuto davvero
tantissimo con ancora ampi margini di miglioramento se continuerò su
questa strada. Con gli occhi limpidi, una freschezza interiore e la pace nel
cuore ho imparato a guardare lontano,
anche a ciò che esiste ma non si vede,
cogliendo i segni del cielo anche i più piccoli ed impercettibili, fidandomi incondizionatamente di Dio. Ed ogni
volta che commetto anche il più piccolo errore, corro subito a confessarmi
per ritrovare tramite il sacerdote l’abbraccio misericordioso del Padre.
In conclusione, tornando a quel luogo dove sento la presenza di Maria, mi chiedo cosa sarebbe giusto fare. Confesso che
istintivamente vorrei correre subito dal parroco della chiesa di Montalto per raccontargli
ogni cosa con sincerità e aprendomi
completamente, poi vorrei anche pregarlo
di valorizzare quel posto così importante per la Madonna, per me e per tutti:
ma mi ascolterà? Sarò creduto?
“Non pretendo di essere creduto
ma
semplicemente ascoltato”
CLAUDIO
CISCO
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LA
MIA MISSIONE
Il Padre Celeste mi ha
affidato una missione da compiere in questa vita terrena: pregare per gli altri
con umiltà e fede, lasciandomi guidare dal cuore che è la sorgente dell’amore e
della verità. Io la porterò a compimento, anche perchè ho sperimentato che è
bellissimo e gratificante farlo come tutto ciò che realizzi per Dio e che c’è
più gioia nel pregare per gli altri, prima che per se stessi. Sono certo che
l’Eterno mi ricompenserà donandomi ciò che Gesù mi ha promesso e che aspetto da
sempre: una compagna per amare ed essere amato, scelta da Cristo stesso per me
e piovuta dal cielo. Negli occhi di lei, vedrò riflessi tutto l’amore e la
tenerezza che Dio ha per me. Anche se un
amore terreno, si rivelerà bello e importante ugualmente perché sarà una
preziosa scintilla dell’infinita luce divina.
IN PUNTO DI
MORTE
Separato dal mio corpo, come sospeso nell’aria, vigile e cosciente senza
però poter comunicare con esseri umani, vedo dall’alto il mio involucro di
carne, esanime, quasi abbandonato, circondato da medici, e mi fa quasi pena
osservarlo: Come ho potuto sopportare di essere imprigionato dentro quel corpo
debole come straccio, limitando tutta la mia immensa potenzialità spirituale?
Eppure al tempo stesso comprendo, pur non avendo la benchè minima voglia di
rientrare dentro quel guscio, che fin quando ero all’interno, esso aveva la
stessa importanza d’un cofanetto, contenente una collana preziosa di
inestimabile valore. La collana infatti, è importante quanto il cofanetto
perché è contenuta dentro, e se si perde il cofanetto, si smarrisce anche la
collana. Ma una volta che la si tira fuori, il suo contenitore non serve più.
Così è il corpo umano
fin quando un essere creato da Dio vive in esso, è tempio dello Spirito
Santo, prezioso quanto l’anima. La sensazione che avverto, riferendomi alla
visione di quello che era il mio corpo fisico, è quella di essermi tolto di
dosso un abito, un po’ come la tuta spaziale, che è fatta solo per permettere
all’astronauta di vagare nello spazio, ma non è la sua vera pelle, solo un
adattamento all’ambiente. E’ davvero piacevole e surreale quello che mi sta
succedendo; la cosa più bella è che non avverto più dolori, sofferenze,
esigenze fisiche e mi trovo in uno stato di profondo benessere, slegato da
tutto ciò che è materia. Contemporaneamente rivedo come in dimensione
tridimensionale, scorrere il film di tutta la mia vita, dalla nascita sino ad
ora, ma con occhi di verità e giustizia, come se io fossi spettatore e giudice
di me stesso, soffrendo per gli errori commessi e provando gioia per quanto
fatto di buono. E’ sorprendente come tutto sia stato accuratamente registrato,
anche la più impercettibile parola, ed io ora posso ascoltare ogni dialogo e
ogni discorso come fossero amplificati. Posso rivedere tutto: situazioni,
immagini, persone care. Da questa incredibile visione, mi rendo conto di essere
da sempre seguito con minuziosa attenzione, e direi con amorevole cura; nella
vita non si è mai soli, anche quando lo si crede, ed io ora lo so. Poi,
d’improvviso, mi sento chiamare, ma solo col pensiero, senza udire una voce
specifica; sono tranquillo, capisco di essere in buone mani, di potermi fidare.
Vengo trasportato da una forza sconosciuta ed amica, lascio la camera
dell’ospedale ed entro in un tunnel, che solo all’inizio mi procura una leggera
paura, poi, intravedo l’uscita, ritorno sereno e curioso. Una volta fuori, vedo
luce, luce, e ancora luce. Sento amore, amore, e ancora amore. Mi sento amato.
Sono immerso in una condizione di pura libertà, avverto pace ed un senso
di immortalità. Vi è una frase nel
Vangelo, che io sento forte in me perché rispecchia perfettamente quello che
provo. Sono le parole che Gesù disse sulla croce prima di morire: “Padre, nelle
tue mani consegno il mio spirito!”. Ora io comprendo più che mai, che il mio
spirito è nelle mani di Dio. Ma lo era anche quando vivevo nel corpo, sulla
terra, solo che non ne intuivo la profondità e il vero significato. La vita,
sia quella fisica, sia quella spirituale, è tutta un miracolo, se l’uomo
potesse finalmente rendersene conto! I meravigliosi colori che vedo sono
talmente belli che non si possono descrivere, ma sono colori diversi da quelli
terrestri. Così come i suoni e i canti che odo. Vedo ma non con gli occhi,
sento ma non con le orecchie, comunico con il Padre ma non con la voce: L’amore
è troppo forte per poterlo quantificare, la libertà troppo sconfinata per poter
scorgere orizzonti, tutto sa di eternità. E’ un luogo senza fine, sa di cielo.
So che saranno molti quelli che non mi crederanno, ma sono sereno
ugualmente, so che ci arriveranno anche loro.
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L’ULTIMA SPERANZA
Arrivare a 56 anni e rendersi conto, con una
lacrima agli occhi, di non essere mai realmente cresciuto. E’ come se l’anima
si rifiutasse di allinerasi con il lento declino del corpo. Sento lo spirito
crescere impetuosamente fortificandosi progressivamente fino a sembrare
scollegato dalla materia. Mi nasce dentro una serenità appagante che rimette in
discussione il mio io spingendomi ad analizzare tutta quanta la mia vita,
distesa su una prospettiva ad ampio raggio. E’ molto dolce guardare il mio
passato con gli occhi nuovi di adesso. Uno sguardo che si connette prima con
l’infanzia, con i suoi teneri giochi, le mitiche fiabe, la disarmante
ingenuità. Poi si apre all’adolescenza con le sue infinite paure, l’eterno
conflitto tra il desiderio di crescere ed evadere e la voglia di rimanere
bambino. E con quella età lontana, mi sembra quasi di rivivere l’emozione per
l’innocenza del mio primo bacio, le mattinate passate a scuola con i miei
compagni, le uscite spensierate con gli amici, e con esse quella illusoria
certezza di sentirmi eterno, di considerarmi eroe con un futuro davanti tutto
da vivere. I miei pensieri ormai del tutto invasi di ricordi, improvvisamente
focalizzano la mia attenzione sull’immagine della ragazza che è stata il mio
primo vero amore, zoommando sui lineamenti bambineschi del suo viso: Quante
promesse non mantenute! Quanti sogni e speranze naufragate! Dolci ricordi e
tristi rimpianti si fondono insieme, in una danza simile più ad un rito di
morte che ad una sinfonia di rimembranze. Questo suggestivo viaggio con la
mente si sofferma adesso sulla figura di mia madre, ricordo sempre vivido; una
donna attaccata morbosamente a me, ma d’un amore sincero, grande, direi
esclusivo nei miei confronti. Un sentimento tanto forte da non averlo potuto
avere da nessun’altra persona nel corso di tutta la mia vita. Anche mio padre
si insinua nei miei pensieri, buffo e strano come non mai: quante cose avrei
voluto chiedergli senza mai aver avuto il coraggio di farlo! E ancora ecco
spuntare le mie due sorelle molto più grandi di me, forse avrei potuto aprirmi,
dare loro di più. Con un sussulto inaspettato che scuote la mia anima, giungo
col pensiero in quell’età importante dove si compiono le scelte che contano
nella vita e che condizionano l’intera esistenza, mi riferisco alla famiglia da
creare e al lavoro da svolgere. Proprio lì, in quel periodo fondamentale, io
vedo tanto buio, buio fitto e nient’altro! Ansie, inibizioni, paure immotivate,
errori continui, un’arresa senza reagire. Come vorrei in questo momento che una
fantasiosa macchina del tempo mi rapisse e mi trasportasse con sé, proprio in
quegli anni difficili della mia vita, così sofferti! Sicuramente sarei in grado
di rimediare, guidato dalla maturità spirituale del mio presente. Ma non c’è
mai il tempo di trovare il tempo per fermare il tempo! Ma forse tutto è
destino, era scritto che dovevo comportarmi esattamente in quel modo perché la
sofferenza genera sensibilità, e la sensibilità produce arte. Penso che non
sarei mai diventato scrittore o poeta senza mai aver sperimentato inquietudine
e tormento. Forse essere rimasto completamente solo era previsto come se io
stesso fossi un predestinato. Riprendono ancora i miei pensieri a volare sulle
ali della creatività che è in me e comprendo
di non aver mai trovato una mia collocazione in questa vita, forse
perché vivo da sempre sospeso tra cielo e terra, anzi molto più proiettato
nell’altra vita che in quella terrena. E’ mancata anche, quella donna che da
sempre avrei voluto con me, verso la quale indirizzare tutta la ricchezza di
sentimenti, chiusa a chiave nello scrigno del mio cuore, e sentire poi la sua
anima respirare unita alla mia. Non ho mai sperimentato la grande gioia di
veder nascere una piccola creatura, dono di Dio e più bel regalo che la vita
possa offrire, e poi vederla crescere man mano e sentirmi chiamare papà. Ed
ora, dopo che questo tempo è trascorso velocissimo piombandomi addosso come un
ciclone, senza che io stesso me ne rendessi conto, senza nemmeno avermi dato il
tempo di riflettere e di piangere, io sono qui davanti ad uno specchio, al
quale non posso più fingere. Cristallizzato nei pensieri, in quest’età più vicina al crepuscolo dell’esistenza
che all’alba di nuove prospettive, affido alla fede nel mio Signore l’ultima
speranza che, con la Sua presenza, non è più convivenza col malessere di notti
insonni senza risposte, ma apertura verso nuovi orizzonti, certi di eternità.
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LA VITA E L’AMORE
La vita umana, perennemente sospesa tra mistero e fede,
sempre in bilico ed appesa ad un filo, non è altro che una corsa inconsapevole
verso la morte, lungo un affascinante e doloroso percorso di crescita, scandito
da vivide emozioni e nebulose paure. La zingara fortuna ne condizionerà la
sorte.
L’amore, come infinite doglie che sperano in un parto,
altro non è che la continua ricerca di noi stessi nell’altro sesso, adolescente
desiderio d’una attesa senza fine che non troverà mai appagamento e
realizzazione. L’uomo come la donna, nasce,cresce e muore solo.
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DI NOTTE, IN UN CIMITERO DESERTO, MI
PARLA UNO GNOMO…
“Ascolta…solitario
mortale fantasma, appaio solo ogni mille anni per volere del nulla, venendo da
notti antiche. Prediligo i silenzi di luoghi insoliti e le solitudini di anime
sconosciute a sè stesse. Ora anche tu sai che mille anni sono come un batter di
ciglia e in questa fugace notte tu sei per non essere mai più.”
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LA
MIA TOMBA
Oggi sono felice:
si è avverato un sogno! Mi sono fatto
una tomba tutta mia, col mio nome e cognome, la mia data di nascita, tranne
quella di morte, ovviamente. C’è la mia foto scelta da me stesso, di quand’ero
ragazzo. Ho inserito una mia frase molto significativa e ho scritto che sono
scrittore e poeta. Ho messo inoltre tante statuine di angioletti, oltre ad una
di Gesù risorto e della Madonna. Così lascio qualcosa di me ai posteri, oltre
ai miei libri. Vado spessissimo a visitarla e porto solo fiori finti,
immaginando con curiosità cosa potrà provare quel passante occasionale che
transiterà da lì, più avanti nel tempo quando io avrò lasciato questa terra.
Questo mio sogno un po’ strano ha le sue origini nella mia adolescenza, quando,
attratto dai cimiteri e da tutto ciò che è sepolcrale, andavo a trovare la
tomba di Marietta. Ma ora che ho fede, ho chiesto perdono a Dio e a lei stessa
per averla sentita così forte, come fosse parte di me, fino a dedicarle un
libro e 3 poesie. Ho promesso ad entrambi di non recarmi mai più sulla lapide
di Marietta e di pregare ogni tanto per la sua anima. Ormai esiste solo la mia
tomba!
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LA LEGGE DEL SERPENTE
“Amatevi, gente
del mondo intero, amatevi sempre ed in qualunque modo; l’amore, qualsiasi forma
assuma, è sempre benedetto ed è sinonimo di felicità. Non bisogna mai aver
paura di amare ma di odiare. Credete nell’amore universale, quello vero,
incondizionato che non ha sesso né differenze d’età. E’ questa la vera libertà
da difendere a tutti i costi e non esiste cosa più bella al mondo di sentirsi
veramente liberi di amare chiunque: maschi con maschi, donne con donne, vecchi
con giovani, ciascuno libero di tirare fuori la propria sessualità con le sue
forme, inclinazioni e gusti. Un rapporto affettivo anche al di fuori del
matrimonio che in fondo è solo un contratto che non può legare o sostituire un
sogno. Non esiste ciò che chiamano <<perversione sessuale>>, è un
inganno inventato dai falsi moralisti e soprattutto dalla chiesa che giudica
senza conoscere l’amore fisico, un artificio creato per anestetizzare le
coscienze e neutralizzate l’istinto sessuale che invece è un meraviglioso dono
che la natura ha regalato agli uomini, non solo per procreare: un piacere
naturale che annulla il dolore e attenua lo stress psicofisico. L’unica
devianza sessuale semmai è la castità, non vi è infatti nessun motivo per
praticarla restando puri, lasciamola ai preti e alla suore, contenti loro!
In fondo se due esseri umani si amano o fanno sesso
consapevolmente e volontariamente, che male fanno? Dov’è il peccato? Che
bigottismo parlare di fornicazione, sostenere con presunzione di verità e senza
alcuna prova o fondamento che l’arte erotica è demoniaca, procurando così
assurdi sensi di colpa, tabù, complessi, frustrazioni e a volte persino
impotenza o frigidità. Perché tornare indietro al Medioevo, alla caccia alle
streghe, a bruciare nel rogo o a lapidare, secondo antiche tradizioni contenute
in delle scritture definite sacre dagli uomini, scritte da loro stessi ed
attribuite a Dio? Gli esseri umani per trovare uno scopo alla propria esistenza
e per vincere ancestrali paure hanno creato Dio e non viceversa. Evviva quindi
i matrimoni gay e le unioni civili, simboli di emancipazione e di civiltà, del
resto si può essere credenti e praticare l’omosessualità, le due cose non sono
incompatibili, l’amore non può essere colpevolizzato perché è “amore”, la
parola più importante che esista. Se un uomo sente di sposare un altro uomo ed
è felice così, perché non concretizzare questo desiderio? Lo Stato dovrebbe
mantenersi laico rispettando anche chi eventualmente non crede e si professa
ateo, non si può imporre a nessuno di avere fede seguendo le regole della
chiesa. E poi ognuno è diverso da un altro, è unico, con i suoi propri gusti.
La diversità è un valore da tutelare e difendere, è una vera ricchezza perché
rende la vita più varia e colorata, meno scontata e massificante. La nostra
esistenza è così breve, la morte arriverà prima di quanto ci si aspetti,
annientando definitivamente tutto. Allora perché non vivere intensamente anche
la propria sessualita?”
Così ragiona e parla il diavolo, il più grande,
intelligente, furbo, abile mistificatore, menzognero di tutti i tempi. E’
proprio lui il più grande credente perché sa bene dell’esistenza di Dio e conosce
a memoria le Sacre Scritture
manipolandole nelle menti degli uomini secondo il proprio interesse, usando
come pretesto una falsa libertà capace di renderci inconsapevolmente gli ultimi degli schiavi. Una
libertà lontanissima mille anni luce dalla libertà autentica che porta pace nel
cuore. Quella libertà pura perchè
preziosa che ci fa sentire figli di Dio, creati per amare ed essere amati ma
d’un amore vero che viene dal Padre e che è dono di sé. Ma soprattutto un modo
di essere liberi che scaturisce dall’osservanza della Sua Parola e che risulta
conforme alla Sua volontà.
ELEMENTARE
SAGGIO SULLE DEVIANZE SESSUALI
Premetto di
non essere un sessuologo né uno psicanalista, non sono neanche laureato,
quindi, non avrei nessun titolo o qualifica per potermi esprimere. Non mi
ritengo neppure un saggista per crearmi eventualmente un alibi. Ciò non mi
impedisce però, di scrivere con sincerità e nella massima umiltà, il mio
pensiero. Lungi da me l’idea di voler imporre verità o dogmi, o di ergermi a
giudice. Sono piuttosto spinto, come sempre del resto, dalla mia creatività
irrefrenabile, che ormai reclama spazi in qualunque direzione o competenza. Non
ho pretese di nessun tipo, tento solo di tirare fuori la mia idea in merito,
ciascuno è libero di condividerla o meno. Il tema che sto per trattare è
delicato, è riguarda nello specifico le inclinazioni sessuali, fuori dalla
norma. Non mi riferisco alle “perversioni sessuali” (sadismo, masochismo,
feticismo, scambismo ecc…); suddette patologie richiederebbero infatti
un’attenzione particolare vista la loro stretta correlazione con i demoni
d’impurità. Ma piuttosto prendo in
considerazione quelle inclinazioni sessuali assai diffuse e che coinvolgono
parecchi soggetti (omosessuali, pedofili, gerontofili). Io ne parlo per
esperienza e per conoscenza diretta, e non, lo sottolineo ancora, per
preparazione scientifica. Comincio col dirvi che la radice, almeno all’inizio,
non è diabolica, cioè i demoni d’impurità non sono la causa che spinge l’uomo
verso l’uomo, la donna verso la donna, il giovane verso il vecchio, l’adulto
sull’adolescente o il bambino. Ma allora perché esistono questi gusti
particolari? Cercherò di spiegarlo in maniera semplice, direi elementare.
L’uomo è stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza e il suo spirito ha
in sé l’essenza dell’immortalità. Ma, per adattarsi a questa valle di lacrime
che è la terra, è costretto a chiudere la sua spiritualità dentro un involucro
di carne che è la materia. Quindi la fisicità corporea è soggetta ad
imperfezioni e difetti. Dio ha creato il corpo umano con minuziosa attenzione,
ogni organo ha la sua specifica funzione, una vera opera d’arte. Ma la natura
umana, in quanto fragile, può sin dalla nascita essere guastata. Così c’è chi
nasce con un lieve difetto, chi con un altro più accentuato, chi, per fortuna,
nasce sano, ed è la maggioranza. Non voglio essere frainteso. Sgombro subito il
campo dall’idea che chi ha orientamenti sessuali non conformi alla norma, sia
secondo me, malato o patologico. Non si tratta di una malattia fisica, il
soggetto deviato è sano come tutti. Il problema è genetico, nasce con la venuta
al mondo, cioè omosessuali, pedofili, gerontofili si nasce e non ci si diventa
e, al 99 per cento dei casi, ci si rimani fino alla morte. Ma cercherò di
essere più chiaro, permettetemi però di farvi un esempio tanto banale, quanto
efficace. Immaginate una autovettura che esce dalla fabbrica con i fari
obliqui, orientati in maniera direi schizofrenica, in varie direzioni. La
macchina è perfettamene funzionante, basta girare la chiave e si mette in moto.
Solo che il guidatore, senza avere colpa, vedrà illuminate determinate visuali,
mentre le altre rimarranno buie. Questa situazione è la stessa che accade a chi
ha una devianza sessuale. La sfera relativa all’istinto sessuale del soggetto,
che fisicamente è perfettamente sano come la macchina, è orientata
esclusivamente verso persone dello stesso sesso o di età differente a secondo
dell’inclinazione. Cioè nella mente del soggetto deviato, il gusto sessuale va
esclusivamente verso l’oggetto desiderato, escludendo qualunque altro, proprio
come il faro che illumina una zona e lascia buia un’altra. La cosa grave
consiste nel fatto che l’intensità sessuale del deviato non è simile a quella
che scatta tra uomo e donna, ma molto più forte, a volte perfino
incontrollabile. Ora, se il corpo umano fosse una macchina, basterebbe andare
dall’elettrauto per risolvere il problema. Purtroppo non è così per l’essere
umano che è molto più complsso. E’ chiaro che i soggetti che nascono così,
saranno i primi ad essere attaccati dai demoni d’impurità che, svolgendo il
loro compito specifico, li spingono a non credere in Dio, ad allontanarsi dalla
chiesa, ad accettarsi per come sono quasi con orgoglio, a non seguire la Parola
di Dio che santifica solo l’amore tra uomo e donna, coronandolo con la procreazione. Senza l’aiuto di Dio e senza la
presenza dello Spirito Santo, per i demoni sarà vittoria. Io lo so che dal
punto di vista legale non si possono mettere sullo stesso piano omosessualità e
pedofilia ma la radice è uguale, cambia solo la direzione del faro, per tornare
alla macchina. Il soggetto deviato è talmente affascinato dall’oggetto
desiderato, da giustificarne perfino di esserne innamorato, considerandolo
normale, perché qualunque cosa piaccia assai, uno se ne innamora. Questa è la
folle logica di chi reputa normale ciò che non lo è né per Dio né per la
natura. Del resto basta guardare l’anatomia dell’uomo e della donna per
comprendere che sono stati creati per stare insieme. Auguro di cuore a tutti
questi soggetti di pregare moltissimo e di mettere le proprie vite nelle mani
di Dio che li ama tantissimo e sa bene i loro problemi. Sarà Lui a guidare la
vostra vita anche se non avverrà il miracolo.
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ALTI E BASSI
Nella
pace di questa sera attendo la tempesta.
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UNO STRANO INCONTRO
Mi
successe quando ero ancora ragazzo. Mi trovavo sul treno che mi portava a
Trento in visita da mia sorella. Per vincere la monotonia del viaggio, leggevo
un libro di mie poesie quasi in atmosfera con quello scorrere sulle rotaie. Di
colpo, senza chiedere permesso, entrò lei, 16 anni a prima vista, trascurata e
con l'aria assente. I suoi lunghi capelli neri e sporchi, il trucco sfatto che
le colava sul viso, i lineamenti straordinariamente delicati. Era bella quella
ragazza, il ritratto d'un angelo col volto della sofferenza, il male nascosto
in lei, non appariva in grado di deturpare quell'adolescenziale fascino innato
che possedeva. Ma aveva la paura dentro quegli occhi ancora di bambina, come
fosse vittima di qualcuno o qualcosa a cui non poteva o sapeva ribellarsi.
Mi
prende di scatto il libro dalle mani, mi si siede accanto, lo sfoglia. La
vedevo leggere attentamente:
"E'
bella questa poesia" mi dice di colpo "anzi bellissima, come la mia
vita quando era tutto un bel sogno e molto di più". In quell'istante,
avrei voluto passarle la mano in mezzo ai capelli, accarezzarle il viso,
stringerla forte a me per proteggerla, ma non dissi e feci nulla. Era assorta
nella lettura di quei versi, non alzava minimamente lo sguardo, era bellissima,
molto di più della poesia che leggeva. Arrivammo in fretta senza che me ne
accorgessi ad una stazione, la ragazza si svegliò d'improvviso da
quell'incantesimo e sempre col libro tenuto strettamente nella mano:
"Me
lo regali, posso tenerlo con me?" mi chiese.
"E'
tuo, puoi prenderlo" fu l'unica cosa che seppi risponderle. La vidi
sorridere per la prima volta, mi commossi, riuscii a stento a non piangere.
Quel sorriso come un fiore germogliato inaspettatamente dalla terra arida, era
spuntato per magia come un ruscelletto di gioia dal suo dolore. Mi disse
infine: "Grazie" e se ne andò via di corsa. Dal finestrino, mentre il
treno lentamente ripartiva, la vidi prendere del denaro da un tizio poco
raccomandabile, poi sparì man mano che m'allontanavo sulle rotaie. Chi era
quella ragazza? Il mio libro le è servito a qualcosa? Perchè il destino me l'ha
fatta incontrare per un attimo? Tutte domande senza risposte. Da quel giorno e dopo
quell'incontro, io non ho più avuto pace, per molto tempo ho pensato a lei,
l'ho incitata nei miei pensieri ad avere cura di se' stessa, ho pregato Dio
notte e giorno per lei. Non so dove, non so come, non so quando ma sono sicuro
che la rivedrò, sì, io la rivedrò.
Lei
mi ha insegnato se non altro, a non consumarmi nella mia tristezza perchè al
mondo c'è anche chi sta peggio di me, che forse, non sono poi così sfortunato.
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IO E LA MORTE
E'
un paese morto. Strade malinconicamente deserte, aria pesante, spaventosamente
tetra. Furtive ombre si sparpagliano e si riuniscono subito dopo, quasi per
sentirsi meno sole. Silenzio assoluto interrotto soltanto da voli di
pipistrelli, da rintocchi lugubri di campane. Porte chiuse, finestre sbarrate,
occhi atterriti ed impotenti che, dagli usci delle case, spiano lei, signora e
sovrana, padrona di tutti noi. Lungo mantello nero, teschio in faccia, bastone
per reggersi, curva lei cammina zoppicando e lentamente, sola ed indisturbata.
Nessun muro potrà fermare la sua falce. Ha in mano un taccuino verde speranza
dove vi sono annotati i nomi e le ore di coloro i quali deve ancora chiamare ed
uno nero morte con i nomi di chi ha già rapito con sè. Bambini, continuate il
vostro girotondo e ridete di lei che vi sembra così buffa e troppo lontana.
Ragazzi innamorati, stringetevi forte l'uno all'altra, tra sogni e amore, lei
non si commuoverà e verrà a prendervi lo stesso.
Uomini
e donne, accumulate glorie e tesori, lei non si farà comprare e alla sua venuta
tutto dovrete lasciare. Vecchi, raccomandate le vostre anime a Dio, lei non
avrà paura e sarà molto più vicina di quanto possiate pensare. Gente chiusa
nelle vostre case, cos'è questo silenzio? Musica! e ridete forte, e scherzate
forte, continuate il vostro ballo in maschera, recitate la commedia della vita,
ma sul più bello tu sentirai bussare alla tua porta. Inutile ogni tentativo di
fuga o di gridare aiuto, interromperai la danza, toglierai la maschera,
abbandonerai la tua dama e le tue damigelle e andrai nostalgicamente deluso con
lei, più non tornerai; un istante di silenzio in casa tua insufficiente anche
per piangere e poi, immediatamente, lei rialzerà il sipario e riaccenderà le
luci e la musica e la danza, imperterrite, ricominceranno senza più una
maschera: la tua. Sì, lei porterà anche te in quel malinconico recinto di
foglie morte ed alberi spogli e stecchiti
e
il tuo corpo straccio, sdraiato si confonderà tra quelli che lì ci son già da
tempo. Io, di colpo, evito le braccia di chi vuol fermarmi e scappo giù in
strada da solo e le corro dietro: "Perchè?" le grido con disperazione,
"perche devo morire? Che male ho fatto per non poter vivere per sempre?
Dimmi che ho un'anima, un respiro che vivrà in eterno. Dimmi che il mio sangue
non è il liquido d'un automa, che il mio cuore non è un motore, i miei nervi
non sono fili sottili uniti tra di loro fatalmente,la mia mente non è un
computer. Vedi io ti parlo, ti sento, sono felice, sono triste, ho paura, so
scrivere una poesia. Ti prego signora sovrana, tu che sei l'unica che puoi,
risparmiami, non farmi morire. Io amo un fiore, una coccinella, un bimbo, amo
la vita". Lei si ferma e mi guarda in faccia. E' strano ma di colpo non ho
più paura. E' così naturale osservarla in volto, come se si trattasse di un
incontro indispensabile, sembra quasi una figura viva, e pensare che la immaginavo
diversa e cattiva. Lei mi risponde: "Va' via ragazzo, tua madre t'aspetta
a casa, e ricorda sempre, tu potrai anche essere come me per un solo istante
morendo, ma io non potrò mai essere come te quando risusciterai in eterno“. Poi
mi volta le spalle e girando l'angolo scompare. Io rimango confuso, triste e
felice nello stesso istante e piangendo divertito, correndo, torno a casa.
(Racconto tratto dal libro ANIMA SEPOLTA)
"ANIMA SEPOLTA"
Un’espressione
poetica d’avanguardia, alternativa, dove fobie ossessive e fantasmi interiori,
esternandosi, si tramutano con sepolcralità in energie negative lugubri e
macabre, segni indelebili d’una morte interiore eternamente rassegnata nel
misterioso mondo della follia e dell’inconscio. È la fine vitale d’un’anima
sepolta. L’autore sente dentro di essere ormai un’ombra che ha paura perfino di
rivedere la luce e come unico rimedio, non ha altra speranza che la morte.
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PROSTITUTA SCONOSCIUTA
Ti
vedo tutte le sere al solito posto sopra gli sterili binari d'un tram. Se hai
freddo strofini le mani per scaldarti, se non passano macchine continui a
guardarti intorno. Gli stivali neri di cuoio sempre gli stessi, la borsetta a
volte rossa altre nera, la minigonna, il solito trucco vistoso: questa sera
però mi sembri più bella! sexy più che mai. Chissà se sei sola nella vita
o
se qualcuno ti ama! Chissà perchè lo fai! Forse avrai un romanzo dentro da
raccontare, testimonianza di un'esistenza non bella come avrebbe dovuto essere.
Vorrei poterti aiutare, amarti, stare un pò con te! per la prima volta ti vedo
con occhi diversi, non mi interessa affatto il sesso. Non ho mai avuto il
coraggio di avvicinarmi a te, mi blocco ogni volta che provo, mi sembri quasi
irraggiungibile ma poi per dirti cosa? In fondo ho paura di fare tutto. Ti
scongiuro, fuggi con me prostituta sconosciuta! Ricominciamo insieme una nuova
vita, non consumarti più così! ti stai buttando via da sola! continui a farti
del male. Ti desiderano tutti ma quando torni a casa, non ti rimane niente. Ma
ora basta: devi cambiare la tua vita, è tempo di riscossa.
Non
riesco nemmeno a terminare questi pensieri che ti vedo salire già su una
macchina sportiva. Addio mia prostituta sconosciuta! sicuramente domani verrò
ancora a vederti e a tenerti compagnia in segreto e a distanza, forse mi sono
innamorato di te o forse abbiamo qualcosa in comune che ci unisce: siamo
entrambi soli, che il Signore ci aiuti!
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IL VUOTO DI UN PAGLIACCIO
Ti
aspettiamo e ora che entri in scena, indossa la tua maschera, con quel grosso
sorriso stampato sul viso ed il trucco che ormai fa parte di te. Nella voce e
nei gesti, un po' mimo e un po' attore, sai far tacere il tuo cuore, t'illudi
di tornare bambino, dimentichi in quegl'istanti la tua tristezza. Cadi,
rialzati, ubriacati, balla, grida, scherza e noi saremo lì, a guardarti, a
ridere, ad applaudirti: sei un attore e come tale devi essere trattato. Nessuno
di noi in platea si domanderà chi sei, proprio nessuno si preoccuperà delle tue
sofferenze, per noi sei solo un pagliaccio, una maschera e nulla più! Ci
interessi per come appari, non per quello che sei. Quando le luci del palco si
spegneranno, tu ti troverai solo con te stesso, come sempre del resto. E
l’immagine tua vera riflessa, non potrà più far ridere. Non sarai in grado di
mentire, e quel grosso sorriso si trasformerà in lacrima, una lacrima amara che
scenderà sul tuo viso fino a scioglierne il trucco. Ti auguro, caro pagliaccio,
che la tua vita sia come la scena, felice e divertente, e che tolta quella
maschera, non ci sia più il vuoto.
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MARIONETTE
Cantavo
il mio romantico sogno nella notte davanti al palcoscenico buio di un teatro
dove piccole marionette allibite mi guardavano. Tutto intorno il vuoto più
assoluto, non percepivo umana presenza all’infuori di quei ridicoli pupazzi
colorati: “Solo noi possiamo comprenderti, sappiamo ascoltarti, abbandona gli
umani e salta qui sul palco da noi” mi dissero in coro. Così feci e diventai
burattino tra i burattini, rinunciai alla solitudine d’essere uomo, scelsi i
colori, il teatro, le marionette, diventai uno di loro. Su quel palcoscenico
recuperai la mia vera dimensione, mi ritrovai folle e disperato ma libero e
felice.
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I BURATTINI UMANI
Sono
vivo o sono morto da secoli? Sono libero o qualcuno mi guida? La via che seguo l'ho
scelta io o è stata già scritta? Questa mia storia buffa morirà con me o si
perderà nell'enciclopedia del tempo? Mi hai acceso la corrente ed il mio sangue
ha cominciato a scorrere. Mi hai caricato l'orologio e la mia pressione segna
80, 90,100. Mi hai dato la corda ed il pupazzo si sta muovendo ma la chiave che
mi dice chi sono perché non me l'hai data mai? Ti faccio ridere lo so ma io non
so chi sono. Allo specchio vedo la mia maschera. Mi guardo intorno ed ecco
tanti burattini come me: chi è bello, chi è corto, chi ha gli occhi verdi, chi
sta morendo e chi sta per nascere ma tutti con lo stesso sconosciuto destino.
Mio Dio, quanto sono stupidi i burattini umani! hanno un'anima ma non lo sanno.
Sono monotoni, tutti cronometrati: 99 centesimi di secondo ad un secondo e
corrono in ufficio. Si sposano per avere figli che a loro volta faranno altri
figli: che noia! che sciocchi mortali! che guadagno hanno a non lasciar
estinguere la razza umana? Tutti si chiedono di capire ma nessuno di loro ha
mai capito un bel niente. Tutti pronti ad insegnare ma insegnare cosa se
neanche loro non sanno nulla? Ognuno dice la sua, ognuno crede che abbia
ragione lui. E' un teatro folle e buffo pieno di burattini colorati, un enorme
carrozzone di maschere e coriandoli e anch'io, senza sapere come, mi ritrovo in
mezzo senza averlo minimamente voluto. Se guardi attentamente fra tutti questi
pupazzi che si muovono puoi vedere anche me: Vedi sono quello laggiù vestito
d'Arlecchino con i capelli lunghi e che sta sempre da solo, anch'io come gli
altri sto recitando la commedia della vita nel carnevale dell'incomprensibile
esistenza umana. Ti prego riconoscimi se puoi, distinguimi da tutti questi
burattini, dai un senso alla mia vita perché io non mi sento uno di loro,
perché io non sono fatto di bottoni e tasti e non voglio fili che mi muovono.
Vedi io piango e rido, so dare amore, sento di essere immortale e originale.
Sin da piccolo mi hanno programmato come un computer contro la mia volontà. Mi
hanno costretto a recitare in un palcoscenico che io ho sempre odiato e che non
mi appartiene. Mi hanno fischiato e applaudito mentre in realtà io piangevo
perduto tra tutti questi burattini in cerca d'allegria che compravano e
vendevano questa pelle mia. Mi hanno dato un nome che non è quello mio. Mi
hanno voluto per come io non sono: io angelo travestito da manichino. Ti prego
portami via e salvami, dimmi chi sono, io non mi conosco. Per questo ora dico
basta! non voglio più obbedire a regole e dogmi o a una falsa morale come gli
altri burattini. Preferisco sentirmi libero all'inferno che schiavo in
paradiso, padrone di niente, servo di nessuno. Meglio essere un uomo vero, solo
ed incompreso che uno dei tanti burattini umani.
(Racconto tratto dal
libro APOCALISSE MENTALE)
"APOCALISSE MENTALE"
Monologo
in prosa surrealista, cerebrale e filosofica. L’autore medita sul senso della
propria esistenza e sul destino universale di tutti gli esseri viventi. Si
rivolge alla natura affinché possa svelargli il mistero che circonda tutte le
cose ma l’interrogazione risulterà dolorosamente vana, non rivelerà nessuna
verità e porterà la sua mente sino al delirio. La natura continuerà ad
apparirgli bella e spietata, fino al punto di trasformare in poesia e vita,
proprio come la bellezza d’un tramonto, persino il doloroso momento d’un addio
o della morte stessa. La vita vana e fugace, è allettante e ingannevole come il
canto delle sirene, l’autore ne è consapevole ma, proprio per questo, sente di
amarla ancora di più e di non potersi più staccare da essa.
Seguendo
la strada della follia, si lascerà annientare in tutto il suo essere e in
questa sua apocalisse, troverà conforto in un poetico abbandono.
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Fantasmi nella notte
Ascolta....
ragazza sperduta in quest'infinito.
E'
notte, ogni cosa intorno è spenta e tace. Nel silenzio, dolcissimo, altre
sensazioni di un mondo totalmente sconosciuto ma intrinseco con i nostri
giovani spiriti, vivono con suoni e colori in dimensioni parallele e niente è
ciò che sembra. Attimo fugace, come un fiore che sbocciando muore, in questa
notte t'amo per non amarti più.
Noi
due siamo come fantasmi nella notte, anime vaganti in cerca d'amore, muovendoci
insieme, in trasparenza, candidamente invisibili, ci avviciniamo piano per non
aver paura nell'oscurità.
Noi
due fantasmi nella notte, solitari astri dispersi nel grande firmamento lassù,
senza tempo e senza storia, rapiti dall'oblio, misteriosamente avvolti dalle
tenebre, angeli di questa giovinezza. Magicamente lontani dal flusso impetuoso
della multanime esistenza, noi due non avvertiamo più il battito sconfinato
dell'infinito come orrenda solitudine e mistero interminabile. La realtà ci
appare come un susseguirsi di fantasmi vuoti e meccanici ed ogni residuo di
tristezza si smarrisce del tutto o vibra remoto in un placamento soave.
Ragazza
sconosciuta! sei bella tra le ombre, sei più bianca della luna, il tuo viso
brilla come una candela..
Lascia
questa mia mano che hai stretto così fugacemente questa notte.
Alle
prime luci dell'alba le nostre strade si divideranno per non ritrovarsi mai
più.
Abbiamo
acceso un fuoco in noi che il vento della vita che fugge spegnerà presto. Non
dimenticarmi ovunque sarai, io non ti dimenticherò ovunque sarò anche se
resteremo per sempre fantasmi nella notte.
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STORIA D'UN VECCHIO EREMITA
Vivo
quassù tra le montagne, rifugiandomi nel mio nido silenzioso, in un lungo e
solitario esilio. Ho abbandonato il mondo con il suo grigiore per osservare
felice i colori dell'arcobaleno ed ogni volta scoppio a piangere di gioia
mentre la mia anima si purifica nella luce del sole.
Non
ho incubi che mi svegliano di soprassalto, non vedo più quei mille volti della
gente pronti a sommergermi, è lo sguardo magico della natura che m'incanta e mi
protegge nel buio come una madre schiude le ali sul suo piccolo, sento la
rugiada gocciolare sulla mia barba.
La
scala dei miei giorni, di gradino in gradino, sta salendo sin lassù, per questo
veglio paziente ogni alba che nasce, così giorno dopo giorno m'avvicino al
cielo e non ho paura di volare via nell'ora del tramonto, so che rinascerò in
primavera per non essere mai più solo.
La
morte mi aprirà le porte alla vita eterna e gli occhi della natura, che sono
stati la luce della mia terrena esistenza, diverranno gli occhi di Dio lassù.
Attendo la pace della sera per addormentarmi in un lungo sonno, stelle
d'argento e cori di uccelli, porteranno lontano oltre le montagne l'eco della
mia solitudine ed i miei sogni fragili saranno foglie verdi d'un albero
solitario che la collera del vento non potrà mai spazzare.
Un
freddo e misterioso inverno, busserai alla mia porta frustata solo dal vento, e
addentrandoti nel mio nido, troverai quel panno che mi asciugava il sudore, il
bastone che aggrappava la mia fatica, una candela che non si consuma. E quando
sarai al sicuro, rivivrai i ricordi di quello che sono stato, ammirerai la
statua di quello che sono adesso.
In
un angolo buio, impolverato da tele, scoprirai il mio diario segreto, frammenti
d'una vita mai vissuta, povera fuori, ricca dentro: Non bruciarlo ma fanne
tesoro. E' la memoria che infrange i secoli e vince il silenzio dell'universo,
il buio della morte.
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APRITI CON ME
Non
puoi fuggire da te stessa, non devi nasconderti anche da me. Ormai io ti
conosco sai, è come se leggessi dentro i tuoi pensieri. Nei tuoi occhi da
troppo tempo spenti ma bellissimi e di straordinario colore, vedo riflessa
chiaramente come per magia la tua anima. Il tuo sguardo avvilente, etereo,
quasi lunare smaschera questo tuo essere creatura persa, come chi è presente
solamente col corpo ed è lontana mille anni luce con la mente Ma io provo ad
immaginare il fascino di quel tuo viso che sarebbe capace di ipnotizzare
chiunque se solo potesse ritrovare la bellezza e la spensieratezza del suo
sorriso. Ti prego: apriti con me! Non chiuderti tenendoti tutto dentro, forse
non trovi le parole, non sai da dove cominciare. Parlami del malessere che ti
opprime e dal quale credi di non poterti
liberare. Ci sono segreti, esistono paure in te, lo sento. La tua vita è un
mare in tempesta ed il tuo futuro lo vedi annebbiato, hai già pianto parecchio
fino a prosciugare ogni lacrima ma dall'amarezza e lo sconforto di questo tuo
dolore, ne uscirai fuori e per sempre, se lo vorrai veramente. La mente mia ora
precipita in fondo alla tua, e in simbiosi con i tuoi stessi tormenti scopre
un'ombra, intravede una solitudine profondissima, si perde nel labirinto del
tuo mistero lasciandosi del tutto rapire dalla angoscia che ti possiede. Come
fari abbaglianti nel buio, i tuoi pensieri negativi sparano su me ma non mi
uccidono, mi danno più forza. Ti scongiuro: apriti con me! Io ti ascolterò con
attenzione e pazienza senza giudicarti affatto ma cercando di comprenderti,
calandomi al tuo posto. Ora dimmi perchè ti consumi così, cosa c'è che mi nascondi,
c'è un pericolo che incombe o un demone alle tue spalle. Dimmi tutto ciò che
vuoi, qualsiasi cosa o confidenza, fammi
partecipe di ogni tua sensazione, io sono pronto a seguirti con cura, ovunque
ed a qualunque costo, finchè mi permetterai di farlo, amica mia! Non odiarti in
questo modo ma rendi il bene per il male, prova finalmente ad amarti un pò,
scaccia via dalla tua vita la tristezza, i fantasmi della notte, distruggi
definitivamente la disperazione. Sento che un sogno, una speranza sopravvivono
ancora sepolti dentro il tuo io, ti chiedono luce, entusiasmo, poesia, invocano
tenerezza. Ti supplicano soltanto di non arrenderti al male ma di lottare, di
non perdere la fiducia in te stessa, sanno che se vuoi ce la fai, puoi
riscattarti aprendo gli occhi che tieni bendati. Insegui quel sogno e quella
speranza, fallo con volontà e coraggio, credendoci fino in fondo, ti accorgerai
che sono più vicini e raggiungibili di quanto tu possa pensare. Fai piovere
amore su di te, apri la porta del cuore, quanto c'è di puro, di meraviglioso tu
l'avrai. Coltiva e lascia germogliare quegli amori trascurati ed abbandonati in
fondo al tuo cuore, sai bene che ci sono ancora, ti stupirai piangendo di gioia
nell'osservarli fiorire nella tua
giovane vita. Credimi, ti prego ascolta queste mie parole: apriti con
me! Io sono qui con te per aiutarti. Non c'è sbaglio o colpa alla quale non si
possa rimediare, non esiste sconfitta in grado di annullarti e non è mai troppo
tardi per riemergere. Adesso sei solo caduta ma ti giuro e sono certo che
presto ti rialzerai e rinascerai con più forza e più amore di prima. Credici,
credici, credici!
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"RIFLESSIONI"
A
dispetto del tempo che inesorabile scivola sui miei anni, son rimasto quel
bambino sperduto di ieri con lo stesso terrore di crescere, solo ed incompreso
tra mille paure. Ho ancora voglia di sognare, illudermi, fantasticare. Vorrei
rifugiarmi in un mondo solo mio, ricco di colori e d’ingenuità, dove poter
finalmente tornare bambino senza crescere più, allontanando le terribili ombre
della solitudine, della vecchiaia, della morte stessa, ma è un mondo fragile
spezzato crudelmente dalla nuda realtà. Così, ogni volta che provo a volare in
alto, una forza sconosciuta ed impietosa, mi taglia le ali ed io precipito giù
più triste che mai, come un gabbiano che non vola più, mentre le mie lacrime,
quelle stesse che percorrevan lente il mio viso pulito di bambino, continuano a
non sapere quel che loro stesse vogliono e a non trovare quel fazzoletto che le
possa asciugare per sempre. In esse, vedo riflessi i miei sogni, li vedo morire
uno dopo l’altro sciogliendosi come gocce di pioggia disposte in fila, sospese
alla ringhiera.
Continuo
ad osservare con occhi limpidi e stranieri, l’immenso mare della vita ma è
sempre inutile sforzarsi nel tentativo d’immergersi. Vedo lontano quel veliero
che da piccolo chiamavo col nome di speranza e che non è partito mai. Eppure
m’accorgo che dentro e fuori di me, v’è ancora tutto da scoprire e da imparare.
Sento in me una grande energia vitale, creativa ed artistica. C’è in me una
sensibilità profondissima, spaventosamente grande a confronto del mio
fragilissimo essere che più s’ingrandisce e più resta isolata, soffocata dentro
come un vulcano che dorme. Vorrebbe esplodere e sommergermi come un fiume in
piena ma non può farlo, come una bottiglia smossa dalla quale non è possibile
togliere il tappo. Forse sono troppo diverso da tutti perché possa essere
capito, o forse è solo colpa mia se non riesco a esternare quello che ho
dentro. Comincio a credere di essere un folle, quasi un alieno, così almeno mi
creo un alibi per giustificare questo mio giovane vivere, terribilmente e
prematuramente invecchiato.
Ho
un disperato bisogno di vita, di giovinezza, di entusiasmo, d’amore. Con chi
potrò aprirmi manifestando come sono dentro? Chi potrà veramente capirmi?
Vorrei trovarti e finalmente gridarti con tutto il fiato che ho: “Ispirami,
sconvolgimi, amami”. E intanto cresce il terrore d’invecchiare e il desiderio
di morire ancor prima di vedere il mio corpo mortificarsi con le prime rughe.
Non potrei mai sopportare il tremendo contrasto tra l’immortalità del mio
spirito che, nonostante tutto sembra che esista, e la debolezza del mio corpo
in declino. Sono sicuro che dentro, resterò sempre un bambino mai cresciuto
anche se avrò i capelli bianchi e conserverò intatta nelle pupille degli occhi,
la stessa luce ch’emanavo da piccolo. Amo troppo la giovinezza e non posso fare
a meno di sognare per potermene fare una ragione sulla vecchiaia che è uno
stato del tutto naturale e, di conseguenza, accettarla con rassegnazione o
addirittura giustificarla. Per me la vecchiaia resta il più grave e doloroso
castigo che la natura scagli contro gli uomini. È più malvagia e terrificante
persino della morte. Eppure devo ammettere che la mia solitudine e la mia
tristezza, sono nate con me, le ho conosciute da giovane, almeno in questo, la
vecchiaia non c’entra. Estraniato da sempre dalla vita, non avendo niente ed
essendo di nessuno, ho scoperto man mano me stesso. La mia solitudine è simile
ad un messaggio chiuso in una bottiglia e gettato in mare. Forse un giorno,
quando non ci sarò più, leggendo queste mie accorate riflessioni, mi capirai e,
scoprendo che valevo qualcosa, piangerai per me.
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"SOLO NEL BUIO"
È
notte fonda ed io sono ancora sveglio con lo sguardo assente nella mia camera
silenziosa, unica mia compagna, testimone di tanta solitudine. Senza chiudere occhio,
penso a tutto e a niente. I vecchi soliti dubbi mi si accavallano in mente:
come posso dormirci sopra? Sì, lo so! Fermarsi qui a pensare non si può, farla
finita neanche. È solo mia la tristezza, la fine. Non ho più la forza di
lottare ormai. Un altro inverno è in me, non devo crollare proprio adesso
buttandomi via, devo trovare il coraggio di andare avanti da solo: Dove siete
amici miei che avevo? Anche tu mi hai detto infine addio voltandomi le spalle,
non sono più niente per nessuno ormai. Mi guardo intorno e vedo solo il vuoto.
Grida la voce del mio cuore, spenta dal dolore che nessuno ascolta più. Vorrei
non essere mai nato, chiudere gli occhi e scomparire in un attimo. Non so che
sarà di me, sono confuso, disorientato, mentre gli anni passano veloci. Fuori è
buio ed io tremo, comincio ad aver paura. Mi rigiro nel letto, grido nel sonno,
ho incubi, sto male, piango e non ce la faccio più. Ho vissuto una vita che non
è mai stata vita.
Dove
fuggire un’altra volta? Come placare questa mia ansia fortissima? Ormai le ho
già provate tutte, ogni tipo d’evasione, non è servito a niente! Ora mi ritrovo
solo, nel buio, con i fantasmi della notte che m’inseguono molto più di prima.
Sono nato solo. E solo morirò.
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"LA MIA ESISTENZA
SOLITARIA"
La
mia vita è una strana vita, solitaria, incomprensibile, senza senso. Continue
rievocazioni della mia adolescenza, sogni irrealizzabili, emozioni
intensissime, una impressionante anche per me creatività che mi spinge a
scrivere sempre, e poi amori platonici ed immaginari verso ragazze
giovanissime, forse per illudermi pateticamente di ringiovanire. Chimere di
eternità le mie, che non hanno nessun riscontro pratico destinate a morire e a
dissolversi nel nulla. Su tutto questo sfacelo regna sovrana la signora
Solitudine, è sempre e solo lei a starmi accanto fedele, fino ad incitarmi a
dialogare con me stesso, parlando naturalmente e tranquillamente da solo, io
con me stesso e nessun altro, in fondo sto bene col mio io e mi amo, forse
questo è anche un bene che mi permette di tirare avanti senza deprimermi. Non
ho una compagna che mi ami e mi dia calore dormendo al mio fianco, non ho figli
da educare e crescere, né soldi per campare, niente lavoro per realizzarmi e
rendermi utile, nemmeno amici per scambiare quattro chiacchiere, niente di
tutto questo: sono il chiaro esempio di come non si dovrebbe mai vivere. Sono
anche ossessionato dal continuo timore d’invecchiare e di morire o di essere
preda di malattie corporali e questa specie di nevrosi mi perseguita da sempre,
giorno per giorno, ora per ora, attimo per attimo. Temo la vecchiaia e la morte
perché paradossalmente amo fortemente la vita anche se nella maggior parte dei
miei scritti, trasmetto tristezza. Possiedo però una grande virtù che non tutti
hanno la fortuna di avere: sono tremendamente sincero nell’arte come nella
vita. Le ragioni di questo mio non fare, sono da ricercarsi nel fatto che mi
son convinto ormai da tempo che non vale la pena impegnarsi nella vita pratica
di tutti i giorni perché la morte arriverà prima o poi per tutti e saremo
costretti ad abbandonare ogni cosa di questa terra quindi non ha senso
impegnarsi in nulla di materiale, e mi ritorna in mente a tal proposito la
famosa frase “gli ultimi saranno i primi” ed io mi sento orientato proprio
verso gli ultimi della scala sociale, mai verso coloro che osservano dall’alto.
Lo so, davanti ai tuoi occhi, caro lettore che mi leggi in questo momento,
sembrerò pazzo, tanto da aver bisogno di mille psicologi ma ti prego rifletti
per un attimo prima di giudicarmi e almeno sforzati di comprendermi. Durante
questa mia assurda e solitaria esistenza non ho costruito proprio nulla di
pratico e nulla ho intenzione di creare per il mio futuro. Preferisco rimanere
immerso fino al collo in questo personalissimo mare di inguaribile monotonia e
piattezza con una sola ma importante novità: sto cercando Dio con tutto me
stesso, forse per riempire quell’enorme vuoto che ho dentro, chiedendo a Lui e
solo a Lui tutto quell’amore che ho sempre cercato e non ho mai avuto. Non so
spiegare nemmeno a me stesso il perché debba vivere così, forse è stata una mia
libera scelta in sintonia con la mia anima inquieta e tormentata, o forse i
continui e micidiali attacchi d’ansia sempre presenti sin da piccolo in me,
hanno inevitabilmente condizionato tutta la mia esistenza, rendendomi
totalmente schiavo di paure ed inibizioni. Ma non ho alibi adesso e non cerco
giustificazioni di nessun tipo, sono così e basta e forse, paradossalmente e
consapevole di una lucida follia, sono anche felice e orgoglioso di esserlo. Io
sono questo, sono fatto così ormai e non mi piango addosso ma, al contrario, mi
accetto e mi amo per quello che sono. Ho però dentro di me quell’inquietudine,
quell’eterna immotivata per certi versi insoddisfazione che sarebbe giusto
chiamare angoscia, che mi rende scrittore, artista, creativo e senza la quale
non potrei mai esserlo.
Non so se sono davvero un poeta nonostante abbia scritto un’infinità di
versi ma non m’importa affatto di saperlo, lo sento dentro di me e non devo
dimostrare a nessuno di esserlo. L’unica cosa che so di certo è che scrivere mi
fa sentire veramente bene, mi trasporta in alto, liberandomi dall’ansia e dalla
materialità di questo mondo. È difficile spiegare, anche per me che mi reputo
uno scrittore, quello che provo nell’intimo tutte le volte che ho una penna in
mano: è una sensazione di forza, potenza, libertà, eternità mischiate tutte
insieme e mi lascio trascinare via dalle parole che scrivo e che mi sommergono
come un fiume in piena, incontrollabile, inarrestabile che vuole straripare.
Credo che solo quando scrivo riesco ad essere veramente realizzato: sono me
stesso, libero! L’arte eleva l’uomo rendendolo immortale. Quando creo una
storia arrivo a sentirmi addirittura Dio nel far vivere e morire a mio
piacimento i personaggi che invento.
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L A I L A
Un breve racconto
appassionato ed intenso
a tratti tenero e
struggente.
Un ragazzino solitario
ed introverso
una giovane donna
disinibita e spigliata
mossi dallo stesso
desiderio:
conoscersi a fondo e
sperimentare nuove emozioni.
L’autore,
con umana comprensione
e senza mai scadere
nella volgarità,
scruta, indaga, penetra
l’animo umano
mette in luce
sentimenti e debolezze
coglie e svela ogni
pensiero
con finissima
introspezione.
Dicono che le storie
d’amore tra persone di età differente, siano destinate a fallire in breve tempo
e si presume non abbiano prospettive future di alcun tipo ma io, della mia
Laila molto più grande di me, conservo ancora il ricordo, ed è il ricordo più
bello di tutta la mia vita.
Tutte le ragazze o
donne che ho immaginato di possedere o che ho avuto realmente nel corso della
mia esistenza, messe insieme, perderebbero nettamente il confronto con lei,
Laila, il mio sogno proibito, il mio desiderio peccaminoso, il diavolo vestito
d’innocenza, la malizia più sfrontata che si sposa con la tenerezza
più disarmante; colei
che detiene il potere ancestrale di unire in simbiosi inferno e paradiso,
angeli e demoni, fiamme e virtù.
Dicono inoltre che i
rapporti intimi consumati o vissuti in età troppo immature, possano segnare
negativamente e per sempre un essere umano; ma io, solo grazie alla vicinanza
del corpo di Laila, son diventato poi un artista creativo, una specie di
“alieno”, un sensitivo, profondissimo nella sensibilità e nello spirito. La sua
carica erotica, la sua potenza ammaliatrice meravigliosamente devastante, mi
hanno reso vivo nel corpo e ancor più nella mente. Dietro l’apparenza d’una
opprimente angoscia e della mia inguaribile solitudine, emerge prepotente un
flusso inarrestabile di energia vitale, indomabile e che non conosce limite.
Avevo compiuto da poco
quattordici anni quando lei senza preavviso prese possesso della mia vita come
una spada affilata conficcata dentro la mia tenera carne, fragile rivestimento
d’un corpo ancora impubere.
In quel tempo lontano,
ricordo adesso che ero sempre triste, a dispetto della mia giovanissima età.
Tremendamente malinconico ed introverso, solo e senza amici, possedevo però già
da allora in me, l’embrione di quello che sarei diventato dopo, crescendo, e
quel che è accaduto con Laila, non ha fatto altro che rendermi consapevole
della mia vera natura, quasi come se il destino me l’avesse mandata apposta per
affrettare i tempi di questa mia consapevolezza e per incitarmi a non
reprimerla facendomi del male, annullando me stesso.
Non avevo avuto una
ragazza fino a quel momento, non conoscevo ancora l’intensa emozione del primo
bacio, gli elettrizzanti brividi che scaturiscono dal contatto con un corpo
diverso dal mio che già avevo imparato a conoscere bene attraverso le mie
continue ed intime carezze solitarie.
Uno strano ragazzo ero
io, e forse in parte lo sono ancora, e chissà se è stato esclusivamente per
questo motivo che il destino, beffardo, a volte crudele, altre ironico, si è
premurato di far accadere gli eventi al momento giusto ed usando la persona
adatta affinchè i suoi disegni trovassero realizzazione, ennesimo copione di
uno strano ed incomprensibile teatro che è la vita, con i suoi attori
mascherati che si muovono come marionette appese a fili ingarbugliati, senza
identità e senz’anima, nel crudele gioco della vita e della morte, tra cause ed
effetti, credendo di operare secondo il proprio libero arbitrio ma in realtà
resi intelligentemente schiavi da qualcosa o qualcuno che nessuno conosce ed è
in grado di definire. La mia deliziosa ed accattivante Laila non era altro che
la figlia di questo destino e come tale doveva obbedirgli.
Ero seduto su una
panchina di “villa Dante”, uno spazio di verde molto grande situato nei pressi
del centro di Messina, la mia città. Potevano essere circa le 2 o forse le 3
del pomeriggio, non ricordo bene con esattezza ma era un orario nel quale a me
piaceva e piace ancora molto, uscire per camminare un pò per le strade. Ricordo
anche che era un giorno di primavera inoltrata con una temperatura abbastanza
mite ed un’aria fresca, gradevole da essere respirata. Vi era il sole, il cielo
si mostrava azzurro ed anche il verde del parco, l’ombra degli alberi col
sottofondo del cinguettio degli uccellini sul nido, in armonia con la serenità
della natura, sembravano richiamare alla vita e forse all’amore.
Mi trovavo in uno stato
di assoluta calma, quasi irreale, assorto in enigmatici pensieri, con la testa
tenuta fra le mani e lo sguardo assente rivolto fisso in giù verso il terreno,
cosparso di foglie. A prima vista, a chiunque fosse passato per caso di lì in
quel momento, potevo benissimo dare l’impressione di un ragazzino perdutamente
solo con i suoi pensieri ed in preda alla disperazione e allo sconforto più
cupo ed oscuro senza nessuna possibilità di salvezza, privo di qualunque via
d’uscita. Quell’atteggiamento però, paradossalmente, significava interiormente
per me, un modo di sentirmi che era esattamente l’opposto di quel che appariva;
era per la mia psiche, sinonimo di rilassatezza mentale e fisica, serviva a
tranquillizzarmi dentro, mi induceva alla meditazione, alla libertà creativa
dei pensieri.
Fu esattamente in
quello stato e proprio in quella posizione che mi vide Laila per la prima
volta.
Non so spiegarmi ancora
adesso il perchè si sia avvicinata a me non conoscendomi affatto e quali vere
intenzioni o motivazioni l’avessero spinta a farlo nè se oscuri e complicati
pensieri guidassero la sua mente. So però con certezza che lo fece, purtroppo o
per fortuna, e che da quel momento, tutta la mia vita cambiò radicalmente e
niente fu come prima: ero segnato ormai! L’uomo bambino che era già in me, è
stato partorito proprio in quell’attimo ed ha visto per la prima volta la luce,
per poi diventare , nel corso degli anni, quell’uomo “strano” e “misterioso”
che è adesso e che sono certo, rimarrà tale fino alla fine dei suoi giorni.
Sentii, mentre
continuavo ad essere immobile e pensieroso a testa in giù, una mano dolce,
carezzevole, vellutata, quasi serica accarezzarmi i capelli, avvertii la tenera
ed infantile rimembranza di quando, piccolissimo, mi trovavo impaurito fra le
braccia amorevoli di mia madre. Quella mano leggera e direi magica che giocava
spettinando e ricomponendo con cura la frangetta dei miei capelli, quasi come
fosse il tocco di un angelo, si accompagnava poi ad una voce suadente e persino
fiabesca, a tratti misteriosa, che contribuiva alla creazione di quell’insolito
incantesimo. Rimasi con gli occhi socchiusi per imprimere nella mia mente e nel
mio cuore quelle vibranti e intense sensazioni, del tutto inaspettate e mai
provate prima, senza la volontà di alzare minimamente lo sguardo nel tentativo
di scoprire la fonte di quel benessere, era come se avessi paura di svegliarmi
rovinando quel bellissimo sogno, un sogno che però poteva anche cominciare
nell’esatto momento in cui mi sarei risvegliato e forse si sarebbe rivelato
ancora più bello.
Fu lei e soltanto lei
però che interruppe quella magia sussurrandomi all’orecchio:
“Cosa c’è che non
va?”—”Perchè sei così triste?”—”Hai l’aria di chi ce l’ha col mondo intero,
vuoi parlarne con me?”
A quel punto,
d’istinto, alzai immediatamente gli occhi indirizzandoli su lei, cambiando
repentinamente posizione ed atteggiamento: mi trasformai infatti in un
ragazzino curioso ed attento assolutamente determinato a risolvere il suo
complicatissimo rebus mentre il mio sguardo, prima timido ed impaurito, ora,
incrociando il suo, si mostrava forte e penetrante come se fossi io l’adulto e
non lei.
Siamo rimasti entrambi
così: occhi negli occhi, sguardi che si scrutavano in silenzio, menti che
cercavano in tutti i modi di capirsi non conoscendosi ancora. E fu proprio
nell’incertezza e nell’incomprensione di quegli attimi, che io capii dentro di
me chiaramente che, più o meno consapevolmente, mi sarei consegnato
completamente a lei, alla sua forza seduttrice, al suo malizioso ed intrigante
gioco; avrei dato a quella misteriosa e sconosciuta ragazza, il mio corpo e la
mia anima, accettando tutte le possibili conseguenze di una simile ed
incondizionata resa, pronto a raccogliere poi tutto ciò che di bello o di
tenebroso sarebbe potuto accadermi.
Come un sesto senso
chiaro ed inconfondibile, capii che quella ragazza, molto più grande della mia
età, mi avrebbe trasportato con se’ in posti inesplorati, sconosciuti,
indefiniti, non compatibili con la ragione o con la morale ma, proprio per
questo, attraenti e ricchi di fascino dove la libertà dell’istinto e delle sensazioni
più intime dell’animo umano, non conoscono limiti, non sanno e non vogliono
fermarsi davanti a niente.
Quello che ricordo
ancora con meraviglia e tenerezza, è l’amore che io sentii subito per lei sin
dal primo sguardo, proprio come un ragazzino alla sua prima “cotta”, mi
innamorai perdutamente di Laila, nonostante l’enorme differenza d’età,
nonostante non sapessi nulla di lei; ma la magia, e insieme la purezza genuina
ed originaria di quel sentimento, non possono essere razionalizzati e giudicati
per nessun motivo al mondo, perchè in tutto ciò che sa di magia, non può
entrarvi il reale o la logica.
Ero fermamente convinto
che quella ragazza già donna potesse essere e diventare il mio primo amore e
quindi, conseguentemente, avrei avuto la possibilità di sperimentare e gustare
le emozioni uniche del primo bacio, delle prime intimità, dei primi piaceri
fino ad allora solo immaginati. Tutte queste meravigliose ed avvincenti
scoperte per un ragazzino ancora totalmente inesperto in quel campo quale ero
io allora, sentivo dovevano essere interamente affidate e subordinate alla sua
persona, adattissima e meritevole ai miei occhi del ruolo che avrebbe dovuto
adempiere; era quella sua straordinaria ed esplosiva figura di giovane donna a
darmi questa certezza, e ancora, il suo essere così splendidamente ambigua, un
pò angelo e un pò diavolo, dolce e glaciale, comprensiva e sfuggente, vicina
eppur mille anni luce lontana: amica, sorella maggiore, amante.
Non fui in grado di
rispondere con la voce a quelle sue prime domande che la facevano assomigliare
più a una poliziotta che a una fidanzata, la mia volontà nel farlo era
annientata dalla sua folgorante bellezza, rapita e vittima del suo misterioso
fascino. I suoi occhi, intriganti, indagatori, riuscivano ad emanare ugualmente
luce. Il suo corpo mi dava l’impressione di una potentissima calamita capace di
attirarmi col suo campo magnetico fortemente a sè a tal punto da dover
resistere con tutte le mie forze per non venire risucchiato da lei.
Mi chiedevo con una
certa insistenza senza per altro trovare risposte adeguate, il motivo per il
quale una ragazza così bella si potesse interessare ad un moccioso come me che
in fondo puzzava ancora di latte considerando il fatto che dimostravo circa
dodici anni e non ero affatto sviluppato da uomo; ero infatti molto più simile
ad un bambino, esile e con i caratteri sessuali non ancora delineati, e per di
più un ragazzino fino ad allora sempre solo e dimenticato da tutti che poteva
passare tranquillamente sotto le gambe degli adulti senza essere notato. Per
tutti questi motivi, per un attimo mi balenò nella mente confusa e
disorientata, predisposta sin da allora ad essere preda della fantasia,
l’ipotesi che lei non appartenesse al mondo reale e che fosse addirittura un
fantasma o facesse parte di un sogno, come una creatura immortale e senza
tempo, figlia di pura immaginazione. Ma era troppo vera, troppo seducente,
troppo carnale per essere stata inventata da me. Continuavo quindi ad
osservarla con una certa insistenza e notavo che lei non ne provava affatto
imbarazzo ma anzi, al contrario, si sentiva fiera di se’, si divertiva ad
essere scrutata in quel modo da un ragazzino, era esibizionista assai più di un
pavone che mostra le sue grazie. Guardavo con attenzione e curiosità tutto di
lei: i capelli lunghi fino alle spalle, ben pettinati, di colore nero intenso
come se fossero stati appena tinti ad arte dal parrucchiere per spiccare ancora
di più con quegli occhi celesti dentro i quali ci si poteva perdere tra cielo e
mare senza mai più ritrovarsi, in un contrasto di bellezza e fascino da lasciar
chiunque la osservasse, senza fiato e senza parole. Anche il suo fisico era
perfetto, tale da far invidia alla più sexy delle modelle, era alta, parecchio
più di me, con le forme giuste in ogni parte del corpo come se fossero state
scolpite appositamente per essere adattate a lei, dal più grande scultore di
tutti i tempi. E poi il suo profumo o il suo odore naturale, non saprei,
sembravano un tutt’uno: era così irresistibile che anche il più pudico e puro
dei maschi esistenti sulla terra, non avrebbe potuto resisterle, credo che
nessun uomo vivo potesse rinunciare a lei.
Indossava una camicetta
bianchissima come la sua carnagione, una gonna di jeans non troppo corta ed un
paio di scarpe da ginnastica anch’esse bianche.
Un look tipicamente da
teenager che ai miei occhi e non solo, aumentava di molto il suo potere
seduttivo che possedeva comunque anche nei gesti e nel modo di fare. Ma sarebbe
stata attraente ugualmente in qualunque modo si fosse vestita, anche da zingara
o da barbona
e specialmente nuda.
Vedendo che io non
parlavo affatto e che non avevo ancora risposto alle sue domande iniziali, mi
chiese educatamente il permesso di sedersi sulla panchina al mio fianco, ed
osservando il mio segno di assenso manifestato mimicamente col semplice
abbassamento del capo, lo fece immediatamente, in fondo era quel che voleva pur
di entrare in un rapporto di confidenza e di dialogo con me. Mi si sedette
accanto tirandosi i lunghi capelli indietro con le mani, portando il petto in
avanti, accavallando le gambe ed infine emettendo un breve ma intenso sospiro.
Non so cosa mi prese
nella mente e nel corpo in quell’attimo ma di certo fu qualcosa di veramente
incontrollabile e insieme sconvolgente: mi ritrovai col cuore che batteva
fortissimo all’impazzata, peggio di un tamburo, sembrava volesse scoppiarmi in
petto da un momento all’altro, ricordo che pensai subito ad un possibile
infarto. Ma era solo uno sconvolgimento naturale, generale però che
coinvolgeva, propagandosi a vista d’occhio, ogni parte del mio corpo.
Un’eccitazione di gran lunga superiore alla masturbazione o alla visione di
giornaletti pornografici o films a luce rossa, tutte sensazioni che avevo già
sperimentato in passato. Questa volta si trattava di molto più di una semplice
eccitazione, l’adrenalina era a mille, devastante, inebriante, il sangue
correva veloce e pareva bollire nelle vene, il respiro diveniva sempre più
affannoso, sembrava mi mancasse l’aria, un malessere totale e diffuso ovunque che
paradossalmente, aveva i connotati del piacere, non capivo più la differenza
fra lo stesso piacere e la sofferenza perchè in fondo si trattava anche di
sofferenza, non fosse altro perchè tutto il mio corpo nella sua totalità stava
reclamando ad altissima voce uno sbocco immediato, come se si trattasse di una
questione di vita o di morte, uno sbocco che io non potevo e non sapevo
dargli. In quegli attimi così unici e particolari, ho compreso il dramma dei
cosiddetti “maniaci sessuali” o delle donne “ninfomani” e che in fondo, maniaci
a causa del sesso, lo siamo un pò tutti se analizzassimo più obiettivamente e
senza falsi pudori la nostra situazione di esseri carnali. La cosa tragica e
comica al tempo stesso di quel periodo, consisteva nel fatto che dovevo cercare
di nascondere tutto il mio sconvolgimento interiore a Laila pur avendola
vicinissima. Ho messo una gamba sull’altra illudendomi ingenuamente di coprire
la mia erezione ma nulla potei fare per celare il rossore che appariva
nitidamente dipinto sulla mia faccia. In quel momento, la differenza d’età fra
me e lei non contava più nulla, era disintegrata, regnava soltanto il mio
giovanissimo corpo d’adolescente, esplosivo nei sensi per l’età ma soprattutto
per natura, specie la mia natura già così predisposta a simili sollecitazioni e
a picchi di altissimo livello.
Cercai di girarmi
dall’altro lato guardando in tutte le direzioni possibili ed immaginabili pur
di non incontrare il suo sguardo, ero ridicolo, commovente, tenero, con la
assurda presunzione di nascondere ad una donna che stava proprio al mio fianco
e molto più esperta di me, quello che nel corpo e nei miei pensieri provavo.
Non avevo l’esperienza e la maturità di comprendere che ad una donna se sei
furbo e sai recitare, puoi nasconderle tutto, tranne la reazione fisica che hai
nel desiderarla.
Non so cosa passasse
nella testa di Laila in quei momenti di evidente imbarazzo ed eccitazione per
me, non mi posi neanche il problema perchè ero troppo preso da quel veleno
dolce e logorante che mi scorreva nel sangue. Sicuramente però, nemmeno lei
doveva essere tranquilla, non poteva affatto esserlo a meno che quella
situazione riusciva ad analizzarla con occhi comici e non di disperazione,
quest’ottica le avrebbe assicurato una relativa calma e un certo controllo
anche su lei stessa. Forse, può anche darsi, che l’idea di avere accanto a lei
fisicamente, fin quasi a sfiorarla, un ragazzino alle prime esperienze e forse
del tutto vergine, la stimolasse emotivamente e sessualmente, scuotendola, ed
io capii per la prima volta in vita mia che l’incontro tra due persone
mentalmente libere e oserei dire “perverse”, riesce sempre a provocare una
miscela di adrenalina esplosiva, condannata senza appello dalla morale e dalla
chiesa ma incoraggiata senza limite dall’istinto.
Ho compreso anche il
micidiale potere che ha su di me “il fascino del proibito”, una scoperta che è
diventata “legge” per il resto della mia vita e che ha creato una dipendenza da
esso che non sono riuscito ancora a vincere nonostante abbia fatto ogni sforzo
possibile e ogni sorta di preghiera, continui disperati tentativi sempre
inutili ed incapaci di debellare questo mio invisibile amico-nemico,
evidentemente è talmente radicato nella mia psiche da essere più forte persino
della mia stessa volontà: è un dramma tutto umano e carnale quando il male,
individuato come tale, ha ancora presa su di te perchè reso immune dalla tua
inclinazione naturale, è come un nemico che per una vita intera ha convissuto
con te ingannandoti mentre tu con fiducia lo reputavi amico e che poi
improvvisamente e quando meno te lo aspetti, scopri essere il più cattivo dei
mali e tu, pur allontanandolo, non sei in grado di odiarlo come dovresti
proprio perchè senti che una parte di te, più o meno consistente, morirebbe con
lui se provassi a bruciarlo, purificandoti.
Ma se dovessi
analizzare oggettivamente e basandomi soltanto su come mi apparisse all’esterno
Laila, forse un pò superficialmente, a prima vista, l’impressione che mi
darebbe sarebbe quella che lei avesse dentro, una assoluta tranquillità. Ero
io, al contrario suo, ad essere un vulcano di idee confuse che si accavallavano
nella mente l’una sull’altra, miriadi di domande puntualmente senza risposte,
un’infinità di iniziative che morivano sul nascere senza alcuna realizzazione
pratica; qualunque psicanalista avrebbe trovato terreno fertile e materiale in
abbondanza per favorire i suoi studi, Laila ma soprattutto io, eravamo cavie da
laboratorio davvero perfette.
Restammo quindi
entrambi in silenzio, ciascuno aspettava che fosse l’altro a parlare ma nessuno
di noi due si decise a farlo. Non riesco a quantificare col tempo la durata di
quel silenzio, so solo che per me è sembrato non aver mai fine, un’eternità ma
il tempo è relativo quando ti trovi in uno stato di tensione emotiva o di
stress mentale quale era il mio.
Fu lei, la mia Laila,
che riprese in mano la situazione e a condurre quello strano gioco, e forse è
stato giusto così perchè era la più grande.
“Posso presentarmi,
vuoi?— Io mi chiamo Laila ed ho ventisei anni!— E tu, tu come ti chiami?—
Quanti anni hai?— Che classe frequenti a scuola?”
Io, del tutto
rassicurato da quei suoi gesti sempre dolci, convincenti, garbati che
denotavano educazione, rispetto, una grande attitudine in genere verso la
socializzazione, la sentii subito amica e complice, ricominciai a trovarmi a
mio agio, avevo fiducia in lei ed anche l’eccitazione sembrava essersi placata
come per miracolo, tanto che mi venne naturale risponderle:
“Piacere! Il mio nome è
Claudio ed ho quattordici anni compiuti da poco.— Sono in primo superiore”.
Ricordo che fui colpito
da quel suo nome che sembrava più adatto ad un personaggio dei cartoni animati
che a una ragazza, lo trovai alquanto buffo e strano ma non le dissi nulla per
delicatezza.
Così anche lei potè
sentire per la prima volta la mia voce.
“Sembri più piccolo”—
mi disse ancora lei sorridendo e facendomi intuire che la cosa non le
dispiacesse affatto.
“Sì, lo so!— Me lo
dicono tutti!— Ma ho tempo per crescere” —fu la mia risposta, semplice e
simpatica.
Quindi restammo
nuovamente in silenzio per un altro pò di tempo, a volte stare zitti ha più
valore di mille parole, accresce il mistero, crea poesia, serve a riflettere
per non commettere errori o passi falsi che potrebbero pregiudicare tutto
quello che di buono è stato costruito fino a quel punto.
Fu di nuovo lei a
riprendere l’iniziativa formulando altre intriganti domande:
“Hai la ragazza?”
“No!”— le risposi
deciso io.
“Come mai ?”— mi chiese
di nuovo lei ancora più incuriosita.
“Non lo so neanch’io,
non ho mai avuto una ragazza in tutta la mia vita, spero di trovarne qualcuna
che mi voglia prima di diventare vecchio!”— le dissi un pò sfiduciato ma con
sincerità.
Il fatto di scoprire
che non ero mai stato con una coetanea e conseguentemente neppure con una donna
e che quindi ero assolutamente vergine come terra di conquista da esplorare, la
colpì profondamente.
Lo avvertii dal suo
sguardo che si accese di colpo, una luce attraverso la quale captavo una
morbosa curiosità di approfondire questa nostra amicizia che già sul nascere
non era normale. Riuscivo altresì a comprendere che lei provava pure un intenso
desiderio di conoscermi meglio, desiderio che sarebbe stato sicuramente
legittimo e giustificabile se io ero un ragazzo di un’età simile alla sua ma che
risulterebbe apparentemente incomprensibile per chiunque l’avesse analizzato in
quel contesto.
Non capivo ancora bene
quale fosse il suo folle proposito nei miei riguardi oppure lo sapevo
perfettamente perchè ero un ragazzino molto sveglio ed intelligente malgrado
l’età, forse inconsciamente mi piaceva rimanere nel dubbio, lasciarmi del tutto
rapire da quell’alone di mistero che copriva ormai entrambi, per essere vittima
ed insieme attore principale di questo strano ed insolito film. Desideravo
poter scoprire la verità un poco alla volta per gustare meglio gli eventi,
soprattutto quando si trattava di situazioni così stuzzicanti e coinvolgenti,
capaci di avere presa su persone di qualsiasi età e quindi anche su un
ragazzino di quattordici anni che ne dimostrava a malapena dodici.
Laila continuò poi a
farmi altre domande semplici e scontate sulla mia famiglia, sui miei amici, sui
miei passatempi, i miei gusti musicali, sulla scuola ma senza mai entrare in
argomenti inerenti alla mia sfera intima specie nel campo sessuale, io
rispondevo a tutte le domande, sempre e con la massima sincerità.
Dopo essersi assicurata
che potevo tranquillamente rimanere fuori da casa almeno fino alle otto di
sera, come un fulmine a ciel sereno, mi chiese improvvisamente senza indugi,
frantumando quell’atmosfera di normale, sereno dialogo e servendosi di una voce
divenuta di colpo adulta, determinata, risoluta :
“Vuoi venire a casa
mia?”— Mi fai compagnia?— Non abito lontano da qui—Ho la macchina posteggiata
vicino alla villa, una panda rossa.— Abito da sola in un appartamentino piccolo
con due stanze, col mio fidanzato ci siamo lasciati per sempre, ora sono
libera, libera come l’aria, anzi come l’aquila, hai mai visto le aquile volare,
libere?”.
Mentre mi diceva
questo, avvertivo in lei una certa eccitazione che similmente era presente
anche in me, cercava di mostrare il più possibile sicurezza, mi dava invece
l’impressione di essere alquanto spaventata come se temesse di essersi spinta
oltre il limite fino a sconfinare là dove sarebbe stato difficile poi
controllarsi, faccia a faccia con il volto inquietante del rischio.
Ma il desiderio
crescente di ricevere al più presto una mia risposta, positiva o negativa che
fosse, le riede di nuovo forza e coraggio annullando quel germe di pentimento
che si stava affacciando in lei per riportarla alla ragione, quella della
logica, non della carne.
Io mi sentii venir meno
e il mio cuore riprese nuovamente ad accelerare il suo ritmo senza sosta, anche
a quattordici anni si può desiderare una donna e la passione che si accende non
si può indirizzare verso un’età specifica, la legge dei sensi va dove vuole e
tu hai solo da scegliere: o la reprimi o la segui! Ed io, in bilico, posto
esattamente al centro o per meglio dire sospeso tra queste due soluzioni, in un
primo tempo non sapevo proprio che fare, come comportarmi.
Cercai in quel
brevissimo tempo che Laila mi concedeva per rispondere, per quanto mi era
possibile in quella situazione di totale confusione e smarrimento mentale, di
riordinare in qualche modo le idee per poterle dare una risposta il più
possibile coerente con la mia volontà, ma non può esistere una scelta libera
dove vi è il richiamo dei sensi e per di più a soli quattordici anni. Di certo
riuscivo a comprendere che la desideravo o più semplicemente ne ero fortemente
attratto come forse anche lei inspiegabilmente lo era verso di me. Mi piaceva
tutto di lei, la differenza d’età, per me, non era affatto un problema. Pensavo
che se si fosse trattato di una mia coetanea, sarebbe stato sicuramente tutto
più facile, naturale e meno complicato ma mi rendevo conto al tempo stesso che
il desiderio non sarebbe stato così forte ed intenso, il solito e sempre
presente “fascino del proibito” si diverte ogni volta ad uscire alla scoperto
nei miei pensieri rivendicando il suo incontrastato potere su di me sin
dall’età di quattordici anni e ancor prima. Il desiderio di voler andare fino
in fondo a quella storia, la curiosità in parte fanciullesca di conoscere il
finale, di aprire quel cassetto che tutti ti dicono sin da piccolo di tenere
chiuso senza spiegarti il perchè, il timore di avere poi rimpianti per aver
perso un’occasione mai più ripetibile e altri motivi simili messi insieme, mi
spinsero in maniera decisa ad accettare il suo invito, del resto a quell’età
gli ormoni sono in tempesta, non li puoi controllare e dominare, basta un
nonnulla per farli esplodere, reprimerli ti fa stare peggio; è un pò come avere
una Ferrari e non sapere come guidarla e a chi ti offre la possibilità di farti
da istruttore di guida, chiunque esso sia, tu non puoi dire di no. E questo è
esattamente che quello che ho fatto io, prendendo in esame il dato che
avevo trovato una istruttrice di guida che era una vera “bomba” e conosceva
bene il suo mestiere. Certo ci poteva essere il rischio di correre troppo e di
essere vittima di un incidente stradale più o meno grave ma è sempre meglio
correre che star fermi, e poi non è affatto detto che si investa, basta usare
prudenza ed avere fortuna, quella è necessaria sempre in ogni campo della vita.
Così la mia voglia di sentirmi già grande ha trionfato contro l’idea di restare
chiuso nella bambagia e dissi un sì convinto a Laila.
Scaricare comunque
tutta la responsabilità di quella mia scelta soltanto a lei in quanto adulta,
sarebbe troppo semplicistico e sbagliato. Io ero assolutamente consapevole di
voler andarci, nessuna forma di costrizione se non la sola forza della
seduzione da parte sua ma ero totalmente libero di rifiutare. Ho detto sì
perchè era bella e mi piaceva, questa è la verità e basta, non esistevano altre
verità nascoste o pressioni subdole. Avevo già ben piantato nel mio DNA quel
germe che oggi, in età adulta, mi fa continuare ad essere quello che sono,
reclamando la totale libertà dei sensi, sbagliata o giusta che sia, diabolica o
naturale non saprei.
Laila si rivelò
entusiasta nell’udire la mia risposta positiva, neanche lei si aspettava una
determinazione così radicata in un ragazzino di quattordici anni ma,
evidentemente, il destino scopre le carte e ha il potere di far incontrare fra
loro persone giuste al momento giusto.
Spruzzava felicità da
tutti i pori ed ero felice anch’io per aver contribuito nel mio piccolo a
renderla gioiosa, ma eravamo più belli entrambi, merito della forza misteriosa,
pericolosa, dissacrante dell’eros ma pur sempre una forza, diamo a Cesare quel
che è di Cesare.
La mia Laila non perse
un solo attimo di tempo, si alzò di scatto dalla panchina con una strana luce
negli occhi che a me pareva persino fosforescente e mi afferrò la mano con la
sua invitandomi ad alzarmi, stringendomela così forte da incutermi un
improvviso brivido di paura, ma fu solo un lampo, un brevissimo lampo, come il
flash d’una macchina fotografica.
Lei camminava in fretta
avanti, io la seguivo un paio di metri distante da dietro, come quel padre
geloso che segue la propria figlia di nascosto e senza farsene accorgere,
mimetizzato sotto il cappello e coperto dall’impermeabile, magari persino col
giornale in mano, facendo finta di leggerlo e guardandola da dietro gli
occhiali scuri.
Vidi la sua panda color
rosso fuoco tipo le fiamme dell’inferno, era posteggiata poco distante da
quella villa proprio come mi aveva detto lei in precedenza. Era un’auto pulita,
ben tenuta tanto da sembrarmi appena uscita da un’officina per il lavaggio. Per
un attimo credetti che se le era fatta lavare in vista del nostro incontro
ma poi pensai subito che non era affatto possibile, a meno che non aveva il
dono di predire il futuro, ormai dopo quello che di strano mi stava accadendo
quel giorno, non escludevo più nessuna ipotesi, anche la più inverosimile.
Laila aprì lo
sportello, quello situato accanto al posto di guida e con estrema gentilezza mi
fece segno di entrare e di sedermi, io lo feci subito senza lasciarmi
minimamente pregare, chiuse in fretta lo sportello, aprì l’altro e si sedette
al volante e via più veloci della luce, si fa per dire perchè a Messina c’è
sempre traffico in ogni ora del giorno. L’odore suo inebriante, due gambe
splendide che non potevo fare a meno di notare con la coda dell’occhio mentre
guidava, e poi ancora il seno perfetto che s’intravedeva dalla camicetta e che
sembrava sollecitare la mia attenzione ad ogni suo movimento, i capelli che
ondeggiavano al vento man mano che l’auto prendeva velocità quasi come una
puledra in libertà nei campi, insomma tutto di lei stava cominciando a
procurarmi un’altra violenta ed incontrollabile eccitazione, nessuna ragazzina
della mia età mi aveva mai stimolato così tanto. No! Non si trattava di un
sogno o di una semplice fantasia erotica dove sarebbe bastato svegliarsi
dandosi un pizzicotto per ritornare alla normalità, no! Lei era vera,
straordinariamente vera, in carne e ossa, molta più carne che ossa. Ricordo che
per un attimo, pur di liberarmi col pensiero da quel dolce tormento, provai persino
con l’immaginazione a trasformarla in una vecchia racchia piena di lentiggini,
brufoli e cellulite ma fu uno sforzo vano perchè appena aprivo nuovamente gli
occhi e vedevo lei, lei e soltanto lei, nessun’altra immagine o figura creata
da me per contrastarla, riusciva a prendere il sopravvento su lei, la mia Laila
eclissava tutto e regnava sovrana, fuori e dentro di me.
Per un attimo credetti
persino di raggiungere l’orgasmo, lì sulla macchina, senza nessun contatto
fisico con lei ma semplicemente avendola vicino; per non sporcarmi e rovinare
tutto ancor prima di cominciare, cercai di distrarmi in tutti i modi possibili
ma tutti i miei pensieri ormai si affollavano su lei.
D’un tratto, mentre
guidava, mise la mano nella sua borsetta, tirò fuori un pacchetto di sigarette
e mi pregò di prenderne una e metterla nella sua bocca visto che lei era
impegnata nella guida. Cercai nella borsa l’accendino che doveva pur esserci da
qualche parte, lo trovai finalmente, e appoggiai la sigaretta in quelle sue sue
labbra morbide da baciare ma senza l’ombra di un rossetto, quel giorno era
completamente senza trucco, acqua e sapone e forse fu meglio per me perche non
avrei potuto resisterle se fosse stata truccata magari come una vamp o una
prostituta o un’attrice di film porno. Immaginai per un attimo come potesse
essere bella ed attraente se fosse stata truccata e fui colto da un altro
ennesimo brivido di eccitazione, fortunatamente, questa volta di breve durata.
Con le mani tremanti portai l’accendino vicino alle sue labbra e lei accese la
sigaretta spostando leggermente la faccia in avanti e sorridendomi con un
sorriso complice, come chi prometteva al più presto una ricompensa, riprese
quindi a guardare la strada. Avrei voluto chiederle il motivo per il quale in
quel giorno non fosse truccata e se amava farlo di solito ma poi un altro
pensiero mi convinse a stare zitto, non capivo neanch’io il perchè.
Arrivammo finalmente a
destinazione, avevamo impiegato circa una ventina di minuti. Abitava nella
parte sud della città, nella zona di San Filippo dove vi sono gli impianti
sportivi e lo stadio da poco costruito del Messina calcio.
Era un complesso con
una serie di case poste a schiera con un ampio posteggio numerato per lasciare
le auto ciascuna nel posto assegnato. Entrò con la macchina nello spazio a lei
consentito e scese per prima dalla vettura, prese la borsa e chiuse a chiave lo
sportello di guida. Io rimasi come paralizzato ad osservare il complesso di
case, i posti auto, l’ambiente circostante, una strana sensazione di confusione
mi si stava affacciando nella mente, troppo provata dai rapidi cambiamenti di
quel giorno e quindi non più tanto lucida.
“Sveglia “—mi disse
scuotendomi da quell’inaspettato torpore e mi fece cenno di scendere dall’auto,
chiuse a chiave anche l’altro sportello e si incamminò senza troppa fretta
verso casa, io come un automa o meglio ancora come un barboncino fedele, la
seguivo poco distante da lei. Laila appariva calma, serena, per nulla turbata
da quel che poteva avvenire tra di noi nell’intimità di casa sua e a tutte le
possibili incontrollabili conseguenze che sarebbero potute derivarne, vista
soprattutto la mia giovanissima età. Era come se ormai avesse la certezza di
tenere tutto sotto controllo e mi avesse tranquillamente in pugno, del resto
era la verità, qualunque cosa avesse voluto da me, l’avrebbe ottenuta con
estrema facilità, io gliel’avrei concessa, docilmente e senza condizione
alcuna; era un divertimento anche per me, non solo per lei, non v’era l’ombra
del sacrificio, eravamo responsabili e complici allo stesso livello malgrado
una fosse maggiorenne e l’altro minorenne, ero ragazzino lo so, ma non ero
affatto stupido nè handicappato ed anche se non l’avevo mai fatto e
probabilmente non sapevo neanche come si facesse, sapevo benissimo quello che
sarebbe potuto accadere e a cosa sarei eventualmente andato incontro. Fino ad
allora l’avevo visto fare solo nei film hard ma una cosa è vederlo, un’altra è
essere tu il protagonista assoluto, provare direttamente sulla tua pelle e con
una donna a fianco quelle emozioni. Non solo, ma non avevo mai visto fino a
quel giorno una donna vera nuda, neanche col binocolo.
In quel momento sentivo
che era giusto quello che stavo per fare perchè nel mio cuore credevo d’amarla
davvero e quindi mi sembrava un rapporto vero d’amore e non solo una relazione
di sesso occasionale. Questa convinzione non mi faceva vedere nulla di sporco
in tutto ciò ma anzi mi sembrava del tutto legittimo e naturale farlo con la
persona che amavo. Oggi sono fermamente convinto che anche quando tra due
individui ci sia apparentemente un rapporto di solo sesso, credo che esista
sempre all’interno di esso, in profondità, un meccanismo, un’affinità, una
sintonia mentale, un’attrazione reciproca che a mio giudizio non può prescindere
dall’amore vero e proprio e che è necessariamente riconducibile ad esso, varia
soltanto la forma d’espressione e l’intensità di questo sentimento. Spesso non
si ha il coraggio di ammetterlo neanche a se stessi perchè è molto più comodo
reprimerlo in nome di una libertà che in realtà non esiste affatto ma è solo
illusoria.
Erano, quelle case che
stavo osservando, tutte dello stesso colore, di uguale forma e della stessa
altezza, tre piani, fra l’altro Messina è un città ad alto rischio sismico per
cui la legge impone categoricamente di non superare i sei piani d’altezza.
Penso comunque che all’interno di esse, quelle abitazioni si diversificassero
fra loro per il numero di stanze. Laila, mi informò che abitava al secondo
piano e che avremmo risparmiato le scale prendendo l’ascensore che trovammo già
pronto per noi, come fosse nostro complice e non volesse farci perdere del
tempo prezioso.
Entrammo in esso e in
quei secondi che passammo lì dentro, io mi convincevo sempre di più di amarla.
L’amore che credevo di sentire per Laila in quel momento e dentro
quell’ascensore, era per me molto più importante di un possibile rapporto
sessuale fine a se stesso, io quella ragazza ero desideroso di sposarla quando
sarei diventato maggiorenne.
Arrivammo al secondo
piano, mi spiegò che la casa era in affitto e che il cognome che vedevo nella
targhetta della porta non era il suo ma della padrona di casa. Sapevo che si
era lasciata da poco col suo fidanzato e che non l’amava più, l’averlo sentito
direttamente dalla sua bocca quando eravamo seduti in quella villa, mi ha reso
felice, non avevo più nessun rivale in amore, niente sofferenze per gelosia,
lei poteva essere mia e soltanto mia. Avrei voluto chiederle informazioni circa
la sua famiglia, se avesse ancora un padre o una madre o li avesse persi
entrambi, se avesse fratelli o sorelle o fosse figlia unica, se lavorasse ed
eventualmente dove ed altre notizie di questo genere ma preferii tacere per non
sembrare invadente, comportandomi nell’identico modo di come avevo agito in macchina
e cioè non chiedendole se amasse truccarsi. Mi bastava sapere che era una donna
libera, senza figli e senza essere sposata e per di più con una casa tutta sua,
sia pure in affitto, tutto l’opposto rispetto a me che vivevo ancora alle
dipendenze dei miei genitori, sotto il loro tetto e che dovevo rientrare a casa
ad un certa ora pena severe punizioni fatte a fin di bene, si fa per dire.
A prima vista, aprendo
la porta, la casa appariva piccola ma ben tenuta, pulita, curata, ordinata,
persino profumata, sembrava un vero gioiellino, si notava subito la mano
esperta di una donna, l’ideale alcova d’amore per due piccioncini, io e lei in
questo caso.
Si recò in cucina, io
dietro come la sua ombra, il suo fantasma assecondandola in tutto ciò che
faceva, la fiducia verso lei aveva raggiunto punte altissime, mi fidavo ormai
ciecamente, la conoscevo solo da qualche ora ma mi sembrava di conoscerla da
sempre. La consideravo ormai un’amica vera, una ragazza assolutamente normale,
non scorgevo più nessun mistero nella sua personalità, nessuna forma di timore
verso di lei, soltanto quel suo nome Laila, lo reputavo ancora alquanto curioso
e particolare come quando me lo disse nella villa; ma di nomi strani, specie
stranieri, ve ne erano in giro a dosi elevate quindi il suo non mi sorprendeva
poi così tanto, e poi una persona originale come lei era giusto che portasse un
nome non comune, mi convinsi di questo.
Laila aprì il frigo,
prese una bottiglia d’acqua gelata, la versò in un bicchiere e la bevve tutta
d’un fiato, evidentemente doveva avere un gran sete malgrado non ci fosse un
caldo insopportabile ma forse era un altro tipo di sete la sua, chissà! Avrei
voluto sconsigliarle di bere acqua gelata perchè avrebbe potuto farle male allo
stomaco, io stesso non bevevo mai acqua dal frigo, ma ancora una volta preferii
rimanere con la bocca chiusa per non contrariarla. Mi chiese se anch’io avessi
sete e al mio “no grazie” non insistette più di tanto.
Poi tornò indietro e
chiuse a chiave la porta d’ingresso che aveva lasciato aperta prima, forse
perchè vinta dalla troppa sete. Fu quello il segnale della mia completa arresa
a lei e alle sue voglie, accettai senza esitazioni e senza proferire parola
alcuna, la sua ormai imminente seduzione.
Andò quindi decisa
nella camera da letto spalancando la relativa porta che prima appariva
socchiusa. Ricordo ancora adesso con un’emozione fortissima e con un brivido
sulla pelle, quello che provai nel vedere per la prima volta quella stanza. Mi
sembra di riviverlo oggi allo stesso modo di allora, con la stessa identica
intensità! Certe sensazioni, nella vita, non si potranno mai dimenticare. Se
avessi deciso di non seguire quella ragazza e di rimanere seduto da solo su
quella panchina in quella villa, non avrei potuto rivivere quelle splendide
emozioni e soprattutto non mi sarebbe stato possibile scrivere questa storia,
che, ci crediate o no, è assolutamente reale.
Bellissima, appariva
agli occhi miei, quella camera con quel lettino tenero e grazioso, il cuscino
morbido che sembrava quello di una principessa, alcuni pupazzetti come fosse
rimasta nel suo io ancora bambina. Tutto lì dentro sapeva di favola, di magia,
suggestivi i colori, particolare l’arredamento, ogni cosa denotava fantasia e
buon gusto, l’atmosfera era accomodante, idonea per qualsiasi rapporto intimo
d’affetto o altro. Ma la parte più importante di ciò che mi ruotava intorno,
era lei e soltanto lei, l’attrice principale, la mia sirenetta e forse regina,
la donna del grande amore, per la quale vivere e morire, il concentrato di tutti
i miei sogni e desideri, quelli più veri ed autentici ma anche anche i più
segreti ed inconfessabili. Quella sua camera da letto, piccola e tutta raccolta
in se’ stessa, era il palcoscenico ideale affinchè un ragazzino di quattordici
anni potesse finalmente giocare a fare l’eroe. Forse qualunque altro uomo,
indipendentemente dal condizionamento sociale o dalla propria morale, avrebbe
pagato qualsiasi prezzo pur di trovarsi lì al posto mio, da solo con quella
bellissima ragazza ma l’assurdo ed incomprensibile destino, forse per un colpo
di fortuna o chissà per quale altro arcano mistero, ha voluto che ci fossi io,
la persona forse meno indicata per coglierne il fascino, la poesia e
l’intensità di quell’attimo. Può darsi invece che la tenerezza disarmante dei
miei giovani anni, fosse l’ideale per conferire a quella particolare situazione
una carica emozionale incommensurabile ed irripetibile.
La mia Laila,
contrariamente ad ogni mia previsione, non si spogliò subito ma rimase
completamente vestità ne’ tentò in alcun modo di denudare me. Ai miei occhi
ragazzini però, appariva seducente e bellissima ugualmente, forse anche di più
di come avrebbe potuto sembrarmi se fosse stata nuda, ricordo bene che non
rimasi affatto deluso da quella sua decisione, io mi ero innamorato di lei
nella sua interezza, nuda o vestita per me avrebbe avuto lo stesso significato.
Il solo fatto di trovarmi lì nella sua camera da letto solo con lei, era per il
mio cuore motivo di gioia ed insieme di latente e prematuro orgoglio di maschio.
Poi, improvvisamente,
si sdraiò di colpo e a pancia in su, a peso morto sul letto, tenendo le braccia
allargate e protese da ambedue i lati come in atto di chi è stata appena
crocifissa, con la sola bocca leggermente aperta, lasciando intravedere una lingua
bellissima e pulsante di vita come fosse un piccolo serpentello e lei stessa la
mia Eva nell’Eden.
Mi fece cenno
dolcemente di sdraiarmi sopra di lei, lo chiese con grazia, attraverso un gesto
di totale rassicurazione ed insieme di conturbante complicità.
Dopo un attimo iniziale
di smarrimento da parte mia, sentendomi gratificato dall’interessamento di una
così bella donna verso di me che in fondo ero solo un ragazzino insignificante
e privo di esperienza, capii che era mio dovere non deluderla e non darle un
dispiacere e agii seguendo quello che mi aveva invitato a fare, lo feci con
estrema naturalezza e senza per nulla sforzarmi.
Mi distesi quindi su
lei e provai subito una situazione d’imbarazzo ed insieme di eccitazione, mai
infatti nel corso della mia breve vita, neanche con la sola immaginazione,
avevo preso in considerazione l’ipotesi di trovarmi realmente in una posizione
simile, col mio corpo schiacciato sopra quello di una donna. Fu un’emozione
intensissima per coinvolgimento emotivo e sconvolgimento dei sensi, intuii la
capacità della potenza erotica che è in grado di sprigionarsi nel momento in
cui si ha sotto il proprio corpo di maschio, quello di una donna. Anche se ci
si sforza di cogliere principalmente il lato spirituale e sentimentale del
rapporto che indubbiamente esiste anche, è la carnalità selvaggia ed animalesca
che prepotente esce fuori e ne prende inevitabilmente il sopravvento e questo
accade a qualunque età anche e in special modo a quattordici anni. Si dirà,
forse per luogo comune, che in quel contesto una donna stava soggiogando e
persino violentando un ragazzino incapace di comprendere e di difendersi ma io
giuro che non mi sentivo affatto violentato o indifeso anzi, al contrario, la
violenza l’avrei subita realmente se avessero tentato con forza di allontanarmi
da lei e da quel posto, sarebbe come se provassero a svegliarmi di colpo
interrompendo bruscamente un bellissimo sogno, facendomi ritornare tristemente
nella mia solita, monotona e senza senso, realtà di ragazzino. Allora sì che
sarei potuto rimanere segnato in negativo per tutto il resto della mia vita.
Ci guardammo per un bel
pò di tempo fissi negli occhi sempre restando fermi in quella posizione e senza
parlare. Mi sorpresi per la naturalezza mediante la quale riuscivo
tranquillamente a sostenere il suo sguardo pur essendo così vicino a lei con i
miei occhi che quasi toccavano i suoi. Lo trovai alquanto strano perchè la mia
innata timidezza mi impediva spesso di fissare a lungo negli occhi qualunque
interlocutore, specie una ragazza ma evidentemente con lei tutto era diverso,
Laila era la donna della mia vita e con la sua presenza crollava ogni mia
timidezza, era abbattuto l’incrollabile muro del tabù e delle inibizioni, mi
sentivo perfettamente a mio agio. Non posso far altro che riconoscere con la
mente adulta e più matura, si fa per dire, di adesso che il merito di quel mio
stare bene è sicuramente da attribuire a lei. Quella ragazza era riuscita,
secondo me senza trappole o schemi preordinati, ad acquistare la mia fiducia, e
lo ha fatto con estrema naturalezza e spontaneità, semplicemente mostrandosi
per quello che era, esprimendo liberamente ciò che voleva senza maschere di
ipocrisia o doppi fini di convenienza. Lei mi ha dato una grande lezione di
vita con stile e garbo, in questa società di oggi dove tutto è affare,
convenienza od opportunismo e nessuno fa niente per niente.
Poi Laila mi sussurrò
all’orecchio continuando a guardarmi dentro gli occhi:
“Fa’ di me quello che
vuoi! Tutto quello che ti senti di fare, liberamente, lasciati andare ma non
fare nulla di ciò che non vuoi, se preferisci puoi spogliarmi, accarezzarmi
dove e come vuoi tu!”
E fu così che io,
timido ed introverso ragazzino, da una condizione di schiavo di quella
situazione come lo ero fino a pochi istanti prima, mi trasformai
improvvisamente in assoluto padrone ed arbitro della situazione medesima.
Io che non avevo mai
avuto nessun contatto fisico con l’altro sesso sino ad allora, ecco che mi
ritrovavo tra le mani e tutto in una volta, il massimo che un ragazzino potesse
avere e desiderare, scherzi del destino? Non lo sapevo neanch’io nè mi ponevo
il problema, impegnato e preso com’ero da quei momenti indimenticabili che
capitano una sola volta nella vita e mai più.
Come un bambino che
trova in regalo dinanzi a se’ un’infinità di giocattoli uno più bello
dell’altro e felice ed emozionato non sa quale usare per primo nei suoi giochi,
così mi sentivo io che volevo ma non sapevo come fare per iniziare e con quale
mossa cominciare.
Lei, sicuramente molto
più esperta di me, sorprendentemente non prese la benchè minima iniziativa,
restando del tutto passiva, attendendo ma non osando, pur desiderandomi almeno
quanto io desideravo lei, se non di più.
Forse la mia età troppo
giovane la induceva ad avere prudenza e a comportarsi in quel modo o forse era
solo questione di rispetto, di educazione, di altruismo, tutte doti che
possedeva innati in lei, a farla reagire in quel modo.
Finalmente il mio
istinto si lasciò guidare dal cuore e decise di compiere il gesto più dolce,
tenero e commovente che esista al mondo, meraviglioso preludio di ogni rapporto
d’amore: il bacio. L’amore autentico che credevo di sentire nei suoi confronti,
la voglia di vincere a tutti i costi la paura di non sapere come baciare, il
desiderio e la curiosità di provare a farlo per la prima volta e con la persona
giusta che comprenda e non giudichi possibili miei immaturi sbagli nel
compierlo, mi spinsero ad avvicinare le mie labbra alle sue.
Capii in quel momento
che dovevo tirare fuori la lingua e strofinarla alla sua, proprio come avevo
visto fare tante volte nei films d’amore e non solo, era indispensabile per
sentire più vicina la persona che ami. Anche in questo caso trovo straordinario
il fatto che Laila continuò a recitare il ruolo passivo di chi cercava solo di
assecondare i miei desideri senza mai avere la pretesa di essere e fare la mia
insegnante nonostante avesse tutte le qualità e le capacità per farlo,
evidentemente il rispetto verso di me era incredibilmente illimitato.
Anche nel contatto
delle lingue notavo che lei si limitava, anche se con moltissima passione e
trasporto, a seguire i movimenti della mia lingua contro la sua, senza metterci
nulla della sua arte amatoria che doveva avere, eccome! Sembrava una ragazzina,
come se stesse provando anche lei la magia del primo bacio.
Oggi, ripensando a
tutto questo, non posso che confermare la grande ammirazione che conservo
sempre nel cuore per lei, una ragazza bella, libera, disinibita, educata,
pulita, intelligente e con mille e mille altre qualità che avrebbero bisogno di
parecchi fogli di carta per poterle elencare. Mi son chiesto spesso se con un
uomo della sua età, si sarebbe comportata allo stesso modo, una domanda
assillante alla quale non potrò mai dare una esatta risposta.
Quel mio primo bacio si rivelò lungo e appassionato come
non mai, regalandomi sensazioni troppo intense per poterle anche solo
descrivere a parole, non le si darebbe infatti giustizia, certe emozioni vanno
vissute realmente in prima persona e basta, solo allora ci si può rendere conto
della loro straordinaria intensità. Quello che più mi sorprese di quell’atto fu
la capacità che esso possedeva nel coinvolgere in maniera totale ed
elettrizzante ogni minuscola parte del mio corpo senza escluderne nessuna, ogni
particella, ogni molecola, ogni atomo di me vibrava, partecipava a
quell’iniziazione, a quel rito d’amore come il coro di un orchestra che cantava
note di armonico piacere. E pensare che qualcuno chiama ancora “fornicazione”
quell’attimo di intenso piacere che il nostro corpo attraverso la creazione
della natura madre, ci vuol offrire; c’è tanto, troppo odio e sofferenza nel
mondo, mi chiedo perchè condannare anche un atto d’amore o di sesso, è pur
sempre un’emozione, dove sta il male? Perchè lo si deve trovare per forza e
ovunque anche nell’unico posto dove non c’è.
La cosa curiosa e
comica, consisteva nel fatto che il semplice baciarsi sia pur appassionato,
alla “francese” come si definisce di solito, per me equivaleva ad un rapporto
sessuale vero e proprio, era talmente intensa e dolcemente violenta l’emozione
che provavo in tutto il mio essere che non potevo assolutamente concepire
un’emozione ancora più forte tipo quella che scaturirebbe inevitabilmente da un
rapporto sessuale completo. La mia mente infatti non era in grado di formulare,
accettare o concepire anche la sola idea, il solo pensiero che potesse esistere
un piacere più intenso di quello che stavo provando nel baciare Laila.
Sentivo il cuore
esplodermi in petto, tutto il mio sangue rimescolarsi nelle vene, una tempesta
erotica di gran lunga superiore al piacere provato in tutte le mie
masturbazioni solitarie fatte in precedenza e messe tutte insieme. Dovevo
esplodere, proprio come una bottiglia di spumante smossa furiosamente, non feci
più alcuna resistenza nel tentativo di oppormi, non ero nelle capacità di
poterlo fare pur volendolo, e raggiunsi, sempre baciandola, un orgasmo
intensissimo e lunghissimo che sembrava non finire mai malgrado la mia giovane
età, ma era davvero troppa la tensione accumulata in quel giorno. Lo raggiunsi
accompagnandolo con un dolce lamento a metà tra un urlo e un sospiro e mi
sentii subito bagnato nelle mie parti intime ma senza viverlo come un dramma o
con sensi di colpa ma come una conseguensa del tutto naturale ed indispensabile.
Lei ovviamente si rese
conto di tutto quel che mi stava capitando da subito e contribuiva con
l’intensità del bacio ad indirizzare il mio dolce e vibrante cammino verso
l’orgasmo, ruotando la sua lingua più velocemente in prossimità di esso, in
perfetta sintonia con i movimenti della mia, staccando la sua bocca dalla mia
bocca solo dopo che io, dopo aver raggiunto l’orgasmo e volontariamente, avevo
smesso di baciarla.
Venni in questo modo,
del tutto originale e prematuro ma non per questo meno bello e coinvolgente.
Godetti senza nemmeno averla spogliata, senza neanche aver sfiorato il suo
corpo con un solo dito e senza che mi facesse la benchè minima carezza, sembra
tutto così finto ed incredibile analizzato con gli occhi di adesso!
Dopo aver raggiunto
quell’estasi, istintivamente sentii forte il bisogno di restare sdraiato su di
lei, con il capo chinato da un lato appoggiato tra i suoi seni e gli occhi
chiusi, sentivo il bisogno di dormire, di rimanere più a lungo possibile in
quel modo assaporando la quiete di quegli istanti successivi all’eccitazione.
Anche questa volta, e non poteva essere altrimenti, lei pazientemente e con
amore assecondò in pieno questo mio desiderio, facendo prevalere la mia volontà
rispetto alla sua voglia erotica che era rimasta inappagata. Fino all’ultimo
istante Laila mi dimostrò la sua grandezza interiore, la sua comprensione, la
sua dolcezza.
Prima di chiudere gli
occhi e di addormentarmi sul suo corpo inerme, trovai la forza per dirle
soltanto queste semplici parole ma dettate dal profondo del mio cuore:
“Ti amo Laila! Vuoi
sposarmi?”
Lei sorrise e dopo mi
rispose:
“Sì, quando sarai più
grande”.
Chiusi gli occhi felice e mi
addormentai con la sua mano fra i capelli.

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